Foll(i)a al Castello in puro stile dadaista. O puro cabaret

Cultura | 1 aprile 2022
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Tutti invitati al castello per una grande, folle festa; ci sono gli invitati un po’ perplessi e sorpresi da tanto sfarzo: caramelle e dolci purgativi per dessert e champagne fatto con le cartine da bere in preziose coppe di vera plastica. Poi ci sono i camerieri: una servetta spagnola, ole! Che parla a ritmo di flamenco, un cameriere francese molto poetico che gorgheggia pezzi di Edith Piaf, una cuoca sarda un po’ arruffona e volgare ed un cameriere latino con tanto di elmo romano. Poi c’è Miss Issipì, la bella del castello, amante frugale del famoso Barone di Zeta; zeta come zotico, zeta come zaffiro, zeta come “zerata”, zeta come “omizidio” zeta come “zilenzio”, mosca… Lo stesso Barone riappare alla fine in multiforme aspetto nelle vesti di ballerino, di latin lover, di amante inossidabile e di marito in fuga. Non poteva mancare infine la padrona di casa, la splendida Baronesse di Zeta con il suo valzer desueto e naturalmente non poteva mancare in questa “follia al castello” la presenza di un detective russofono non meglio identificato che si trova già sul posto ad apertura di sipario, perché all’inconsueto orario delle “25,15” avverrà proprio nello splendido e cadente castello un orribile delitto per appuntamento: tutto previsto naturalmente e tutto inevitabile, la domanda che resta da fare rimane soltanto questa: “crimine o suicidio, suicidio o crimine”? Il detective Dubois soprannominato Dupont a causa della sua somiglianza con il celebre poliziotto Smith riuscirà a districare la complicata matassa con i suoi prezzi “moderati”? Nel frattempo, tra valzer desueti, movenze rock, trio Lescano, spogliarelli e drammi grotteschi la serata si avvierà verso il proprio, inevitabile epilogo.
Una serata di teatro o di puro intrattenimento? Di cabaret o di performance dadaista? Vorticosamente, tra una gags e l’altra, tra il coinvolgimento del pubblico per risolvere l’annoso problema: crimine o suicidio? Tra la tentata fuga dal porto di Brest del Barone di Zeta con la sua esuberante amante Miss Issipì, tra la ricomparsa del medesimo Barone con tanto di inseguimento di assegno bancario recato da un piccione viaggiatore, la serata quasi “ dadaista” si conclude con la declamazione di alcune parti del Secondo Manifesto del signor Antypirin di Francis Picabia e con la ricomparsa, dopo un’improvvisa ed inaspettata sorpresa scenica, del Barone di Zeta che partecipa a sua volta al finale vorticoso a ritmo di un forsennato rock.
Gli attori Alessandro Gambino – detective Dubois soprannominato Dupont, cameriere francese, cameriere latino e Barone di Zeta - , Barbara Cracchiolo - Baronessa di Zeta e cameriera sarda – e Lina Giuffrida – cameriera spagnola e Miss Issipì -, vi aspettano al Teatro Fellini di via Enna 26 a partite da Venerdì 1 Aprile ( ore 21.00), con repliche sabato 2 Aprile ( ore 18.00 e ore 21.00) e domenica 3 Aprile ( ore 18.00). Lo spettacolo, prodotto dal Nuovo Teatro Gamma di Catania su elementi scenici curati da Bernardo Perrone e costumi di Jole De Holland, è una messinscena curata dal regista Gianni Scuto che nella sua inesauribile ricerca sulla cultura francese, oggi affronta il teatro dell’assurdo, le farse metafisiche e surrealiste e il dadaismo, tutti movimenti letterari, teatrali, cinematografici e socio-politici che hanno segnato in maniera indelebile tutta la cultura, la pittura, la poesia, il teatro e la formazione artistica di intere generazioni del ‘900.


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