Finché esisterà la saliva il leccapiedi non potrà estinguersi
Il Fatto Quotidiano pubblica un'anticipazione de "Il romanzo del tui" (L'Orma editore) di Bertolt Brecht: aneddoti, parabole, esercizi di pensiero umoristico e corrosivo ambientati in una Cina immaginaria. Testo inedito in Italia. Lo riproponiamo
Ci si è spesso domandati se l'
arte del leccapiedi presupponga un talento innato. Si tratta in
realtà di una domanda oziosa perché, se anche esistesse una
predisposizione naturale, essa sarebbe, come accade per la musica,
molto più diffusa di quanto generalmente si creda. Ci si imbatte
meno frequentemente nella musicalità solo perché il sistema
educativo tende a mortificare questa dote più di quanto non
contribuisca a svilupparla. Per il lecchinaggio è vero invece l'
esatto contrario, ed è per questo che lo si incontra assai più
spesso. La propensione al lecchinaggio viene incoraggiata fin dall'
infanzia (si può anzi dire che la saliva sia il fondamentale
nutrimento degli esseri umani, secondo solo al latte
materno).
Rappresenta una gioia per gli insegnanti e non irrita il
prossimo neppure durante i primi, maldestri tentativi. I progressi
sono spesso fulminanti ed è l' appetito, ben più che la fame, a
stimolarli.
In effetti quasi tutti sono in grado di eseguire in
maniera non troppo penosa una leccata senza infamia e senza lode,
basta dare libero corso alla propria predisposizione naturale.
L'
arte del leccapiedi è però un' altra cosa: richiede studio e
allenamento. E molta disciplina. Solo con l' esercizio è possibile
elevarsi dalle bassezze della leccata corriva, e soltanto quando la
perseveranza lascia il posto alla fantasia si diviene veri
maestri.
Il complimento comune è merce dozzinale, cicaleggio
meccanico senza senso né ragione, privo di ogni raffinatezza. Il
lecchinaggio praticato come un' arte invece produce espressioni
originali, peculiari, profondamente sentite: crea una forma. L'
artista completo è duttile, poliedrico, sempre capace di
sorprendere. Si studi (ne vale davvero la pena) come il grande Go-teh
lodò O-leh: con riluttanza. Una lode di questo tipo ha un valore
inestimabile. Davvero ingegnoso è anche travestire da biasimo un
elogio. Si rimprovera un generale per l' ardimento che potrebbe
strapparlo al suo esercito.
All' inizio della Grande guerra i tui
ringraziarono l' imperatore esprimendogli tutta la loro rispettosa
compassione perché sacrificava la sua gloriosa fama di uomo di pace
per assecondare i desideri bellici della nazione.
Quando il
maresciallo Fank Wi Heng perse la guerra lodarono la sovrana
indifferenza con cui affrontò quella disgrazia. Questo non è più
dilettantismo, è già arte.
L' arte del leccapiedi è inoltre,
sia detto per inciso, una delle poche che dà di che vivere. Il
lecchinaggio nutre il suo discepolo.
Come ogni arte, anche questa
ha la sua storia e ha conosciuto epoche di prosperità ed epoche di
declino, così come una continua mutazione degli stili.
Si è
soliti sostenere che sia una storia difficile da ricostruire, poiché
la posterità non intreccia corone per questi artisti, ma non è
vero. Le dinastie, ossia il susseguirsi di governanti che devono
citare come loro primo merito il fatto di discendere da celebri
casate, si adoperano affinché i leccapiedi del monarca regnante
continuino a lodare i lecchini morti dei sovrani morti. Non si
capisce altrimenti come si sarebbe potuta sviluppare una
storiografia.
Quando la Storia ci tramanda esempi di pessimi re
ciò accade solo perché capita che le dinastie cambino, e allora l'
arte del leccapiedi consiste nel diffamare la casa regnante che è
stata soppiantata. In generale, basta avere almeno un successore per
entrare nella Storia con una buona pagella.
Abbiamo menzionato i
servigi che le dinastie hanno reso all' arte del leccapiedi; questa,
però, non dipende affatto dalla nobiltà. Il contadino Si-fung, che
nel Diciassettesimo secolo assunse il potere sul Nord della Cima in
seguito a un' insurrezione, regalò al poeta Wo un anello d' oro per
aver composto una tragedia che celebrava il nobile imperatore Sun,
solo perché questo monarca, proprio come il capo dei rivoltosi,
aveva fatto assassinare il suo migliore amico. È probabile che
avrebbe premiato qualunque dramma in cui un uomo tratta a pedate
chiunque gli capiti a tiro.
Il nobile imperatore Wen elevò al
rango nobiliare un poeta, di cui nel frattempo si è persa la
memoria, per una composizione che celebrava i ributtanti costumi
alimentari di suo nonno, e nel far ciò non fu nemmeno ostacolato dal
fatto che la poesia fosse scritta in versi autenticamente sublimi -
che Wen mai e poi mai sarebbe stato in grado di apprezzare.
Ben
pochi ostacoli si frappongono tra il leccapiedi e l' esercizio della
sua arte. Come abbiamo già visto nel caso degli storici, anche le
vicende polverose si possono slinguare. Gli studiosi sono grandi
maestri del lecchinaggio. Opere profonde e persino utili sono
originate dalla pratica di quest' arte.
Branche del sapere senza
legami diretti con la società, come la fisica o l' astronomia,
offrono occasione allo scienziato di dare prova di tutta la sua
maestria. E non soltanto nelle dediche!
È ormai impossibile
stabilire se il grande Ple-ker, per concepire o almeno far accettare
la sua scoperta della rivoluzione della Terra intorno al sole,
adoperò l' immagine della rotazione degli umili intorno all' astro
del Dalai Lama o a quello dell' imperatore.
Al nostro pianeta si
addiceva l' orbitare in un cerchio perfetto, senza allontanarsi né
avvicinarsi mai - sarebbe stato alquanto inappropriato - al suo
centro sublime.
Il grande ponte di Si, un prodigio di ingegneria,
dovette la sua costruzione alla gioia dell' imperatore Mo nel vedere
le due lettere del proprio nome scolpite sui suoi famosi
pilastri.
Perfino opere punteggiate di affermazioni controverse e
sovversive sono spesso frutto di raffinate forme di lecchinaggio.
Quando l' imperatore Fu proibì la dottrina conservatrice di
Kon-fu-tse, vennero prontamente pubblicate alcune opere di notevole
interesse contro l' istituzione famigliare. Di alcune edizioni basta
studiare l' anno di pubblicazione.
Nessun divieto può abolire il
lecchinaggio. L' imperatore Ko lo proibì. Gli scritti che lo
elogiano per questo decreto sono tra i più sublimi capolavori di
quest' arte.
Finché esisterà la saliva il leccapiedi non potrà
estinguersi.
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