"Dilettanti cercansi per rianimare l'università"

Cultura | 9 agosto 2015
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L' università è il regno del sapere universale, interdisciplinare e trasversale, o quello degli specialisti fine a se stessi? In tempi in cui tutti sembrano intendersi tutto e lo specialista per professione prova a prendere il posto del politico, dell' intrattenitore e persino del cuoco, Gianfranco Marrone, ordinario di Semiologia all' università di Palermo, prova a indagare le strategie del sapere con un libro, articoli più interviste, dal titolo emblematico "Dilettante per professione", Torri del Vento edizioni. 

Nel suo libro si parla di "ignoranti istruiti" e "dilettanti per professione"; qual è la differenza?

 «L' ignorante istruito è la vittima dell' iper/ specializzazione, è lo specialista della più settoriale disciplina che in virtù del suo sapere si arroga il diritto di potere parlare su tutto. Il dilettante per professione è colui che non sapendo di nulla in particolare, conosce un po' di tutto. Uno che spazia da un sapere all' altro e che è un po' scomodo a tutti, perché conoscendo più linguaggi è capace di letture trasversali. La semiologia è il campo per eccellenza del dilettante per professione ».

 L' università è luogo di dilettanti per professione o ignoranti istruiti? 

«Il problema dell' università è che manca persiste questa obsoleta distinzione tra discipline scientifiche e sapere umanistico. Si procede per dipartimenti e discipline, un proliferare di "sotto-settori" che impediscono l' auspicata contaminazione del sapere e anche il conflitto, che è il carburante del pensiero critico. Purtroppo molto spesso io non so di cosa si occupa il collega che lavora nella stanza a fianco la mia. O altra aberrazione, da semiologo pubblico in riviste di linguistica, ma anche di matematica o antropologia, ma fanno punteggio ai fini della carriera universitaria solo quelle di settore, quando io credo che dovrebbero valere doppio. Deve cambiare questa regola fatta da un oscuro burocrate che come obiettivo doveva solo far tornare i conti. Credo di avere risposto».

 Cosa chiede al nuovo rettore?

 «Vorrei un rettore che costringesse letterati, ingegneri, medici, avvocati a sedersi una volta al mese intorno al tavolo per raccontarsi di quello che stanno studiando. Riunioni e consigli che abbiano come oggetto l' esplorazione dello studio dei colleghi delle altre discipline. E non riunioni solo per gestire il potere». (La Repubblica)
 di Eleonora Lombardo

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