Donne e bambini impoveriti dalla pandemia
Il rapporto “Mai più invisibili: Index 2021”, presentato da WeWorld, fotografa lo spaccato di un’Italia frammentata, in cui le diseguaglianze aumentano non solo tra le donne, i bambini e gli uomini, ma anche tra le donne e i bambini che vivono in territori diversi. I divari più importanti tra territori riguardano la dimensione educativa dei bambini e quella economica per le donne. La regione più virtuosa nella classifica 2021 è il Friuli-Venezia Giulia seguito da Trentino-Alto Adige/Südtirol ed Emilia Romagna. Troviamo poi la Valle d’Aosta e la Lombardia. Altre regioni del Nord e del Centro occupano la parte centrale della classifica, mentre, in coda, vi sono le regioni del Sud Italia: la Puglia, la Calabria, la Campania e all’ultimo posto la Sicilia.
Prendendo in esame il report 2020 si registra un peggioramento generale dell’indice, perlopiù dovuto agli effetti del Covid-19. Per quanto riguarda la condizione degli under 18, il divario tra Regioni è particolarmente accentuato per quasi tutti i punti di osservazione; quanto alla condizione femminile, educazione/formazione e piano economico sono le dimensioni che evidenziano il gap più ampio. Nel 2020, il tasso di occupazione femminile ha registrato un -2,58%, a fronte di un calo dell’occupazione maschile dell’1,67%. Una donna su due dichiara di temere la perdita del lavoro. Il tasso di occupazione femminile nazionale (15/64 anni) è del 49,4%; prima in classifica con il 62,3% è la Valle d’Aosta; in coda alla classifica la Campania, con il 29,4%.
Se in Italia il tasso di occupazione femminile è distante 14 punti percentuali da quello maschile (49,4% rispetto al 63,3% nel 2020), nelle ultime Regioni in classifica per tassi di occupazione femminili (ma anche maschili) la forbice si allarga. La situazione occupazionale delle donne con figli è ancora più svantaggiata, sia rispetto agli uomini, sia rispetto alle donne senza figli. Tra le varie dimensioni considerate, l’educazione è quella in cui si registrano maggiori successi nell’empowerment delle donne, il differenziale di genere a favore delle donne nell’istruzione si ribalta del tutto nel mercato del lavoro a favore degli uomini: le donne vivono ancora molte discriminazioni, a partire da stipendi inferiori, settorializzazione in alcune mansioni e ambiti lavorativi e scarsa rappresentanza a livello manageriale. Se nel 2019, il 30% delle famiglie ha avuto accesso a reti di nuova generazione, le differenze territoriali tuttavia continuano ad esser evidenti: in alcune Regioni come il Lazio, la Liguria e la Campania, la quota di famiglie con banda ultralarga supera il 40%, mentre in altre non arriva nemmeno al 10%, come nelle Marche o in Molise (Bes, 2020). La chiusura delle scuole e la didattica a distanza hanno inevitabilmente acuito le diseguaglianze sociali tra chi aveva le risorse per seguire le lezioni online e chi no. Anche qui si rileva un divario considerevole tra il Sud e il Nord (di circa 20 punti percentuali). In Italia il 66,7% delle famiglie dispone di un computer e della connessione internet: in Trentino-Alto Adige il 74,1%, in Basilicata il 53,3%. Si può dunque supporre che le diseguaglianze tra Regioni già esistenti prima del Covid-19 rispetto alle performance degli studenti e ai tassi di abbandono scolastico si aggraveranno considerevolmente.
Lo status di salute delle donne italiane, infine, varia tra regione e regione: le residenti nel Mezzogiorno presentano una condizione di svantaggio sui principali indicatori di salute. Su alcuni indicatori vi sono anche significativi differenziali di genere: l’indice di salute mentale vede le donne in svantaggio rispetto agli uomini, ma anche la percentuale di donne che praticano sport in maniera continuativa è inferiore a quella degli uomini (22,2% vs 31,2%, cfr. HFA, 2020). La salute mentale delle donne e il carico di lavoro domestico e familiare si sono ulteriormente aggravati nei mesi di lockdown del 2020 e nelle restrizioni adottate successivamente.
Le diseguaglianze socio-economiche- secondo il Rapporto di Alleanza per l’Infanzia, EducAzioni 2020- si sommano a quelle territoriali. I figli di genitori a basso reddito e a bassa istruzione frequentano meno i servizi per l’infanzia, hanno meno probabilità di proseguire gli studi terziari e rischiano maggiormente di cadere in povertà. In Italia il tasso di abbandono di istruzione e di formazione è del 13,5% (persone 18-24 anni che hanno conseguito solo la licenza di scuola secondaria di I grado e non sono inseriti in un programma di istruzione o formazione). Secondo i dati Eurostat 2020, in Veneto, l’8,4%; in Sicilia, il 22,4%. Negli ultimi anni è migliorata la situazione legata alla criminalità e oggi l’Italia è uno dei Paesi più sicuri al mondo rispetto al rischio di essere vittime di omicidio volontario: 0,53 omicidi per 100mila abitanti. Aumentano invece le vittime in ambito familiare o affettivo: 135 nel 2002 e 150 nel 2019 (57 uomini e 93 donne). La violenza contro le donne, i bambini e le bambine ha delle conseguenze gravi non solo sui diretti interessati, ma anche sull’intera società. Bambini vittime di violenza, o di violenza assistita, subiscono conseguenze sulla salute fisica e mentale nel breve e nel lungo periodo, e avranno maggiori probabilità di riprodurre o subire comportamenti violenti una volta adulti (WeWorld, 2019). Nei maltrattamenti in famiglia 8 vittime su 10 sono donne e in 6 casi su 10 l’autore della violenza è il partner, il convivente o l’ex partner (Polizia di Stato, 2020). Nel 62% dei casi, i figli hanno assistito alla violenza, nel 18% dei casi l’hanno anche subita (Unicef, 2020a).
Melania Federico
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