Elezioni comunali in Sicilia, trionfano le liste civiche

Politica | 6 maggio 2015
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A Enna Mirello Crisafulli scenderà in campo come candidato unico del Pd ma senza il simbolo perchè Renzi lo ritiene un aspirante sindaco impresentabile mentre nel Messinese ci sono centri in cui si scontrano più candidati democratici, al punto che - almeno fino a ora - non è stato possibile assegnare il simbolo. Quelle che andranno in scena a fine mese sono le prime amministrative dell’era Renzi in Sicilia ma il Partito democratico ci arriva lacerato: a livello regionale il segretario Fausto Raciti è riuscito a riportare unità ma a livello locale le varie correnti si sfidano per la supremazia.

 E lo stesso sta accadendo fra il Pd e gli altri partiti alleati: Pdr, Sicilia democratica e in qualche caso perfino Articolo 4 (ormai confluito nei democratici) stanno mantenendo candidati alternativi. Il caso più clamoroso è ad Agrigento, dove le primarie erano state vinte da Alessi. Ma il Pd ha poi scelto di sostenere l’ex sindaco di Porto Empedocle Lillo Firetto (Udc) a sua volta già scelto come candidato anche da Ncd. E così all’ombra dei Templi va in scena una coalizione molto simile a quella che sostiene Renzi e molto diversa da quella che sostiene Crocetta. Anche perchè lì il Pdr di Totò Cardinale e Michele Cimino ha scelto di virare verso Alessi e Forza Italia.

 Tuttavia il Pd deve fare i conti col dissenso interno: Peppe Arnone cerca fortuna da solo mentre nei giorni scorsi il leader del partito di Porto Empedocle, Maurizio Restivo, ha diramato una nota per chiedere di non sostenere Firetto. A Licata il Pd rischia perfino di non fare una lista, viste le lacerazioni: una parte del partito, insieme a Ncd, sostiene Giuseppe Galanti a sua volta vicino all’Mpa. Un’altra parte del Pd vorrebbe sostenere l’ex An Angelo Biondi. Oggi si decide se e come schierare il simbolo. È andata un po’ meglio a Gela, dove alla fine si è ricomposta la frattura fra Pd e Crocetta: ora tutti insieme sostengono l’uscente Angelo Fasulo.

Ma Articolo 4 si è sganciato scegliendo Peppe Di Dio. Ad Augusta è l’ala renziana che fa capo al sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo ad aver scelto un candidato alternativo, Marcello Guagliardo. Mentre il resto del Pd sosterrà Giovanbattista Totis. Le spaccature più profonde sono però nel Messinese. A Barcellona Pozzo di Gotto il Pd si sta dividendo fra tre candidati: Giuseppe Turrisi, Giovanni Munafò e l’uscente (sfiduciata) Maria Teresa Collica. E non va dimenticato che a Barcellona è il Pdr di Giuseppe Picciolo a sfilarsi dal centrosinistra scegliendo di sostenere l’ex An Roberto Materia.

Anche a Milazzo assegnare il simbolo non sarà facilissimo. Raciti vorrebbe darlo a Giovanni Formica ma un pezzo consistente del partito ha già scelto l’uscente Carmelo Pino. Probabile che si arrivi a una sfida di sole liste civiche. Una sfida che dovrà tenere conto di un’area che fa capo a Udc e Psi che da soli sosterranno Carmelo Formica. Anche a Marsala va in scena un tutti contro tutti. Lì il Pd ha scelto, col meccanismo delle primarie, Alberto Di Girolamo. Ma poi si è candidato anche il centrista Massimo Grillo che ha trovato il sostegno di pezzi del Pd che fanno capo a Luigi Giacalone e pezzi del centrosinistra più vicino a Crocetta (Antonio Parrinello).

Altre spaccature si segnalano a Bronte e Pedara anche se proprio ieri Raciti è risucito a riportare unità nel partito a Raffadali intorno alla candidatura di Piero Giglione. Ma il clima resta di grande caos. Giuseppe Lupo, ex segretario regionale e oggi vice presidente dell’Ars, individua i pericoli: «Assistiamo a una frammentazione del partito e in molti casi anche del centrosinistra. Una cosa da evitare assolutamente perchè provoca sconcerto e disorientamento fra gli elettori. Ovviamente il rischio è anche quello di indebolire i candidati del Pd e la coalizione che sostiene il governo regionale». Raciti non nasconde le difficoltà ma parla di una fase di rinnovamento che sta muovendosi fra prevedibili difficoltà: «Preparare le amministrative - replica il segretario regionale - è stato un percorso avventuroso. È vero, ci sono state delle difficoltà. Il problema è che molti hanno provato a giocare una partita autonoma, in molti casi perfino sfidando il Pd».

Per il segretario «era prevedibile incontrare difficoltà interne nei centri in cui abbiamo scelto la via del rinnovamento decidendo di non ricandidare gli uscenti, come nel Messinese. Meno prevedibile era ritrovarsi contro alcuni alleati ad Agrigento, Marsala e Barcellona». E in vista del piano di ingressi nel Pd, avviato con Articolo 4 ma non ancora terminato, Raciti fissa subito i paletti: «È chiaro che chi in questa campagna elettorale sarà contro il Pd, poi resterà fuori dal partito».

In Sicilia si vota in appena due capoluoghi e pochi grandi centri ma Raciti non sminuisce il valore politico delle elezioni: «Sono un test della capacità del Pd di diventare una forza territoriale e superare le difficoltà interne. Per questo motivo abbiamo avviato la campagna di rinnovamento riaprendo vari circoli sul territorio».(Giornale di Sicilia)

 di Giacinto Pipitone

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