E se sul Mes facessimo decidere gli italiani? Un referendum è possibile

Economia | 2 agosto 2020
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Dobbiamo richiedere o no alle istituzioni comunitarie dell’Unione Europea il Mes finalizzato agli investimenti per potenziare la sanità? Sono mesi che il tormentone ci accompagna. Maggioranza come al solito spaccata (Cinque Stelle pregiudizialmente ostili, gli altri possibilisti). Minoranza non meno divisa: Forza Italia per il sì, Salvini e Meloni contrari. Con queste faglie dalle parti del governo non si decide per salvare la navigazione dell’esecutivo. Dalle parti dell’opposizione meno male che al governo sono in stallo: fa comodo per non fare pesare le diverse …correnti di pensiero tra falchi e colombe, tra sovranisti ed europeisti del Destra-Centro.

Una premessa: chi firma questo articolo – va scritto per rispetto di verità – ritiene incomprensibile la rinuncia a 37 miliardi di euro disponibili per aiuti finanziari da destinare al sofferente sistema sanitario italiano, così provato dai mesi terribili della pandemia. Disponibili con condizionalità blande che nulla hanno a che vedere con condizioni finanziarie lacrime e sangue, troike, limitazioni di sovranità nazional-decisionale di precedenti applicazioni del Mes-Fondo salvastati da parte della UE in epoca di presidenza Junker. In Spagna, Portogallo, Grecia in particolare.

Dopo la premessa una proposta. Se siamo nell’impasse, se la politica per amore di opinione e di equilibri interni decide di non decidere su di una questione sintetizzabile in una espressione – una montagna di soldi da richiedere e da investire – perché non chiediamo agli italiani come la pensano e dunque di pronunciarsi al riguardo?

Ecco come e quando. Il 17 luglio la ministro degli Interni Luciana Lamorgese ha firmato la circolare che fissa come data per le prossime elezioni regionali ed amministrative il 20 e 21 settembre. Anche se si è registrato qualche immancabile mugugno a proposito della data da parte di presidenti delle Regioni, nelle due giornate si dovrebbe votare per eleggere governatori e consigli regionali in Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Puglia (Emilia-Romagna e Calabria avevano già rinnovato i loro organi il 26 gennaio). In più sono da eleggere sindaci e consigli comunali in 1.144 municipalità, di cui 19 capoluogo di provincia. Se è vero che queste elezioni non interessano tutto il paese ma una parte, il 20 e 21 settembre i seggi elettorali (se possibile, per favore, non negli edifici scolastici ma in palestre, uffici comunali, altri spazi pubblici coperti utilizzabili) dovranno comunque aprirsi dappertutto. In quanto dal Brennero a Lampedusa si vota anche per il referendum sul taglio dei parlamentari.

Ebbene, perché non aggiungere a questo referendum (che con un po’ di buona volontà potevamo risparmiarci, visti gli esiti scontati) un secondo referendum? Con un quesito ben comprensibile. Ad esempio: “Siete favorevoli all’impiego nella Repubblica Italiana del Mes dell’Unione Europea per investimenti finalizzati al potenziamento ed ammodernamento del settore sanitario?”. E sotto i due soliti quadratini con dentro “sì” oppure “no” da segnare con la matita. Punto e basta.

Anche per uscire dalla malattia, dalle incertezze, dalle ambiguità. Anche per capire se l’arcipelago Cinque Stelle, Salvini, Meloni sono in sintonia o meno con la valutazione prevalente degli italiani.

Se su dieci italiani che vanno a votare sei o sette pensano che possiamo rinunciare a queste risorse finanziarie per investimenti così strategici finalizzati all’ammodernamento di un settore tanto cruciale per tutti noi ci si mette una pietra sopra. Sarebbe un tipico caso di “miseria e nobiltà”: avere un bisogno evidente di aiuto ma fare gli schizzinosi, i preziosi. I nobili, appunto, per non abbassarsi a riscuoterli ed utilizzarli. A motivo – si afferma - di evitare ingerenze della UE. Procedure che appartenevano però ad un altro Mes, del tutto annacquate nella nuova versione, diciamo così, ad indirizzo sanitario.

Ma se i sei o sette su dieci di sopra ritengono autolesionistico rinunciare che non ci sia posizione ideologica preconcetta che tenga. Ognuno dalle parti di Palazzo Chigi, Palazzo Montecitorio, Palazzo Madama lasci le sue personali elucubrazioni mentali a casa e si adegui a ciò che vuole il cosiddetto “popolo”. Spesso irrazionale ma tante volte – è dimostrato – assai più giudizioso dei suoi rappresentanti politici.

Siamo ancora in tempo per fare pronunciare i cittadini il 20 e 21 settembre al solo costo della stampa delle schede referendarie visto che i seggi si devono comunque allestire e gli scrutatori pagare per le operazioni elettorali già in cantiere?

 di Pino Scorciapino

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