Emergenza profughi, business e buona accoglienza

Società | 21 gennaio 2016
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Se il 2014 è ricordato come l’anno record per il numero di sbarchi, il 2015 ha di fatto seguito un trend simile. Anche se è diminuita leggermente la rotta mediterranea, il fenomeno ha interessato in misura crescente i paesi balcanici e molti paesi Ue dell’Europa centrale. La Fondazione Leone Moressa, con il contributo di Open Society Foundations, ha analizzato gli elementi principali del sistema italiano di accoglienza, confrontandolo con alcune buone pratiche riscontrate in Europa. Lo studio, presentato oggi al Ministero dell’Interno, intende fornire una panoramica della situazione attuale dell’accoglienza, offrendo spunti di riflessione utili a livello nazionale e locale.

 

 

I flussi migratori e le nuove rotte. Secondo Frontex , gli ingressi irregolari in Europa nel 2015 sono stati oltre 1,5 milioni, cinque volte di più rispetto ai 280 mila del 2014. La rotta del Mediterraneo centrale (verso l’Italia) ha visto un leggero calo, mentre sono aumentate in maniera impressionante le rotte del Mediterraneo orientale (verso la Grecia, da 50 mila a 720 mila) e dei Balcani occidentali (verso l’Ungheria, da 43 mila a 667 mila).

 

 

L’accoglienza in Italia, soprattutto strutture temporanee. Dai primi dati del 2015, per la prima volta, il numero di migranti presenti nelle strutture italiane ha superato quota 100 mila. Di questi, oltre il 70% si trova in strutture temporanee. Il sistema Sprar, gestito direttamente dai Comuni e considerato il modello più efficace, si ferma al 20% delle presenze. A livello territoriale, un quarto dei migranti (24,8%) è concentrato in due sole regioni: Lombardia e Sicilia.

 

 

Le richieste d’asilo in Europa. Nei primi dieci mesi dell’anno si è superata quota 1 milione, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2014. Il 62% delle richieste si è registrato in Germania, Ungheria e Svezia; paesi che hanno accolto il 75% dei Siriani richiedenti asilo. L’Italia è al quarto posto per richieste d’asilo, ma con una bassa percentuale di Siriani.

 

 

La strategia europea: ricollocamento e più controlli. Tra le proposte avanzate dalla Commissione europea, uno dei punti chiave riguarda il ricollocamento di 15 mila migranti dall’Italia verso altri paesi Ue. In realtà, la risposta dei paesi membri è stata molto debole, tanto che ad oggi ne sono partiti meno di 200. Dall’altra parte, l’Ue continua a chiedere all’Italia maggiore rigore nell’identificazione dei migranti e nelle procedure di registrazione e rilevamento delle impronte digitali, anche attraverso l’apertura di hotspot gestiti congiuntamente dalle autorità italiane ed europee.

 

 

Buone pratiche in Europa. Se uno dei problemi dell’accoglienza italiana riguarda la distribuzione sul territorio, il sistema tedesco e quello svedese prevedono la distribuzione degli immigrati su tutto il territorio nazionale. In particolare in Svezia si sta attualmente discutendo sull’obbligatorietà dell’accoglienza da parte di tutti i comuni. In Germania, invece, è stabilita la presenza di almeno un centro di accoglienza per ogni stato federato. Altre soluzioni sperimentate in Europa riguardano l’accesso al lavoro e alle informazioni di base o la riduzione dei tempi per l’esame delle richieste d’asilo.

 

 



Rotte

2011

2012

2013

2014

2015*

Mediterraneo Orientale

57.000

37.200

24.800

50.830

726.274

Balcani Occidentali

4.650

6.390

19.950

43.360

667.150

Mediterraneo Centrale

64.300

15.900

40.000

170.760

144.300

Mediterraneo Occidentale**

8.450

6.400

6.800

7.840

12.516

Albania / Grecia**

5.300

5.500

8.700

8.840

7.866

Frontiera Orientale**

1.050

1.600

1.300

1.270

1.660

Africa Occidentale

340

170

250

275

660

Totale ingressi

141.090

73.160

101.800

283.175

1.560.426

* Dati aggiornati al 30.11.2015

**Dati 2015 aggiornati al 31.10.2015

Fonte: elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Frontex

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Presenze di migranti nei centri di accoglienza italiani, dati 2015

PRIMA ACCOGLIENZA

7.477 migranti in Centri di Accoglienza e Centri governativi per richiedenti asilo

74.516 migranti in strutture temporanee di prima accoglienza nelle Regioni

SECONDA ACCOGLIENZA

19.715 migranti inseriti nel circuito di accoglienza SPRAR

TOTALE

101.708 presenze

Fonte: dati Ministero dell’Interno al 22 dicembre 2015

 

 





Fonte: elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Ministero dell’Interno

 

 

La situazione dell’asilo in UE (primi 10 paesi per richieste d’asilo 2015)


Richieste d'asilo

Richieste asilo Siriani

Esiti positivi richieste d'asilo


gen.-ott. 2015

Var gen-ott. 2015/2014

Distr.%

Incidenza su totale richieste

gen.-sett. 2015

2014

Germania

368.625

130,7%

37,8%

28,8%

46%

42%

Ungheria

176.575

802,5%

23,0%

36,6%

14%

9%

Svezia

112.040

64,2%

13,8%

34,5%

76%

77%

Italia

69.605

33,6%

0,2%

0,6%

45%

58%

Austria

68.950

242,3%

7,3%

29,9%

n.d

n.d

Francia

58.900

10,0%

1,2%

5,9%

26%

22%

Olanda

35.180

62,9%

5,5%

43,9%

70%

67%

Belgio

33.720

81,2%

2,7%

22,5%

52%

40%

Regno Unito

32.090

16,3%

0,9%

7,5%

36%

39%

Finlandia

24.800

755,2%

0,2%

2,3%

56%

54%

Totale Ue 28

1.052.845

113,6%

100,0%

26,7%

47%

45%

Fonte: elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Eurostat

 

 

 


LE BUONE PRATICHE IN EUROPA

COINVOLGIMENTO DEI TERRITORI

Se uno dei problemi dell’accoglienza italiana riguarda la distribuzione sul territorio, il sistema tedesco e quello svedese prevedono la distribuzione degli immigrati su tutto il territorio nazionale. In particolare in Svezia si sta attualmente discutendo sull’obbligatorietà dell’accoglienza da parte di tutti i comuni. In Germania, invece, è stabilita la presenza di almeno un centro di accoglienza per ogni stato federato.

TEMPI DI PERMANENZA

L’esempio svedese può essere considerato una buona pratica per quanto riguarda i tempi di permanenza nei centri di prima accoglienza. Entro 6 mesi viene data una risposta alla richiesta di asilo. Qualora la richiesta d'asilo venga invece accolta la Svezia prevede un programma di accompagnamento all'integrazione che dura in media 2 anni.

ACCESSO AL LAVORO

Per quanto riguarda l’accesso al lavoro da parte dei richiedenti asilo, il sistema svedese può essere individuato come best practice europea. La possibilità di accedere al mercato del lavoro è infatti immediata.

ACCESSO ALLE INFORMAZIONI

Tra le buone pratiche che possono essere individuate a livello europeo sotto questo aspetto possiamo segnalare il manuale sanitario, disponibile in 22 lingue, in uso in Francia e frutto di un lavoro congiunto del Ministero della Salute e ONG locali. Ed il servizio inglese che fornisce informazioni generali e di orientamento attraverso un centro di consulenza telefonico oppure di persona su appuntamento presso i centri di prima accoglienza.

 







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