Donne, il termometro della crisi è incandescente
Attraverso l’ascolto di un campione composto da 521 donne su tutto il territorio nazionale e rappresentative della componente femminile italiana per età e area geografica di appartenenza, l’Eurispes ha cercato di offrire degli spunti di riflessione sulla condizione delle donne nel nostro Paese su alcuni argomenti “chiave”: lavoro, condizione economica, consumi, salute, valori e criticità.
Lavoro e
conciliazione. Ben poco è
cambiato per le donne negli ultimi decenni: permane un scenario immobile
soprattutto per quanto riguarda i problemi di fondo del sistema occupazionale a
livello di inclusione e retribuzione. Se le donne lavoratrici hanno un livello
di istruzione superiore a quello raggiunto dagli uomini (sono 3,5 milioni le
laureate contro 2,9 milioni), il livello salariale continua ad essere più
favorevole per questi ultimi. Il gap retributivo di genere è in Europa al 16,4%
e in Italia arriva al 7,3%, un dato positivo ma solo in parte: all’interno del
trend 2008-2013 emerge un aumento del 2,4%. Il nostro Paese è penultimo nella
classifica a 28 per la differenza di genere tra occupati (19,9%) con un tasso di
occupazione del 69,8% per gli uomini contro il 49,9% delle donne (dati
Eurostat).
Eppure, secondo
l’indagine Eurispes le lavoratrici sembrano meno preoccupate dagli aspetti
economici del proprio lavoro. È piuttosto la conciliazione tra i tempi
lavorativi e quelli personali e familiari a far emergere le maggiori
criticità.
Le donne lamentano
soprattutto la mancanza di spazi da dedicare a se stesse a causa dei tempi
lavorativi (68,3%) e segnalano la difficoltà di far conciliare lavoro e famiglia
(50%). Anche l’assenza di stimoli professionali è considerata un peso per le
lavoratrici (47,7%) al pari del carico di lavoro troppo oneroso al quale sono
sottoposte (41%).
Sul versante dei
diversi fattori economici evidenziati nell’indagine solo le voci relative alla
difficoltà di arrivare con lo stipendio alla fine del mese (51,3%) e
l’impossibilità di fare progetti per il futuro (56,3%) risultano preponderanti.
Tanto che un donna su 5 ammette di avere un doppio lavoro.
La propensione a
trasferirsi in un altro Paese è molto elevata tra le donne (45,1%), disposte a
cambiare vita soprattutto per accedere a maggiori opportunità di lavoro
(67%).
Condizione
economica e consumi. Nonostante l’anno
si sia aperto con lievi segnali che fanno sperare e accennano ad una ripresa sul
fronte dei consumi, le conseguenze della congiuntura economica, che hanno
attanagliato l’Italia a partire dal 2008, saranno un fardello difficile da
scrollarsi di dosso. Permangono inoltre
comportamenti di risparmio preventivo e una rinnovata attenzione alle
spese, messi in atto anche da quanti sono solo stati sfiorati dalla
crisi.
La divisione dei
compiti all’interno delle famiglie tende sempre più ad essere paritetica, eppure
le donne continuano in larga parte ad avere in mano nella gestione familiare e
ad essere un buon termometro per misurare lo stato economico delle famiglie.
Inoltre, esse sono particolarmente attente ai consumi e alle nuove tipologie di
acquisto adottate negli ultimi anni per far fronte alle spese.
Nel quadro di
difficoltà generale più di 7 donne su 10 (74,9%) hanno visto peggiorare
nell’ultimo anno la situazione economica personale in maniera grave o parziale,
tanto che solo il 12,9% ha la possibilità di risparmiare.
La necessità di
rivedere i propri stili di vita e di attivarsi per razionalizzare le spese ha
portato molte a preferire, per gli acquisti dei beni di prima necessità e la
spesa alimentare, i discount (70,1%). In parallelo, si evita di mangiare fuori
casa (81,4%) ammortizzando il costo di ristoranti e pizzerie e riscoprendo la
convivialità delle cene a casa tra amici (77,8%) o in famiglia con genitori e
parenti (50%).
Aspettare i saldi
(87,9%) e ricercare punti vendita più economici come grandi magazzini, mercatini
o outlet (84,1%) è una delle strategie anticrisi che sembrano essersi ormai
radicate nei comportamenti femminili di acquisto. E una nuova tendenza sembra
prendere piede con il numero crescente (44%) delle donne che si rivolgono sempre
più al mercato dell’usato.
La possibilità di
godere del tempo libero e della cura personale si contrae per 8 donne su 10 che
rinunciano con sempre maggiore frequenza all’estetista, al parrucchiere o
all’acquisto di articoli di profumeria, preferendo magari alternative
“casalinghe”.
L’arte di
arrangiarsi al femminile cambia anche negli spostamenti: con un costo dei
carburanti gravoso, l’alternativa migliore è quella di usare di più i mezzi
pubblici (41,8%). Mentre l’e-commerce si usa soprattutto in caso di sconti e
offerte speciali (47,2%).
Sebbene siano
amatissimi e considerati come “di famiglia”, anche i pet iniziano a subire i
riverberi di un’economia stagnante: il 47,6% delle donne ammette di tagliare
anche sulle spese precedentemente a loro dedicate.
Valori
etici. Le donne
confermano una particolare sensibilità sulle questioni etiche e dei diritti
della persona. Si dicono favorevoli alla tutela giuridica alle coppie di fatto
indipendentemente dal genere (67,2%), all’uso della pillola abortiva (57,4%),
all’eutanasia (55,5%) e al testamento biologico (68,3)%, ma anche alla
legalizzazione della prostituzione (62%). Eppure sono sembrano meno aperte su
questioni che le riguardano da vicino: il 47,6% appoggia la possibilità di
ricorrere alla fecondazione eterologa e il 49,3% la tecnica dell’utero in
affitto.
Salute e
criticità. Nell’ultimo
anno il 27,8% delle donne si sono rivolte ad uno psicologo e il 18,4% ha fatto
uso di psicofarmaci. Il 7,7% ha ammesso di aver subito forme di stalking e il
21,1% di essere a conoscenza, per via indiretta, di vittime di questo
fenomeno.
Il 59,1% delle donne
che navigano sul Web (79,8%) ama l’e-commerce, ma solo il 49,8% controlla online
il proprio conto bancario e il 31,5% vi paga le bollette. Sono esempi questi di
come sia ancora molto lungo il cammino verso la digitalizzazione dei servizi,
che otterrà un successo solo parziale se
non sarà affiancato ad un serio programma di
educazione ai media rivolto ai cittadini. Si rischia infatti di avere a
disposizione strumenti elettronici di cui non si conosce l’esistenza o dei quali
non si hanno le conoscenze per fruirne.
Il 61,8% delle donne
che usano Internet va sui social, tra questi soprattutto su Facebook (94,2%):
moltissime (41,3%) vi passano del tempo partecipando ai giochi più diffusi, come
Farmville, Camelot, ecc., e sperano di conoscere persone nuove (40,5%), oppure
chattano (73,6%). Un’esposizione che può essere anche rischiosa, come rivela il
41,7% delle donne che ha sentito violata la propria privacy su Facebook a causa
della pubblicazione da parte di altri di foto in cui era presente. Una
internauta su dieci (11,8%) frequenta invece siti di
incontri.
Ultimi articoli
- La marcia del 1983, si rinnova la sfida alla mafia
- Bagheria, consiglio
aperto sulla “marcia” - La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione