Fuocoammare continua la corsa agli Oscar: il mondo non vuole più muri
Cultura | 11 dicembre 2016
Vincono i migranti di FUOCOAMMARE di Gianfranco Rosi e la commedia amara di Maren Aden VI PRESENTO TONI ERDMANN che 'sbancà. Non solo è infatti il miglior film europeo agli Efa 2016, ma ottiene ben altri quattro premi tutti importanti, cinque riconoscimenti su cinque candidature.
«Abbiamo costruito un mondo pieno di muri, violenza e intolleranza in cui non vengono riconosciuti i diritti umani. È passato tempo, ma questi migranti continuano a venire dal mare a chiedere il nostro aiuto. Questo premio vuole abbattere queste barriere tra noi e loro. E questo con un’Europa che non fa il suo dovere». Con questo parole un commosso Rosi riceve nella città polacca di Wroclaw il premio come miglior documentario andato al suo FUOCOAMMARE, assegnatogli alla 29/a edizione degli European Film Awards. Ancora un risultato vincente per il documentario che, dopo l’Orso d’Oro a Berlino, è appena entrato nella shortlist agli Academy Awards con quest’opera che racconta una Lampedusa, frontiera d’Europa, tra immigrazione e solidarietà.
Ma il vero vincitore di questa edizione, segnata come sempre da un’anima politica, è stata la commedia-amara VI PRESENTO TONI ERDMANN, della regista tedesca Maren Aden già passata a Cannes senza conquistare nulla. Una storia di un’educazione alla vita da parte di un padre 'clown' verso una figlia troppo depressa che ha dato alla Aden, oltre la vittoria come miglior film, anche il premio come miglior regista, sceneggiatrice e la doppietta con gli attori: premio miglior attore a Peter Simonischek e miglior attrice Sandra Huller. Una vittoria, quest’ultima, nella stessa categoria della nostra Valeria Bruni Tedeschi, che era in corsa per l’Italia con LA PAZZA GIOIA di Paolo Virzì.
Commozione per il premio onorario ad Andrzej Wajda, presentato da Wim Wenders, che ha detto del regista polacco scomparso nell’ottobre scorso: «Ha fatto film per 65 anni, una prova della sua tenacia. Un premio che non va solo al tuo lavoro - dice Wenders come rivolgendosi a Wajda -, ma per ciò che hai rappresentato, per il tuo senso di responsabilità, per la tua coscienza morale e questo attraverso difficoltà personali e storiche».
Miglior Film d’animazione europeo è risultato LA MIA VITA DA ZUCCHINA di Claude Barras mentre miglior commedia Europea è per il 2016 a A MAN CALLED OVE di Hannes Holm.
La cerimonia si è svolta nel supermoderno National Forum of Music (NFM) di Wroclaw progettato da Kuryowicz & Associates con la conduzione disinvolta di Maciej Stuhr.
«C'è negli Usa ormai una reale identificazione tra la frontiera del deserto messicano e il Mediterraneo che attraversano i nostri migranti per approdare a Lampedusa. Vedono ormai Fuocoammare in modo universale. E questo anche grazie a Trump che ha creato un timore a livello politico e minaccia di erigere muri». Così ieri notte, a caldo, Gianfranco Rosi parla a Wroclaw (Polonia) del suo film che ha appena conquistato il premio come miglior documentario alla 29/a edizione degli EFA (European Film Awards).
E ancora il regista, che con questo documentario ha già vinto l'Orso d’oro a Berlino ed è appena entrato nella shortlist degli Academy Awards, sottolinea di avere «pochissima speranza nel futuro. In Europa la destra cresce e c'è un’assenza totale di politica verso il problema dei migranti. L’unica politica è quella di erigere barriere».
Reduce da un viaggio negli Stati Uniti per promuovere la corsa agli Oscar del suo Fuocoammare, Rosi racconta di aver "incontrato tanta gente in America e la cosa più commovente è quando ci sono persone che, uscite dalla proiezione, ti chiedono: 'e io che posso fare per aiutare perché questo non accada più?'».
La corsa per gli Oscar non sarà facile per Fuocoammare, nonostante l’identificazione con la frontiera messicana: «Ci sono quest’anno molti bei film in corsa. Penso a titoli come 'O.J: Made in Americà e 'Cameraperson'». Mentre Rosi glissa, con diplomazia, sulla polemica sollevata da Paolo Sorrentino che aveva contestato la designazione italiana di Fuocoammare agli Oscar: «Sorrentino magari ha ragione. Ancora non sappiamo cosa succederà, bisogna vedere se Fuocoammare entra nella shortlist ristretta (per ora è solo in una preselezione che comprende 15 lavori, ndr)».
Nel futuro di Gianfranco Rosi ancora un documentario: «Ho già un’idea, ma non la dico, altrimenti rovino tutto. Quello che è sicuro è che non girerò in Italia».
Dedica di questa ennesima vittoria? «Sicuramente a Lampedusa e alla sua gente che mi manca molto».
L’incontro con Rosi si chiude con una sua telefonata notturna a Pietro Bartolo, il gentile medico di Lampedusa che ha salvato e accolto tanti migranti: «Pietrino è andata bene - dice il regista -: abbiamo vinto».
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