Fondi Ue, corsa contro il tempo per non perdere 460 milioni di euro

Economia | 5 agosto 2019
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La Sicilia dovrà certificare entro il prossimo 31 dicembre la spesa di 387,5 milioni di euro per il FESR e di 67,6 per il FSE, se vorrà evitare il disimpegno automatico delle risorse dei fondi europei di sviluppo ed investimento. Lo si evince dai dati presentati dall'Agenzia della Coesione al Comitato di monitoraggio che si è svolto a Roma lo scorso 11 luglio. In quella riunione furono sottoposti all'attenzione dei partecipanti l'avanzamento dei fondi SIE al 30 aprile 2019 e la spesa certificata al 30 giugno, ora ripresa in un articolo del “Sole 24 ore”. 

Per quanto riguarda il fondo di sviluppo regionale (che vale 4.473 miliardi di euro nel settennio di programmazione 2014-2020) la spesa certificata è pari a 734,2 milioni mentre il target N+3 (cioè la somma che deve essere spesa entro tre anni dalla data in cui è stata impegnata, è pari ad un miliardo e 121 milioni di euro; insomma va ancora certificata la spesa del 34,6% dell'obiettivo pari a 387,5 milioni di euro. Il fondo sociale europeo (820,1 milioni nel settennio) ha certificato spese per 121,2 milioni e dovrà certificarne altri 67,6; in questo caso la somma residua è pari al 35,8% del target. 

Sono cifre che inducono a qualche preoccupazione se li si confronta con quelli delle altre regioni a ritardo di sviluppo: se infatti nel FESR il cucchiaio di legno tocca alla Campania che deve certificare il 36.4% (ma è molto avanti nella spesa FSE dove ha già rendicontato il 76,4%), meglio vanno Calabria (29,2%) e Puglia (29,8%) Brilla per efficienza la Basilicata che ha già raggiunto il target previsto per il FESR e si attesta al 31,1% da spendere per il FSE. Dei 3,24 miliardi che l'Italia dovrà spendere entro l'anno, ben 455,1 milioni sono a carico della Sicilia, il 13,7% del totale sono a carico della nostra regione. Non è poco, anche se siamo per fortuna lontani dal disastro di qualche programma operativo nazionale, come per esempio il PON “Inclusione” del FSE che sarà costretto a rendicontare addirittura il 64,8% della spesa.

 Non sarà in ogni caso una passeggiata di salute. Per quanto riguarda invece il FEASR (sviluppo rurale), la nostra regione al 30 aprile aveva speso 623,1 milioni di euro su 2.184 di spesa programmata; la percentuale di realizzo è pari al 77,2%, mentre la spesa da certificare entro la fine dell'anno in corso per evitare disimpegni ammonta a 202, 388 milioni di cui 122,445 di quota FEASR Dalla riunione di luglio sono emerse alcune utili indicazioni atte a consentire alle regioni ed ai programmi operativi nazionali di accelerare e rendere più efficace la spesa In particolare per ciò che attiene alle Proposte di semplificazione dell' Accordo di programma (AdP) si punta alla revisione del limite del 10% delle risorse FESR (OT7) destinate alla modalità stradale. Per le ferrovie invece si prevede l'ampliamento della possibilità di finanziare interventi sul PON Infrastrutture e Reti e sui POR delle Regioni interessate. Inoltre gli interventi di bonifica da amianto non saranno limitati a siti industriali inquinati ma estesi anche agli edifici pubblici (OT6). Rispetto all'efficienza energetica nell’edilizia residenziale pubblica sarà garantita la rimozione del vincolo di riutilizzo dei risparmi in bolletta a copertura di ulteriori investimenti di efficientamento .

La Sicilia è molto interessata ai grandi progetti ferroviari: nella documentazione presentata alla riunione del Comitato sono confermati il raddoppio della Palermo-Messina nella tratta Fiumetorto-Ogliastrillo, il passante ferroviario di Palermo nella tratta La Malfa/ES-Carini (tratta C), la Messina-Siracusa nella quota finanziata dal PON Infrastrutture e trasporti. Nel POR FESR Progetti ferroviari son previsti altri rilevanti progetti ferroviari: la tratta Notarbartolo -La Malfa (tratta B) del passante ferroviario di Palermo e la Circumetnea di Catania per la tratta Stesicoro-Aeroporto. Tuttavia lo stato di avanzamento di questi grandi progetti appare molto in ritardo: per l'insieme di quelli previsti dal PON i pagamenti ammontano ad appena 410 milioni. Sono progetti da lungo tempo presenti nei documenti di programmazione nazionali e regionali, ma il cui stato di avanzamento continua ad essere lentissimo, quando addirittura essi non sono stati utilizzati, con la tecnica dei “progetti coerenti” per colmare le deficienze della spesa del programma operativo regionale. 

I dati drammatici del recentissimo Rapporto Svimez 2019 dimostrano ancora una volta che le politiche nazionali per il Mezzogiorno non hanno saputo cogliere la finestra di crescita che si era aperta nel triennio 2015.-2017 ed hanno condannato le regioni meridionali a riprecipitare nella recessione. Sono mancati gli investimenti pubblici: nel 2018 sono stati investiti nel Sud 102 euro pro capite contro 278 nel Centro Nord. Peggio, si è pensato di utilizzare gli investimenti europei in sostituzione delle risorse pubbliche nazionali che venivano sottratte, tranne poi a scaricare la responsabilità della mancata spesa sulle classi dirigenti delle regioni del Sud, che certamente hanno fatto poco e male ma si sono trovate a fare i conti con un governo che ha consegnato il Sud all'assistenza con una norma sul reddito di cittadinanza mal concepita e peggio attuata e che si appresta a consentire, con le intese sull'autonomia differenziata, la “secessione dei ricchi”.

 Ogni tanto il presidente Musumeci, alla guida di un governo regionale che fa rimpiangere perfino Crocetta, ci racconta i suoi sogni, dal ponte sullo stretto al piano Marshall per la Sicilia. Si interrogherà, prima o poi, su come ridare slancio ad una macchina regionale che non riesce neanche a spendere i soldi che ha a disposizione? 

 di Franco Garufi

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