Faro dell'Antimafia sul mercato ortofrutticolo di Vittoria
L’indagine della Commissione Antimafia regionale, resa nota
ieri, ha il grande pregio di illuminare il funzionamento del mercato
ortofrutticolo di Vittoria, uno dei più grandi del Paese, sotto il duplice
aspetto della libertà di mercato e del rispetto dei diritti dei produttori e
dei consumatori violati dalla presenza del sistema mafioso che ha potuto
operare con la complicità della amministrazione comunale, per tale motivo
sciolta per infiltrazione mafiosa. In tale drammatica vicenda, che offende la
storica tradizione democratica dei vittoriesi, ha pesato la sottovalutazione
politica delle classi dirigenti e regionali.
La Commissione ha messo in luce che quel mercato, proprietà
pubblica gestita dal Comune da anni non ha più un direttore; i controlli
sporadici sono affidati allo scarso personale della polizia municipale
sensibile ai condizionamenti ambientali; i tabelloni elettronici, costati due
milioni di euro, che avrebbero dovuto, se collegati agli altri mercati della
zona e a quelli nazionali, dare in tempo reale la media dei prezzi delle
contrattazioni e renderne trasparente la formazione a garanzia dei produttori,
della filiera e dei consumatori; gli accessi al mercato insufficientemente controllati.
Inoltre, l’indagine ha tenuto conto delle vicende
giudiziarie relative al controllo mafioso di tutti i segmenti della filiera
produttiva attraverso il racket, dai conferimenti agli imballaggi,
dall’autotrasporto alla plastica, dallo stoccaggio dei rifiuti alle pedane.
Cioè un sistema di condizionamento strutturale della formazione dei prezzi
formalmente legale. Un modo nuovo e originale per imporre il pizzo e non
esporsi molto con le estorsioni. Di fronte a tutto ciò emerge la beffa dei protocolli
di legalità sottoscritti dal comune con la prefettura e la commissione del
mercato mai rispettati e applicati. Disattesi del tutto.
Il pregevole lavoro della Commissione antimafia va comunque
proseguito e completato per esplorare alcune criticità non risolte né
esaminate:
quale ruolo giocano quei concessionari titolari di box che
svolgono la doppia funzione di commissionari e commercianti(ovviamente
schermati e occulti)?
Quale ruolo sostanziale svolgono nella commissione di
gestione del mercato le organizzazioni professionali e le rappresentanze
pubbliche?
Come possono formarsi i prezzi senza un luogo pubblico e
trasparente deve possono incontrarsi offerta e domanda?
Lo scioglimento del comune di Vittoria evidenzia, tra
l’altro, come nei comuni di antica e storica tradizione democratica e
antimafiosa si siano indebolite le difese democratiche. Da Vittoria a San
Cipirrello e altri ottanta comuni sciolti per mafia nell’ultimo decennio, molti
gestiti da sindaci cd di sinistra, ci indicano che non basta dichiararsi
antimafiosi nella ritualità degli anniversari. Occorre una presa di coscienza
delle classi dirigenti del fatto storico
che la mafia, anche quando non spara, non rinuncia all’arricchimento, alla
corruzione e al potere. Essa sa adeguarsi alle nuove situazioni sociali e
politiche per condizionare classi dirigenti di scarsa cultura politica
democratica incapaci di organizzare il collegamento democratico,non
clientelare, con i bisogni concreti dei cittadini.
Ritornare a organizzare la base produttiva di Vittoria come
del Paese è la condizione fondamentale per sconfiggere la povertà, lo
sfruttamento dei lavoratori, dei giovani, la disuguaglianza, la mortificazione
dell’impresa onesta e assicurare lavoro, dignità, diritti secondo la
Costituzione a tutti i cittadini.
A Vittoria, come in tutto il Paese si tratta di tornare allo spirito costituente della democrazia dopo settanta anni di Repubblica oggi messa in discussione e minacciata da un reale pericolo d’involuzione reazionaria.
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