Ecomafie, 8 comuni su dieci hanno i depuratori fuori uso

Società | 15 febbraio 2020
Condividi su WhatsApp Twitter
L’80 per cento dei comuni siciliani è in procedura di infrazione nel campo dei depuratori delle acqua reflue. É quanto emerge dalla tre giorni della commissione nazionale Ecomafie, in missione nella Sicilia centrale. «Ringrazio le procure che stanno facendo indagini e sul controllo dei depuratori ci stanno dando una mano - ha detto il presiedente della Commissione Stefano Vignaroli - Ci sono dei ritardi storici, alcune utenze non sono collegate ai depuratori e le acque si riversano direttamente a mare. Per fortuna adesso c'è un commissario governativo che sta facendo un buon lavoro. Ai fini dei controlli, si può dire che la 68 è una legge storica che aspettavamo da sempre. Le procure e gli enti di controllo , come l’Arpa lamentano sempre la scarsa presenza di personale e questo inficia i controlli».  

L’Arpa ha un organico sottodimensionato di 350 unità su una pianta organica di 957, e riesce ad evadere solo il 30 per cento dei controlli richiesti. Sulla situazione di Enna, Vignaroli ha aggiunto che «è noto come da parte di alcune amministrazioni non c'è alcuna consapevolezza del problema, e mi riferisco al sindaco di Enna che sostiene di non avere alcuna competenza al riguardo. In realtà ci sono diverse utenze non allacciate alla rete fognaria, e sopratutto delle società che gestiscono gli impianti e che dovrebbero fare investimenti per risolvere il problema. L'impianto di Enna attualmente funziona discretamente, ma è sottodimensionato». 

La commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali durante la trasferta siciliana - per il ciclo della depurazione delle acque - ha fatto tappa anche a Gela, in provincia di Caltanissetta, per effettuare i sopralluoghi presso il depuratore di Macchitella e quello consortile, all’interno del petrolchimico. Il presidente della commissione Stefano Vignaroli, dopo i due momenti conoscitivi, si è soffermato con la stampa ed ha spiegato le ragioni della missione siciliana: «Per la depurazione delle acque - ha detto - siamo in infrazione e paghiamo 30 milioni di euro ogni sei mesi all’Unione europea ed è un problema che riguarda tutto il territorio italiano, ma in particolare la Sicilia». Due impianti visionati sono «completamente diversi e ci stiamo occupando del monitoraggio del ciclo delle acque non solo civili, ma anche industriali. Abbiamo visto tutto il sistema di depurazione della falda e dei processi degli scarti dell’ex raffineria. Abbiamo sentito anche la procura». Questione a parte le tante discariche dei rifiuti presenti nel territorio. Lo stesso presidente Vignaroli ha già annunciato che la commissione d’inchiesta bicamerale tornerà in Sicilia, a Palermo, per effettuare altre audizioni in particolare verranno sentiti i rappresentanti del Governo regionale.

 di Angelo Meli

Ultimi articoli

« Articoli precedenti