Famiglie sempre più povere, ora ritirano i figli dalla scuola

Giovani | 16 dicembre 2018
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Più che alle motivazioni individuali dei giovani, alle loro difficoltà nell’apprendimento o all’inadeguato supporto nel percorso di studi, l’abbandono scolastico sembra essere strettamente connesso alle condizioni socio-economiche dei territori. Il grado di povertà delle famiglie, il livello di integrazione dei minori di origine straniera e l’offerta occupazionale della regione di appartenenza influiscono sull’opportunità delle famiglie di garantire ai propri figli la possibilità di continuare gli studi. Tale relazione è evidente a livello europeo, dove sono i paesi dell’Europa meridionale ad essere più colpiti dal fenomeno.

Restringendo lo sguardo all’Italia, la dispersione è molto più diffusa nel Mezzogiorno e nelle isole, sebbene il Centro-nord non ne è immune. E sono le difficoltà economiche delle famiglie a giocare un grande peso nello sviluppo di questo fenomeno. Le disagiate condizioni rendono più difficile per le famiglie la possibilità di garantire ai propri figli le migliori opportunità formative in un’ottica più ampia:  dall’accesso all’offerta culturale, alla lettura, alla possibilità di viaggiare. Allo stesso tempo, le condizioni indigenti del nucleo di appartenenza rappresentano un fattore di spinta per i membri più giovani ad abbandonare gli studi e a cercare un lavoro per contribuire al reddito familiare. “Situazioni familiari difficili come disoccupazione, basso reddito del nucleo familiare e scarsi livelli di istruzione dei genitori – si legge nel report di Eurydice n. 31 - possono avere un effetto diretto e duraturo sulla carriera scolastica degli studenti, sul loro atteggiamento nei confronti dello studio, sui loro risultati scolastici e, di conseguenza, ciò può indurli a decidere di abbandonare precocemente i percorsi di istruzione e formazione”.

A conferma del legame tra condizione economica della famiglia di appartenenza e dispersione scolastica dei giovani, i dati del censimento Istat del 2011 analizzati da Openpolis mediante il confronto tra due indicatori elaborati sempre dall’Istat – si tratta dell’incidenza delle famiglie con potenziale disagio economico e l’indicatore di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione di giovani di età compresa tra 15 e 24 anni – mostrano che nei comuni dove oltre una famiglia su dieci si trova in potenziale difficoltà economica, anche l’abbandono scolastico è più diffuso. In quasi tutti questi comuni (98,18%), infatti, la quota di uscite precoci supera il 15%. Al contrario, tra i comuni dove la percentuale di famiglie con disagio socio-economico è minore, quelli con elevato abbandono sono meno del 40%. Più nello specifico, secondo Openpolis, in Italia sono 54 i comuni dove l’abbandono scolastico precoce supera il 15% e le famiglie in potenziale disagio raggiungono il 10% o oltre. Di questi, 48 si trovano nelle province campane di Napoli e Caserta.

Il peso dei fattori socio-economici nella dispersione scolastica nasconde anche un’insidia. Se la scelta dei giovani di abbandonare gli studi per supportare economicamente la famiglia costituisce un aiuto nel breve tempo, nel lungo periodo può essere svantaggioso anche economicamente. Il tasso di disoccupazione tra i giovani che hanno abbandonato precocemente gli studi a livello europeo è, infatti, del 41% (Commissione Ue, 2014). La mancanza di qualifiche professionali li rende meno appetibili nel mercato del lavoro e ciò li pone davanti ad un più alto rischio di povertà ed esclusione sociale, con ripercussioni negative per l’intera società sia nell’immediato che nel lungo termine. Il peso che la condizione socio-economica della famiglia di appartenenza ha sulla carriera scolastica dei figli accende i riflettori anche sul tema della mobilità intergenerazionale. Secondo l’ultimo studio dei ricercatori della Banca d’Italia, istruzione, reddito da lavoro e ricchezza nel nostro paese continuano sempre più ad ereditarsi da genitori ai figli. Ciò pone l’Italia tra i paesi con meno mobilità intergenerazionale.onale.

 di Alida Federico

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