Due domande, più una, al Presidente Crocetta

Economia | 16 gennaio 2015
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In occasione dell'incontro tra il sottosegretario alla presidenza Graziano Del Rio ed il presidente della Regione sarebbe utile chiarire preliminarmente alcune questioni dirimenti per la valenza stessa dell'operazione di risanamento finanziario che si vuol incardinare. Rivolgo a tal fine al presidente della Regione ed all'assessore al bilancio due domande (oltre alla domanda finale cosiddetta delle “cento pistole”).

1) Come viene coperto l'esborso previsto dall'articolo 9 della legge regionale sull'esercizio provvisorio? Tale articolo prevede che si possa provvedere “al concorso al risanamento a carico della finanza pubblica a carico della Regione Siciliana, determinato in 1.112,383 milioni di euro...mediante l'utilizzo del fondo per lo sviluppo e la coesione.” Operazione non nuova, dato che un appostamento di oltre 400 milioni esisteva nella scorso bilancio, ma che ora, moltiplicata per tre, dirotta verso la spesa ordinaria una parte rilevante delle risorse destinate allo sviluppo. Ma c'è di più. L'FSC è composto di due parti ben distinte: il residuo della programmazione 2007-2013 e la nuova programmazione finanziata dalla legge di stabilità del 2014 ma non ancora- per quanto mi risulta- resa operativa dalle indispensabili delibere Cipe. Dalla Bozza di DPEF risulta una disponibilità residua sull'FSC della vecchia programmazione pari a 1.274 milioni di euro. Sono queste le risorse previste a copertura dell'art.9? Se la risposta fosse positiva, confermerebbe che la crisi finanziaria della Regione è ormai avviata su una china talmente ripida da far temere il precipizio. Ma al peggio non v'è fine: se infatti la risposta fosse invece che si intende utilizzare la programmazione del FSC 2014-2020, basta guardare le tabelle allegate alla legge di stabilità dello scorso anno per rendersi conto senza equivoci che per il 2015 non esiste la disponibilità finanziaria sufficiente.

2) Si può finalmente fare chiarezza sulla vicenda del PAC? Si continua a parlare di un prelievo di 1.220 milioni da parte del Governo nazionale. Ho ritrovato questa cifra sia nell'intervista al Sole 24 Ore del vicepresidente di Confindustria Alessandro La Terza (11 novembre2014 che quantifica in 1200 milioni “le spese non avviate e non rilevate di quel piano” ammontante nel suo complesso ad oltre 12 miliardi, sia nell'ormai famosa intervista al Mattino nella quale Del Rio lamentava che la Regione siciliana avesse ancora non impegnati, 1.200 milioni di euro su 2.050 di dotazione finanziaria (compresi i 242 milioni dell'ultima riprogrammazione del FSE oggetto in questi giorni di polemiche per il ritardo procedurale che sta impedendo l'erogazione della cassa integrazione in deroga per il lavoratori della formazione professionale) . Come dicono i giallisti: due indizi sono già quasi una prova. Se il Governo avesse prelevato per intero queste risorse dalla Sicilia, si tratterebbe di una gravissima sottovalutazione della gravità della situazione economica e sociale della Sicilia. Però sarebbe anche la dimostrazione di un'insopportabile incuria da parte dell'Amministrazione regionale che ha perso tempo prezioso ed ha sottovalutato la cogenza dei termini indicati . Tutto ciò, come ho avuto già modo di scrivere, non giustifica che i soldi per la decontribuzione delle nuove assunzioni siano stati prelevate dalle risorse destinate al Mezzogiorno. E' possibile che le altre regioni siano state così virtuose ed abili da sottrarsi al taglio e solo la Sicilia abbia pagato per tutte? E' una pagina oscura che conviene chiarire alla vigilia di un confronto con il Governo nazionale che sarà decisivo per le sorti dell'isola. Molti, anche tra i politici, non avevano compreso per tempo come la prima delle conseguenze della sentenza della Corte Costituzionale sulle funzioni dello Commissario dello Stato sarebbe stata che a più libertà corrispondono maggiori responsabilità. Ciò in un momento in cui l'autonomia è al suo minimo storico: Pif, che fa l'artista, non è tenuto a sapere che le ferrovie appartengono ad una holding di proprietà dello Stato e ha sbagliato esempio; ma che la Regione, così come oggi essa è, non sia più un organismo vitale è sotto gli occhi di tutti. La vicenda della riforma delle province e la constatazione che non si potrà fare il bilancio senza il consenso politico ed il contributo finanziario dello Stato ne sono la prova evidente. 

La domanda delle cento pistole, quella a cui è più difficile dare risposta: a quando una discussione seria sull'autonomia e su quello che essa rappresenta oggi per la Sicilia? 

 di Franco Garufi

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