Elezioni a Cinquestelle, le ragioni del successo

Politica | 20 giugno 2016
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Il M5S ha vinto le elezioni amministrative. Il successo, già delineato nel primo turno, è stato confermato dai risultati di domenica 19 giugno. Su 20 comuni in cui era andato al ballottaggio, il movimento di Beppe Grillo  risulta vittorioso in 19. Pentastellate sono le “sindache” di Roma (secondo le previsioni) e Torino (la vera sorpresa di questa tornata elettorale).  A guidare la capitale e la metropoli della Mole vanno due giovani donne: Chiara Appendino ha 32 anni, una laurea alla Bocconi e viene da una famiglia della borghesia imprenditoriale torinese. Virginia Raggi- trentasettenne avvocatessa specializzata in diritto d’autore, proprietà intellettuale e nuove tecnologie-  sarà la prima donna sindaco della capitale ma anche la  più giovane nella sua storia.  I cinque stelle si affermano anche in Sicilia, dove conquistano a man bassa Alcamo con Domenico Surdi, Favara con Anna Alba, Porto Empedocle con Ida Carmina. Dopo le esperienze tutt’altro che facili- da Livorno a Parma da Quarto a Gela- dei comuni da loro amministrati, i sindaci del movimento grillino saranno chiamati a prove assai impegnative: nella capitale la neo eletta  dovrà dimostrare di saper riprendere in mano la situazione di una metropoli con oltre tre milioni e mezzo di abitanti che ha servizi assolutamente inadeguati e è stata segnata (si ricordi l’inchiesta “mafia capitale”) da fenomeni corruttivi capillarmente diffusi. Torino è generalmente considerata una città ben amministrata: il centrosinistra perde soprattutto perché paga le conseguenze del drastico peggioramento delle condizioni reddituali e sociali che ha accompagnato e seguito la lunghissima crisi economica e finanziaria e che ha indebolito il suo  rapporto con i ceti popolari. Una delle concause dell’insuccesso risiede certamente nella sottovalutazione da parte dell’amministrazione della condizione di  difficoltà economica, di sbandamento e di  incertezza in cui la coda della crisi ha lasciato parte non secondaria dei ceti sociali che facevano riferimento alla sinistra Si è anche verificato, però, un riposizionamento di una parte della borghesia imprenditoriale che vuole riprendere in mano il controllo diretto dell’amministrazione e dei flussi delle risorse pubbliche  alla vigilia di una probabile fase di ripresa della crescita. Stimo Fassino e credo di immaginare quanto debba sentire addosso il peso di questa sconfitta: egli  ha ragione a dire che il voto con maggior valore politico dell’intero turno elettorale è proprio quello di Torino. Aggiungo due osservazioni. La prima: con l’uscita di scena dell’ex sindaco di Torino si consuma e giunge a conclusione definitiva l’esperienza di una generazione politica che ha promosso e vissuto la trasformazione della sinistra italiana e oggi paga in prima persona le contraddizioni e gli errori accumulati nel ventennio della “transizione infinita”.  La seconda: per ragioni personali ho avuto modo di andare spesso a Torino nel corso dell’ultimo anno. Mi è capitato più volte di passare la mattina dopo le undici davanti la mensa francescana vicino a Porta Susa e di osservare in fila ad attendere il pasto donne ed uomini che si distinguono dai cosiddetti homeless. Dall’abbigliamento, dal modo di fare, dal linguaggio essi appartengono chiaramente ad ambienti popolari ed operai drasticamente impoveriti dalla crisi. Provate a spiegare a costoro che la proposta grillina del reddito minimo è solo demagogia: temo non vi capiranno.  Il Pd arretra in diversi comuni, ma mantiene importanti capisaldi.  A Milano Beppe Sala vince ma non distanzia di molto Stefano Parisi.  A Bologna Virginio Merola porta al successo il PD contro la candidata del centrodestra. A Varese Davide Galimberti è il primo candidato sindaco di un partito di centrosinistra a vincere le elezioni dal 1948.  In Sicilia i Democratici vincono i ballottaggi a Noto, Canicattì, Terrasini, ma eleggono sindaci vicini al centrosinistra all’interno di coalizioni civiche a Giarre,  Lentini, Barrafranca e in qualche comune minore. A Napoli, dove il PD ha consumato la sua vicenda più drammatica ed è stato eliminato a primo turno, la riconferma di Luigi De Magistris appariva scontata e la distanza dal candidato del centrodestra Lettieri supera i 30 punti.  Il centro destra porta a casa una paio di successo rilevanti in comuni capoluogo, a partire da Trieste, Brindisi, Crotone. A Milano viene sconfitto, ma il 48,3%  conquistato da Stefano Parisi,  considerate le condizioni di partenza, non appare  affatto una debacle. In Sicilia, il centrodestra si afferma a Vittoria con Giovanni Moscato (ma quel centro è sotto lo shock dell’inchiesta avviata dalla DDA di Catania ad appena tre giorni dal voto) ed a Caltagirone con Gino Ioppolo. Questa è la cronaca dei risultati elettorali; ma qual è il senso politico che se ne può trarre? L’affermazione dei cinque stelle, l’arretramento del PD e la rinascita del centro destra che ha visto prevalere  l’ipotesi moderata e tramontare quella “lepenista” dell’asse Salvini-Meloni danno al sistema politico italiano una configurazione ormai decisamente tripolare. Ciò significa che il “partito della nazione” di Renzi e la speranza di ereditare i voti del centrodestra in disfacimento, sono definitivamente sepolti, che il centrodestra dovrà rapidamente risolvere lo scontro di linea politica e di leadership aperto al suo interno, che il M5S dovrà decidere come utilizzare il suo successo nelle grandi città nelle dinamiche della politica nazionale. Non è fuori tema ricordare che una situazione per molti versi analoga ha portato la Spagna a tornare alle urne il 26 giugno dopo appena sei mesi di legislatura e che giovedì 23 si vota in Gran Bretagna per il referendum sulla Brexit che sarà decisivo per le sorti dell’Europa politica. La mia opinione è che le elezioni comunali di giugno, nonostante il tentativo del presidente del Consiglio di spostare l’attenzione sul referendum costituzionale di ottobre, influenzeranno in profondità la politica italiana. In quale senso dipenderà soprattutto dall’esito referendario. Poi si aprirà la fase finale della legislatura: che si voti a scadenza nel 2018 o si anticipi all’anno prossimo, il clima politico si farà rovente. Ce ne accorgeremo innanzitutto in Sicilia, dove i grillini già si preparano a raccogliere nelle elezioni regionali i frutti della loro azione politica e degli errori di Crocetta.

 di Franco Garufi

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