Dove si trovano i migranti nelle province italiane

Economia | 19 marzo 2022
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Rappresentano appena lo 0,13% dei 59 milioni di italiani nel 2020, meno della metà (0,29% nel 2018) rispetto al periodo pre-Covid. Gli immigrati nei centri di accoglienza costituiscono una percentuale esigua se rapportata alla popolazione italiana. Un valore che è ulteriormente diminuito per via della pandemia e delle relative restrizioni che questa ha comportato anche negli arrivi. Si è passati, infatti, dai 131.425 immigrati del dicembre 2018 agli 87.920 del 2019, per giungere agli appena 76mila del dicembre 2020. Nel biennio considerato si è registrata, pertanto, una contrazione del 42% delle presenze totali nei centri di accoglienza nell’intero territorio nazionale. La percentuale degli immigrati ospitati nei centri di accoglienza si mantiene irrisoria anche considerando solo gli abitanti dei comuni in cui tali centri insistono (circa 37 milioni), salendo appena allo 0,21%. Non c’è, dunque, nessuna invasione del nostro territorio da parte degli immigrati stranieri.

Restringendo lo sguardo a livello locale, secondo i dati elaborati da Openpolis partendo da quelli raccolti da Centri d’Italia, la situazione dell’accoglienza nelle province italiane si presenta eterogenea nel biennio 2018-2020. Considerando i valori assoluti, la provincia di Roma è quella ad aver perso più presenze immigrate: - 1.871, pari a -32,7%. Se, invece, si guarda al rapporto tra il numero di presenze e il numero di residenti, la diminuzione più consistente di immigrati si è registrata a Belluno (-94%), a Caltanissetta (-80%) e a Macerata (-79,5%), mentre Bari è l’unica provincia in controtendenza avendo avuto un andamento positivo, seppur di lieve entità. Il quasi annullamento della popolazione immigrata nei centri di accoglienza della provincia veneta è stato dovuto alla chiusura di 37 centri in due anni. Nel 2018, infatti, erano 52 le strutture attive sul territorio. Due anni dopo, invece, appena 15. Questo ha portato a un forte ridimensionamento delle presenze, passate da 383 ad appena 23. Per quanto riguarda la provincia siciliana, invece, la contrazione degli immigrati è da ricondurre sia alla chiusura di 10 strutture di accoglienza sia alla drastica riduzione delle presenze nel centro di prima accoglienza (passate da 405 a 5). Non è, comunque, chiaro se tale fotografia immortali un cambiamento strutturale o soltanto la situazione al momento della rilevazione. Il dato su cui, invece, occorre fare più affidamento è quello relativo alla capienza. A tal proposito, facendo riferimento sempre al territorio nisseno, si evince una riduzione della capienza ma in modo meno netto. Si è passati, infatti, da 821 a 667 posti nel biennio considerato. Relativamente alla provincia marchigiana, le ragioni del significativo calo sono da ricercare nella chiusura di 28 centri.

Ad oggi, comunque, le presenze di immigrati più numerose sono nelle grandi città. Roma ha il primato con 3.844 presenze giornaliere nel 2020, seguita da Torino (3.783), Milano (2.824) e Napoli (2.081). Se, tuttavia, si rapportano queste cifre alla popolazione residente nella provincia di riferimento, la prima provincia italiana è Trieste, dove le presenze ammontano allo 0,47% dei residenti. La seguono Rieti, con lo 0,4%, e Crotone, con lo 0,36%. Relativamente alla disponibilità di posti nei centri di accoglienza in rapporto a 100 abitanti è Isernia a vantare il primato italiano con una percentuale pari allo 0,56%. Non può, però, passare inosservato che tale percentuale si è più che dimezzata rispetto al 2018, quando tale valore era pari a 1,4%. Belluno, invece, è la provincia con il più basso rapporto tra ospiti e residenti (0,01%).

 di Alida Federico

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