Dissanguata da spese e debiti la Sicilia affonda
La legge finanziaria per l'anno 2021 è stata approvata il 1 aprile dall' Assemblea Regionale Siciliana tra molte polemiche, anche interne alla maggioranza. Tanto che Gianfranco Micciché, presidente dell'ARS assurto di recente agli onori della cronaca per le “serene” affermazioni - degne dell'understatement britannico- relative alla mancata vaccinazione dei deputati, ha dichiarato:”E' saltato il banco”, mentre una serie di norme presentate dal governo venivano bocciate dal voto segreto d'aula. Da parte sua il presidente Musumeci, duramente colpito dalla vicenda giudiziaria che ha costretto alle dimissioni l'assessore alla Salute Ruggero Razza, suo delfino, ha denunciato la presenza di “ascari” nella maggioranza. Citazione in verità impropria perché gli ascari erano i parlamentari meridionali che contrattavano con Giolitti il voto favorevole al governo, mentre in questo casi si è trattato banalmente di vendette nel segreto dell'urna da parte di deputati di maggioranza non accontentati nelle loro richieste. Meglio sarebbe definirli iscritti al partito del “Ppi mmia chi c'è?” che ha dominato in passato in molte assemblee elettive dell'isola.
Non si può discutere perciò dei contenuti di questa legge di bilancio senza partire dalla constatazione che Giunta di governo ed Assemblea sono ormai in preda alla paralisi; la recente inchiesta giudiziaria promossa dalla procura della Repubblica di Trapani- quali che saranno i suoi esiti- proietta comunque un'ombra inquietante sulle modalità con cui l'amministrazione regionale ha affrontato la pandemia. Anche nell'ipotesi migliore, cioè qualora non emergessero reati penali, emergono dalle intercettazioni linguaggi e attitudini ciniche indegne di chiunque ricopra incarichi pubblici. Va tuttavia detto con onestà che inquieta, in quest'inchiesta come in quella della stessa procura sulle ONG, il ricorso spregiudicato alla pubblicazione delle intercettazioni di indagati e non indagati. Siamo al capolinea: è la quarta legislatura di fila che si infrange contro fatti traumatici con delicati risvolti di legalità: Cuffaro e Lombardo del centrodestra, il centrosinistra a trazione “Sicindustria” di Rosario Crocetta, questo destra-centro di Nello Musumeci che si era presentato all'insegna dell'autodichiarato perbenismo della vecchia destra di tradizione missina. E' la fine di un ciclo dell'autonomia segnato dall'incapacità di entrambi gli schieramenti di realizzare le riforme urgenti ed indispensabili in un corpaccione segnato da un centralismo regionale che si accoppia all'inefficienza, di cui la pandemia ha fatto drammaticamente esplodere limiti ed insufficienze. Perciò in questa Finanziaria c'è poco e la situazione reale rendeva pressoché impossibile potesse esserci altro. Lo dice, anche se cerca di nascondersi dietro l'enfasi delle sue affermazioni, lo stesso assessore all'Economia Gaetano Armao: “ una concezione innovativa del bilancio che, in un momento di crisi drammatica, riprogramma circa 400 milioni di risorse Ue: 250 milioni per misure alle categorie più colpite, 100 milioni dall’accordo con la Bei per sostenere anche imprese non bancabili, più altri 50 milioni di ristori.”
Tradotto in italiano significa che non c'è un euro per le misure di intervento per l'economia e si è dovuto ancora una volta ricorrere al dirottamento verso la spesa ordinaria di risorse rinvenienti dalle politiche di coesione che avrebbero dovuto essere aggiuntive. D'altro canto è stato possibile concludere la sessione di bilancio solo in seguito alla stipula il 14 gennaio scorso dell'accordo di finanza pubblica tra stato e regione e delle relative norme tributarie, che ha imposto una riduzione strutturale delle spese correnti, il piano di rientro delle società partecipate, ed una riduzione delle spese correnti pari al 3% a fronte dell'impegno dello stato a consentire il ripiano decennale del disavanzo superando così la questione può volte sollevata dalle Sezione riunite per la Sicilia della Corte dei Conti.
Nel Bilancio 2021-2023 appena approvato il totale delle spese per l’anno 2021 risulta pari a 19,09 miliardi di euro: 14,62 miliardi per spese correnti; 304 milioni di euro per spese in conto capitale; 1,07 miliardi di euro per spese finanziarie; 2,52 miliardi di euro per rimborso prestiti; 390 milioni di euro per partite di giro; 100 milioni di euro per accantonamento prudenziale per disavanzo presunto. Le entrate tributarie nel triennio sono stimate in 11,79 miliardi di euro (2021), 11,13 miliardi di euro (2022) e 11,55 miliardi di euro (2023). In realtà, perciò, le risorse regionali destinate agli investimenti sono una parte minima della manovra e per la maggior parte a carico di flussi di spesa extraregionali. Insomma, se si fanno i conti veri, circa il 95% del bilancio è destinato alla spesa corrente.
Tra le poche cose da segnalare che abbiano riferimento alla vita delle persone v'è senza dubbio la stabilizzazione per 4571 lavoratori delle ASU (precariato storico), un fondo di dieci milioni per i lavoratori stagionali, per il settore del wedding, per le maestranze dello spettacolo e per il comparto moda. Si è conclusa la lunga e tormentata vicenda di Riscossione Sicilia con il subentro dell'Agenzia delle Entrate. Inoltre sono previsti fondi per gli studenti disabili e la discussa riforma della commissione VIA/VAS. Nel tutti contro tutti finale, il presidente Musumeci è comunque riuscito a portare a casa il nuovo inquadramento con conseguente aumento di stipendio per la sua portavoce, che aveva suscitato vasta eco negativa.
Ciò che più preoccupa è che una Regione e in queste condizioni, con una maggioranza sfilacciata ed un'opposizione che non appare fino in fondo consapevole della gravità della situazione e non mostra di essere dotata di proposte alternative arriveranno circa venti miliardi di risorse europee del Recovery plan che non si capisce da chi e come potranno venir spese nei tempi stretti previsti dal regolamento approvato a Bruxelles dalla Commissione. Stavolta, davvero, l'autonomia speciale corre il rischio di affondare e con essa per intero l'economia e la società siciliane.
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