Decalogo al governo per salvare i beni confiscati

Società | 17 maggio 2015
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Sono  64.772 i beni di provenienza mafiosa sequestrati o confiscati in Italia, di cui 21.228 in Sicilia. I beni confiscati sono 46.799, ben 32.983 dei quali riferiti al periodo 2011-2015; anche qui è netta la prevalenza delle regioni meridionali con la Sicilia che dal 2011 al 28 febbraio 2015 ha sottoposto a confisca da sola il 34,3% (11.327 su 32.983) dei beni interessati da questo provvedimento. Palermo, naturalmente, è in testa alla classifica dei dati a livello di Distretti di Corte d'Appello con 6.505 casi; tuttavia l'espansione delle mafie- in particolar modo dell 'ndrangheta- nel Nord del paese è evidenziata dal fatto che la seconda in classifica è Torino (5188), seguita da Reggio Calabria (2981), Napoli (2612), Catanzaro (2276) e Roma (2169).  I dati della Relazione presentata al Parlamento dalla Direzione generale della Giustizia penale del Ministero della Giustizia, aggiornati al febbraio 2015, danno conto dell'importanza decisiva della lotta ai patrimoni ed alle attività economiche  nell'attività di contrasto alle mafie ed evidenziano, al tempo stesso, come il fenomeno abbia ormai assunto dimensioni assai rilevanti.  Una realtà importante anche sul versante dell' occupazione coinvolta: secondo stime della Fillea-Cgil, si tratta di almeno 30.000 lavoratrici e lavoratori, appartenenti ad imprese spesso di carattere familiare, in qualche caso composte da una o due unità in tutto.  La Relazione costituisce inoltre per il Ministero l'occasione per presentare la nuova banca dati  e il sistema informativo SIPPI, finanziato dal PON “Sicurezza dello sviluppo”, esempio di uso virtuoso dei fondi strutturali europeo. Appena il 10% delle imprese confiscate  è finora riuscita  a tornare sul mercato, ma se si fa riferimento al totale delle aziende , comprese quelle sequestrate , la percentuale precipita a circa il  2%. Segno di una perdurante difficoltà delle normative esistenti a risolvere i complessi problemi connessi alla gestione della fase del sequestro, alla tutela degli spazi di mercati dell'azienda rientrata nella legalità, alla tutela dell'occupazione ed al rilancio dell'attività produttiva.  Ci sono state, per esempio, polemiche sul ruolo degli amministratori giudiziari delle aziende sottoposte a sequestro, frutto soprattutto delle discrasie tra la normativa antimafia e le norme del Codice Civile che regolano le facoltà degli amministratori nominati dal giudice.  E' stato sottolineato che proprio la prima fase è la più delicata e complessa: si esegue il sequestro, si avvia l'amministrazione dei beni e si affrontano molteplici questioni, sia di gestione sia relative al protrarsi del sequestro. Fondamentale diventa in questa fase il ruolo dell'Agenzia dei beni sequestrati e confiscati, che è però costretta a fare i conti con deficienze di organico e difficoltà di natura organizzativa. L'attenzione  su questo tema è stata alta anche da parte delle forze sociali, tanto che la Cgil- con altre organizzazioni tra cui il Centro Pio La Torre- ha presentato un disegno di legge di iniziativa popolare dal titolo di “Io riattivo il lavoro”, nel quale si propone anche una modifica del ruolo e delle funzioni degli amministratori giudiziari. La lunga premessa serve a sottolineare l'importanza dell'iniziativa che si è tenuta nei giorni scorsi a cura dell'Università di Palermo e della Cattolica di Milano e che ha visto la partecipazione dei magistrati delle principali sezioni delle misure di prevenzione. Le principali proposte emerse dal Convegno si propongono di sciogliere i nodi che hanno fin oggi ritardato e reso macchinosi i meccanismi di  gestione dei beni.  Innanzitutto si propone l'istituzione di sezioni specializzate a livello distrettuale composte da magistrati assegnati in via esclusiva con professionalità integrate , civili e penali. In secondo luogo si chiede di definire organicamente il ruolo dell'amministratore giudiziario attraverso la nomina secondo criteri di trasparenza e rotazione, e l'acquisizione della dichiarazione del nominato sul numero e tipo degli incarichi in corso.  Significativa appare l'indicazione di creare un ufficio di coadiuzione organizzato con le professionalità necessarie per la specificità della gestione, così come l'obbligo di predisporre un business plan per quelle aziende che possono rimanere sul mercato. Qui appare assai importante la previsione del coinvolgimento obbligatorio dei sindacato nella definizione del piano. Per quanto riguarda i rapporti con i creditori, si propone di consentire all'amministratore di procedere tempestivamente ai pagamenti dei debiti con i creditori strategici per la prosecuzione dell'attività  e la previsione della facoltà di assegnazione provvisoria dei beni in sequestro al fine di programmare per tempo la futura destinazione da parte dell'Agenzia. Infine, affrontando un tema di cui si è discusso molto di recente, il Convegno ha centrato l'attenzione sull'Agenzia, chiedendo che essa venga dotata di personale adeguato e qualificato, che ne vengano razionalizzate le competenze concentrandole sulla destinazione e sulla liquidazione dei beni; ma al tempo stesso prevedendone una funzione di supporto strategico all'Autorità giudiziaria durante il sequestro, al fine di predisporre quanto necessario per un più celere destinazione. 

