Fuga letale verso l'Europa, troppi naufragi ignorati nel Canale di Sicilia

Società | 3 luglio 2021
Condividi su WhatsApp Twitter

 Dopo la strage delle donne nel  naufragio di martedì scorso tra Lampedusa e l’isolotto di  Lampione, ancora tragedie nel mare che separa le coste africane  da quelle italiane. Al largo della Tunisia si contano almeno 43  persone annegate mentre tentavano l’attraversamento, mentre  sulla spiaggia di Zawiya, in Libia, sono stati ritrovati 14  cadaveri di migranti, tra i quali una donna ed un bambino.

 Cresce dunque il bilancio delle vittime dei viaggi della  speranza: sono quasi 800 nel 2021. Secondo il comandante  generale della Guardia di finanza, ammiraglio Giovanni  Pettorino, «noi dovremmo evitare che queste imbarcazioni  fatiscenti al limite della galleggiabilità, senza la conduzione  di uomini di mare e senza  dotazioni di sicurezza si avventurino in mare. I viaggi di  questo genere non possono che portare a lutti o a dolori ed è  per questo che il problema andrà e va risolto a terra, là dove  queste persone partono».

 Con quelli di oggi gli arrivi in Italia nel 2021 hanno  superato quota 21mila, il triplo di quelli registrati nel primo  semestre dello scorso anno: bengalesi (3.332) e tunisini (2.974)  le nazionalità più rappresentate.

 A comunicare i numeri del naufragio al largo delle coste  tunisine di Zarzis è stata la Mezzaluna rossa. La barca era  partita da Zuwara, costa nord-occidentale della Libia, con a  bordo persone provenienti da Egitto, Sudan, Eritrea e  Bangladesh. I sopravvissuti sono 84 ed osserveranno un periodo  di quarantena nei vari centri di accoglienza di Medenine, nel  sud del Paese, dove le strutture sono già piene. Dalla vicina  Libia non arrivano notizie migliori, con il ritrovamento dei 14  corpi in spiaggia. Si tratta, avverte la portavoce dell’Oim Safa  Msehli, «di un triste monito per ricordare che molte persone  annegano nel Mediterraneo in naufragi invisibili, in assenza di  un’efficace e responsabile ricerca e soccorso di Stato».

 E sono tante in questi giorni - complice il mare favorevole -  le partenze da Libia e Tunisia. A Lampedusa oggi sono arrivati -  su 8 diverse imbarcazioni - 252 migranti. Nelle acque  dell’isola, intanto, sono state sospese dopo 4 giorni le  ricerche di eventuali superstiti del naufragio di martedì. La  Procura di Agrigento, che indaga sul caso, vuole provare a  raggiungere il relitto naufragato con un robottino per appurare  se i 9 dispersi sono rimasti impigliati all’interno  dell’imbarcazione.

 Nel Canale di Sicilia in questo momento è presente una sola  nave umanitaria, la Ocean Viking di Sos Mediterranee, che ha a  bordo 44 persone salvate nei giorni scorsi al largo della Libia.

 Il fermo amministrativo è stato disposto oggi per la Geo Barents  di Medici senza frontiere, dopo un’ispezione della Guardia  costiera nel porto di Augusta che ha riscontrato 22 carenze,  alcune delle quali possono «compromettere non solo la sicurezza  degli equipaggi, ma anche delle stesse persone che sono state e  che potrebbero, in futuro, essere recuperate a bordo, nel corso  del servizio di assistenza svolto». Non ci sta la ong, che  accusa: «è la tredicesima volta in 3 anni che l’Italia blocca  navi umanitarie. Faremo tutto il possibile per tornare in mare  a salvare vite. Siamo di fronte a un’evidente realtà: mentre le  navi umanitarie delle ong sono bloccate, molte persone  continuano a morire nel Mediterraneo».

 Infine, sulla vicenda degli spari di una motovedetta della  Guardia costiera libica contro un’imbarcazione di migranti  documentata dall’aereo di Sea Watch la ong ha presentato alla  procura di Agrigento una denuncia per tentata strage in mare. E  Oxfam denuncia che nel 2021 il Governo ha stanziato 500mila euro  in più per sostenere l’attività della Guardia costiera libica,  per un totale di 32,6 milioni di euro spesi dal 2017. 



Ultimi articoli

« Articoli precedenti