Far ripartire il Paese mettendo al centro diritti sociali e legalità

Economia | 2 maggio 2020
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Diciotto proposte concrete rivolte al Governo e al Parlamento, perchè «ascoltino la voce della società civile, del mondo del lavoro, delle imprese, degli enti locali e di tutti coloro che, hanno a cuore la ripartenza del nostro Paese nella legalità e nella giustizia sociale": sono quelle contenute un manifesto - #Giustaitalia, «Patto per la Ripartenza» - promosso da Libera con Avviso Pubblico, Legambiente, Arci, Rete dei Numeri Pari, Rete della Conoscenza, Fuci, Centro Studi Pio La Torre, Cooperare con Libera Terra, Acsi, Us Acli, Cngei, Fondazione Interesse Uomo, Cgil, Cisl e Uil.

«L'Italia - scrivono le associazioni nel manifesto- può ripartire davvero, dopo il lungo isolamento a cui è stata costretta dalla pandemia del Covid 19, solo se non si commettono gli errori del passato. Quelli che hanno trasformato ogni emergenza, dai terremoti alla gestione dei rifiuti fino al dissesto idrogeologico, in una nuova opportunità di arricchimento e di crescita del potere delle mafie e, più in generale, di quei sistemi criminali fondati sul disprezzo delle regole, la corruzione, l’accumulazione illecita di profitti, che già condizionano la nostra democrazia. 'Giusta Italià, spiega Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, «perchè non basta 'aggiustarè: bisogna ripristinare giustizia, altrimenti il cambiamento si ridurrà ad adattamento. Le mafie uccidono, e lo sapevamo, ma oggi scopriamo che anche la corruzione e la privatizzazione dei beni comuni possono essere strumenti di morte. Non sarebbe così alto il numero delle vittime della pandemia se avessimo avuto un sistema sanitario più forte, in grado di monitorare, proteggere e curare con tutti gli strumenti necessari. E prima ancora politiche sociali in grado di garantire quei diritti che stanno alla base di una democrazia viva: il lavoro, la casa e la scuola».

Le 18 proposte, dunque, riguardano i diritti sociali, sollecitando l’aumento delle risorse del Fondo per la lotta alla povertà educativa, la sospensione, o in alternativa, la riduzione drastica degli affitti regolati dal mercato, con il blocco delle procedure esecutive di sfratto e la previsione di un contributo per le famiglie in condizioni di povertà assoluta nel periodo di crisi economica causata dal Covid-19, l’estensione del reddito di cittadinanza assieme all’istituzione di un reddito di emergenza, il rilancio del Sistema sanitario nazionale, riqualificando tutta la rete dei servizi sanitari territoriali», la creazione di un fondo di 5 miliardi di euro a sostegno degli enti locali, la regolarizzazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici migranti presenti in Italia e l’approvazione di un piano di interventi pluriennale per persone senza dimora, comunità rom e persone in condizione di detenzione.

Per quanto riguarda il settore appalti, le associazioni propongono di «rafforzare e qualificare le centrali uniche di committenza, senza ulteriori deroghe ed elevandone le competenze tecniche» e di «limitare alla sola fase emergenziale acuta il ricorso ai commissari con poteri straordinari», nonchè di «applicare gli strumenti di assegnazione, anche in situazioni di urgenza, già previsti dal codice degli appalti, senza ulteriori deroghe», abrogando la legge 'sblocca cantierì e ripristinando il codice dei contratti pubblici, Inoltre, si legge nel documento, andrebbero previsti «meccanismi di controllo preventivo e incrociato sulle imprese attraverso l’utilizzo sinergico delle banche dati esistenti, inasprendo le sanzioni in caso di affermazioni non veritiere e di inadempimento», e il rafforzamento dell’Anac «anche attraverso la nomina del suo presidente», oltre alla valorizzazione dei sistemi di raccolta delle segnalazioni dei cittadini su speculazioni e inosservanze delle regole, e la semplificazione delle procedure di informazione e partecipazione previste nelle valutazioni d’impatto ambientale per nuove opere

Infine, sugli aiuti alle imprese, nel manifesto si propone di «escludere da qualsiasi beneficio» quelle «oggetto di procedimenti penali per reati gravi» e quelle che «pagano le imposte nei paradisi fiscali, pur operando in Italia». Le associazioni, infine, sollecitano di «autocertificazione obbligatoria per le imprese beneficiarie circa l’assenza di motivi ostativi alla concessione dei benefici previsti» e di «tracciabilità dei flussi di risorse finanziarie destinate alle imprese e del loro utilizzo coerente, con l’indicazione conti correnti dedicati e l’assegnazione di un codice identificativo». 



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