E' bello riappropriarsi della piazza per gridare libertà

Reportage | 4 dicembre 2019
Condividi su WhatsApp Twitter

Le «sardine» riempiono le piazze come fece Grillo a Bologna con il Vaffa day.
È un fenomeno divertente. È bello riappropriarsi della piazza. Una piazza può gridare libertà.
L'affermazione di Francesco Guccini- in una recente intervista- spiega meglio di mille lunghi discorsi il fenomeno di cui tanto si parla in queste settimane. Non meravigli il paragone con le piazze grilline anche se, forse, avrebbe più appropriatamente potuto citare le piazze del movimento dei girotondi dopo la sconfitta del centrosinistra nel 2001; ma tant'è. 

Ricordate la durissima contestazione di Nanni Moretti nei confronti dei dirigenti della sinistra italiana nel corso di un comizio a Piazza Navona dove venne invitato a parlare dagli stessi politici che avrebbe attaccato? E' un fenomeno che si è più volte ripetuto nella storia recente del nostro paese: di fronte ad una situazione politica paralizzata dai veti reciproci ed a un vuoto di rappresentanza, è la capacità di mobilitazione dal basso di forze ed energie presenti nel territorio a fare la differenza. La novità, in questo caso, è che la scintilla sia scaturita dalle generazioni più giovani e sia esente da estremizzazioni ed ideologismi di varia natura. Mi ha colpito, nel corso dell'intervista del fondatore del movimento Mattia Santori a “Che tempo che fa” l'insistenza sulla necessità di tornare ad un linguaggio della politica che affronti il merito delle questioni e che rinunci al continuo scambio di invettive- ormai giunto al livello dei latrati canini- che accompagna da tempo il dibattito politico italiano. Un movimento che non nasconde le proprie idee: ”In questo momento colmiamo un vuoto di rappresentanza- ha dichiarato Santori intervistato da La Presse- “ quindi i casi sono due: o fondiamo un partito o presentiamo le nostre istanze a chi politica già la fa. Che siano Pd, M5S o destra moderata. Arriveremo a quattro, cinque o sei punti su cui chiederemo alla politica di lavorare.» 

Di un nuovo partito non si avverte francamente il bisogno, mentre urge ed appare indifferibile una fase nuova della politica. Si prenda, ad esempio, il dibattito in Parlamento sul MES, il cosiddetto meccanismo di stabilità europea. Su una complessa questione esclusivamente attinente alla politica finanziaria dell'Unione e che aveva condotto il precedente governo Conte alla conclusione di un'intesa tecnica in sede di Eurogruppo (consiglio dei ministri dell'Economia) che avrebbe dovuto trovare sanzione politica nella riunione del Consiglio Europeo fissato per il 12 e 13 dicembre, Matteo Salvini ha scatenato un'immonda caciara facendo leva sulla paura degli italiani che la cattiva Europa voglia mettere mano nelle loro tasche; seguendo a ruota, “Io sono una donna” Giorgia Meloni gli è andata dietro con gli argomenti del più becero sovranismo della peggiore destra europea. Fin qui, si potrebbe sostenere, niente di strano: è il ruolo dell'opposizione volgere in criminale tutto quanto il governo proponga, contando sul fatto che l'opinione pubblica ha dimenticato che proprio il “capitano” era vice presidente del Consiglio del governo che aveva negoziato l'accordo. Siamo nell'Italia dei Cinque Stelle, però, e non poteva mancare il “coup de theatre”: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, l'altro vicepresidente del Conte 1, ha pensato bene di tirarsi indietro e, con una serie di dichiarazioni pronunciate nel suo forbitissimo italiano, ha tentato di impallinare il primo ministro designato all'epoca dal suo stesso partito. Ne è seguita la gazzarra di ieri in entrambi i rami del Parlamento che un po' fa vergognare per il livello al quale sono giunti gli eletti dal popolo. Tutto ciò mentre il governo è costretto a dichiarare di non avere una soluzione praticabile per l'Alitalia, nel momento in cui il più grande sito siderurgico europeo ha rischiato di chiudere perché la multinazionale dell'acciaio che lo aveva rilevato tenta di venir meno ai propri impegni e l'Italia continua a “godere”del tasso di disoccupazione e giovanile più alto d'Europa. 

E' davvero singolare che, mentre negli altri grandi paesi dell'Unione Europea (dalla Spagna, alla Germania, alla Gran Bretagna dell'ormai evidente fallimento della Brexit) il sovranismo è indubitabilmente in crisi e il ventaglio politico che va dalla sinistra ai verdi, ai liberal democratici pare riconquistare terreno rispetto all'offensiva delle destre -attraverso una radicale revisione programmatica e un ripensamento delle proprie forme organizzative- l'Italia appaia condannata ad un politicismo senza politica che rischia di mettere in discussione anche lo sforzo che in qualche modo il governo in carica ha fatto per rimediare ai danni dell'anno e mezzo di pressapochismo e improvvisazione del governo gialloverde. Esecutivo, quest'ultimo, che sarà ricordato solo per la ferocia con cui ha impedito a tanta povera gente in cerca di un destino meno doloroso, di approdare nei porti italiani. Benvenute sardine, pesce dall'apparenza modesta ma dal ricco apporto nutritivo. Di quel nutrimento di cui la politica italiana ha bisogno per liberarsi dalle scorie dell'antipolitica e dal “casino totale” (rubo il titolo di un romanzo di Jean Paul Izzo) in cui siamo precipitati.

 di Franco Garufi

Ultimi articoli

« Articoli precedenti