Franco Garufi

Ecco il documento integrale esitato alla fine dell'incontro promosso dall'Università di Palermo e dall'Università Cattolica di Milano, che ha visto la partecipazione dei magistrati delle principali sezioni di misure di prevenzione, si è convenuto sull'auspicio che ogni intervento normativo abbia come obiettivo migliorare l'efficienza e la rapidità del procedimento di prevenzione, anche nell'ottica di incrementare le garanzie per un giusto procediemnto di prevenzione.

A tal fine occorre:

  1.  istituire sezioni specializzate sia in primo grado sia in appello con competenza distrettuale, sezioni composte da magistrati assegnati in via esclusiva con professionalità integrate, civili e penali;
  2. disciplinare il procedimento garantendo i diritti di difesa , un adeguato approfondimento istruttorio, la ragionevole durata , fissando termini per le richieste e le eccezioni delle parti, in particolare per l'eccezione di incompetenza territoriale;
  3.  definire organicamente il ruolo dell'amministratore giudiziario attraverso i seguenti interventi: nomina secondo criteri di trasparenza e rotazione, previa acquisizione della dichiarazione del nominato sul numero ed il tipo di incarichi in corso; creazione dell'ufficio di coadiuzione organizzato con le professionalità necessarie per la specificità della gestione e con preventivo di spesa; obbligo di predisporre un piano di prosecuzione (business plan) per quelle aziende che possono rimanre sul mercato, proiettato su tutte le fasi del giudizio e per quello successivo alla confisca definitiva, discusso in udienza con il PM e con l'Agenzia e predisposto dopo avere sentito i sindacati;
  4.  tutelare i creditori delle aziende consentendo all'amministratore di procedere tempestivamente ai pagamenti dei debiti con i creditori strategici per la prosecuzione dell'attività e accelerare i procedimenti di verifica della buona fede per i crediti di origine incerta;
  5. prevedere la facoltà di assegnazione provvisoria dei beni in sequestro al fine di programmare tempestivamente la futura destinazione da parte dell'Agenzia;
  6. semplificare i rapporti tra il procedimento di prevenzione e le procedure fallimentari\esecutive al fine di evitare esiti contraddittori per i titolari di diritti di credito;
  7. introdurre la nuova misura di prevenzione attenuata del controllo giudiziario, nei casi di agevolazione incolpevole, subordinata alla valutazione del giudice, previo parere del PM ;
  8.  dotare l'Agenzia di personale adeguato e qualificato, razionalizzandone le competenze e concentrantrandole sulla destinazione e sulla liquidazione dei beni; prevedere e rafforzare il supporto strategico all'Autorità giudiziaria durante il sequestro al fine predisporre quanto necessario per una piu' celere destinazione;
  9. viva preoccupazione per lo schema di decreto sulla liquidazione dei compensi agli amministratori giudiziari erroneamente e acriticamente assimilati ai curatori fallimentari laddove svolgono funzioni ben piu' variegate, complesse e ardue con l'obiettivo, ove possibile, di mantenere le imprese sul mercato ( e non gia' di liquidarle), garantire i livelli occupazionali, incrementare la redditività dei beni in sequestro.

 di Franco Garufi

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