"EState liberi!", da Librino viaggio tra le luci e le ombre dello sport

Giovani | 20 agosto 2018
Condividi su WhatsApp Twitter

In questi giorni, nell’hinterland di Catania, si sta svolgendo "E!State Liberi!" un Campo tematico promosso da “Libera” dedicato allo sport e ideato soprattutto per i giovani che gravitano nei quartieri difficili della città etnea. L’intento è quello di trasmettere i valori sociali dello sport e poter riflettere su quanto le regole nella vita e nello sport possano essere interscambiabili tra di loro.

I partecipanti al Campo sono 14 giovani provenienti da tutta Italia, alloggiati a Belpasso, alla Cooperativa Beppe Montana. I ragazzi, oltre a partecipare al Corso di formazione organizzato al Campo San Teodoro Liberato, sono impegnati a sostenere le attività che i “Briganti” fanno a Librino per strappare dalla strada e da possibili devianze i ragazzini.

Lo fanno attraverso il rugby, momenti ricreativi e lezioni di doposcuola, proprio in questo luogo tanto adatto a parlare di sport e legalità e soprattutto di come lo sport possa essere uno strumento valido a dare alternative e speranza.

I partecipanti a E!State Liberi! hanno come tutor Dario Montana (icona di Libera Catania) e Lucilla Andreucci (referente Libera Milano e campionessa nazionale di maratona).

Lo scorso 31 luglio il gruppo ha incontrato Carlo Colloca, docente di Sociologia del territorio nel dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania.

Grazie alla sua esperienza di ricerca e all’attività di consulente per la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti nella XVII Legislatura, il prof. Colloca si è dapprima soffermato sul ruolo che lo sport può avere nel promuovere interazione e dialogo fra culture differenti, per poi puntare il dito sul ‘volto buio’ dello sport, ovvero quelle zone d’ombra che attirano affari criminali e mafiosi, dove non si ha remora a mettere a rischio la vita delle persone, anche di cittadini stranieri immigrati.

Durante l’incontro si è puntato il dito contro il “Football Trafficking”, pratica che si sta diffondendo nell’ultimo decennio malgrado i tentativi della Fifa di arginare il fenomeno, ai danni di minori stranieri vittime di tratta.

Falsi agenti Fifa arruolano giovani calciatori con la promessa di un futuro migliore in Europa – spiega Colloca – Sono trafficanti di esseri umani che, con uno schema ben preciso, si spostano fra Nigeria, Ghana e Senegal, tra famiglie poverissime, le persuadono a farsi affidare i ragazzi per poi, una volta entrati in Europa, abbandonarli in una stanza di albergo e avviarli ad una serie di attività di sfruttamento; molto raramente li inseriscono nel giro del calcio professionistico. I genitori, ignari del reale futuro che toccherà ai loro ragazzi e convinti di dar loro un futuro migliore, pagano questi falsi procuratori vendendo ogni bene o proprietà, nella speranza che un giorno il proprio figlio, diventato ricco nel mondo del calcio che conta, possa ripagare i loro sacrifici.

Il fenomeno del “Football Trafficking” ha interessato diverse grosse società sportive, infatti, nel luglio 2017 le società di Prato e Sestese entrano nel mirino della Polizia di Stato, accusate di aver favorito l’ingresso illegale in Italia di minorenni africani attraverso la falsificazione di documenti in cui si attestavano infondate parentele, maternità biologica e filiazione naturale, presso l’Ambasciata Italiana di Abidjan (Costa D’Avorio) e l’Ufficio Immigrazione della Questura di Prato. 

Da quel filone d’inchiesta il caso si è allargato coinvolgendo anche le società di Inter, Fiorentina e Cittadella, gli inquirenti volevano far luce sul trasferimento di due giocatori africani provenienti dal Prato e dalla Sestese.

Altra storia, è quella che coinvolge diverse centinaia di giovani atleti nati in Italia o giuntici giovanissimi che, con la L. 12 del 20/1/2016, vedono riconosciuto lo status di ius soli sportivo, ovvero tutti i minori che risiedono regolarmente sul territorio almeno dal compimento del decimo anno di età possono iscriversi alle federazioni con le stesse procedure previste per i cittadini italiani, ma non possono essere inseriti nelle selezioni nazionali, per le quali è necessario avere la cittadinanza.

“Anche attraverso lo sport – conclude Colloca –l’Italia consegna ad un 1.038.046 di minori stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese, numeri rilevati al gennaio 2017, il suo messaggio di società riluttante ad avviare processi reali di inclusione anche per quanti attraverso lo sport vorrebbero dimostrare il loro legame con questa terra, difendendone i colori della nazionale”. 

E mentre nei giorni scorsi si è assistito ad una sessione di calcio mercato particolarmente fervente e rovente, con i tifosi che si infiammano sulle vertiginose cifre da ingaggio dei loro beniamini dal tocco d’oro, tanti altri giovani rimangono sconosciute vittime di chimere e vergognosi raggiri.

 di Teresa Monaca

Ultimi articoli

« Articoli precedenti