Ergastolo incostituzionale, i boss ora sperano

Società | 16 aprile 2021
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    E’ incompatibile con la Costituzione l'ergastolo ostativo a cui sono condannati boss e affiliati alla  mafia e che impedisce loro, se non collaborano, di accedere  (dopo 26 anni di reclusione) alla liberazione condizionale,  anche quando è certo che si sono ravveduti. La Corte  costituzionale non ha alcun dubbio e dà un anno di tempo al  Parlamento per provvedere con una legge, consapevole  dell’impatto che una sentenza di incostituzionalità  immediatamente efficace potrebbe avere sulla lotta alla mafia.

 Ma è chiaro sin da ora che se il legislatore resterà a braccia  conserte, a maggio del 2022 la Consulta cancellerà quella norma  che ritiene in contrasto con principi basilari della Carta  fondamentale. Il perchè lo spiega in un’ordinanza che depositerà  nelle prossime settimane.

 Già monta però la polemica, che divide la maggioranza di  governo. «Per mafiosi e assassini l’ergastolo non si tocca»,  attacca il leader della Lega Matteo Salvini. In trincea anche i  parlamentari M5S della commissione Antimafia e Giustizia   (nessun «passo indietro» sull'ergastolo ostativo, chiedono).

 Mentre il Pd apprezza la «scelta saggia» della Consulta di dar  tempo al Parlamento di intervenire, già compiuta in due altre  occasioni, sul suicidio assistito cioè sul caso del Dj Fabo, e  sul carcere per i giornalisti condannati per diffamazione.

 Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, si augura che il  legislatore intervenga «presto» ma «in modo da non pregiudicare  l'efficacia di una normativa antimafia costata la vita a tanti  uomini delle istituzioni». Una posizione ribadita anche dal Centro studi Pio La Torre che chiede che il legislatore tenga conto di come oggi le mafie siano diventate sempre più pericolose per la forte e incisiva espansione che continuano ad avere nei territori di origine, oltre che negli  altri luoghi in cui hanno investito in nuovi mercati,  danneggiando le comunità e l’economia sana e quindi la  democrazia del nostro Paese.  Le mafie continuano ad   occupare i territori con condotte violente e intimidatorie, ma  sono capaci di trasformarsi per diventare sempre più invisibili,  questo rende necessario dotarsi di strumenti che tengano conto  delle reali specificità dei clan.    Per Antigone invece  ''l'incostituzionalità è accertata e non si potrà tornare  indietro». La decisione critica della Consulta sull'ergastolo  ostativo non giunge però inaspettata: anche in due pareri resi  dall’ufficio legislativo del ministero della Giustizia ,quando  ancora a guidarlo era Alfonso Bonafede, si evidenziavano le  "notevoli possibilità» che la questione di costituzionalità  fosse accolta.

 Sul punto la Consulta è chiara: l’attuale disciplina  dell’ergastolo ostativo «è in contrasto con gli articoli 3 e 27  della Costituzione» (e dunque con il principio della funzione  rieducativa della pena e dell’uguaglianza di fronte alla legge)  e stride «con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti  dell’uomo» , visto che fa della collaborazione «l'unico modo per  il mafioso condannato di recuperare la libertà». Tuttavia,  poichè l’accoglimento immediato delle questioni sollevate dalla  Cassazione, «rischierebbe di inserirsi in modo inadeguato  nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata»,  la Corte ha dato tempo al Parlamento per mettere a punto  interventi «che tengano conto sia della peculiare natura dei  reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e  delle relative regole penitenziarie, sia della necessità di  preservare il valore della collaborazione con la giustizia in  questi casi».

 L’associazione antimafia Libera sottolinea che «la    Corte Costituzionale ha sottolineato la peculiarità della natura dei reati connessi  alla criminalità organizzata di stampo mafioso e delle relative  regole penitenziarie, così come la necessità di preservare il  valore della collaborazione con la giustizia nei casi legati ai  reati in oggetto. La Corte ha dato chiare indicazioni al  legislatore, e cioè di tenere conto, in maniera adeguata e  rigorosa, dell’attuale sistema di contrasto alla criminalità  organizzata». " Il nostro Paese  -ricorda l’associazione presieduta da don  Luigi Ciotti - ha scritto una legislazione antimafia bagnata dal  sangue delle nostre vittime delle mafie: di tante delle nostre  vittime non conosciamo la verità sulla loro morte, e tanti  mafiosi, oggi in carcere, invece la conoscono”.

 Non si possono dimenticare le numerose indagini messe in  campo dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, grazie ad un  lavoro di lettura delle condotte mafiose e delle specifiche  caratteristiche delle organizzazioni mafiose, ecco perché è  importante - conclude Libera - che il legislatore tenga conto  che è necessario rafforzare gli strumenti per combattere le  mafie, evitando segnali di indebolimento».

 In tutto sono 1.271 i detenuti all’ergastolo ostativo. Non  sono tutti mafiosi, ma anche terroristi e condannati per reati  particolarmente gravi. Tra loro ci sono Giovanni Riina, figlio  del capo dei capi di Costa Nostra e Leoluca Bagarella, finito in  carcere nel 1995. Ma anche Michele Zagaria, capo clan dei  Casalesi e Giovanni Strangio, affiliato alla 'ndrangheta  arrestato nel 2009.

   

 di Angelo Meli

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