De Filippo, Pirandello e la più meglio gioventù in scena a Catania

Cultura | 21 gennaio 2020
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Riproposto dal “Brancati” di Catania (dal 9 al 26 gennaio) senza alterazioni o stravolgimenti (come è ormai usuale fare in teatro) uno dei testi più classici di Eduardo De Filippo, Questi fantasmi!, scritto dal grande drammaturgo-attore-regista partenopeo nel 1945 e rappresentato, già dall’esordio con successo, l’anno successivo all’ “Eliseo di Roma”. La sobria regia di Armando Pugliese scansa accortamente voli pindarici e sceglie la via già indicata dall’autore, evitando di sovraccaricare i personaggi e mantenendo un giusto equilibrio tra surreale comicità e dramma patetico. Angelo Tosto, nei panni dell’anima in pena Pasquale Lojacono, schiva con sagacia e consumato mestiere la trappola della mera (impossibile) imitazione dell’ormai celeberrima interpretazione eduardiana, ben spalleggiato dal team attoriale che gli ruota intorno (Maria Rita Sgarlato, Olivia Spigarelli, Plinio Milazzo, Emanuele Puglia, Gianpaolo Romania, Elisabetta Alma). Una rappresentazione classica per la gioia dei puristi. E se durante un pranzo di Natale i protagonisti fossero costretti a rispettare una serie di regole (per es. : sedersi per mentire, bere per reagire, scuotersi, ecc…)?

 E’ quel che accade ne Le regole per vivere recentissima commedia di Sam Holcroft, proveniente dalla Gran Bretagna dove pare abbia mietuto successi ed ora fagocitata dal teatro Stabile di Catania dove è andata in scena senza deliri di risate da parte del pubblico, riscuotendo tuttavia meritevole successo. In scena un compatto team d’attori (Lisa Galantini, Alberto Giusta, Davide Lorino, Orietta Notari, Roberto Serpi, Mariella Speranza e Caterina Tieghi), tutti pedissequamente impegnati a rispettare le regole (sulle quali gli spettatori vengono informati attraverso didascalie luminose). Un’idea originale che, tuttavia, stenta a crescere avvitandosi infine su se stessa e mantenendo la vis comica soltanto con la sempre più frenetica attivazione-disattivazione delle regole che sul finire costringono i protagonisti a convulsi e buffi movimenti sulla scena, rendendoli simili a burattini impazziti. Una falsa comunità di giovani urla, strepita, litiga si racconta. 

Così presenta Cuori sporchi Antonella Caldarella che ne ha scritto i testi e curato la regia. Sfruttando vari spazi d’una ex palestra (ora ribattezzata “Spazio Fluido”) gli spettatori itineranti sono docilmente sospinti da una stanza all’altra per ascoltare alcune storie di vita interpretate da volenterosi “apprendisti” (Alberto Abadessa, Giulia Antille, Andrea Cable, Corrado Drago, Valeria La Bua, Simona Nicotra), guidati nella difficile arte teatrale dall’operosa Cantarella. Pubblico congedato e ringraziato con calorose strette di mano da parte dei giovani ed entusiasti performers. E tornando in tema di “classici” al “Piccolo Teatro della Città” per la prima di tre lavori del “Progetto Pirandello” del grande drammaturgo siciliano premio Nobel, fino al 26 gennaio con la regia di Nicola Alberto Orofino va in scena il celeberrimo Enrico IV che l’innovativo regista catanese rappresenta scenograficamente, in luogo del tradizionale maniero, in un vero e proprio teatro, perché come lui stesso spiega l’opera <<è implicitamente e ironicamente intrisa delle domande storiche del "fare teatro"...il plot è, esso stesso, un ragionamento su cosa sia l'interpretazione, in un contesto in cui vita e finzione si confondono nel nome della follia...Ci ripromettiamo una edizione "movimentata"...anche per sottolineare la "mostruosa nevrosi" dei nobili visitatori...in un'opera che come poche altre raccoglie l'intero pensiero pirandelliano>>. 

Quasi sacrale il rispetto del testo, ove si escluda una propensione al movimento (contro la consueta staticità teatrale) ed una accentuazione della tipica ironia dell’agrigentino. Pregevole recitazione del protagonista Miko Magistro, presenza storica del teatro catanese, che l’intelligente e morigerata regia di Orofino ha mantenuto tutta su difficilissimi mezzi toni evitando irritanti escandescenze. Accanto a Magistro, Carmela Buffa Calleo, Anita Indigeno, Gianmarco Arcadipane, Santo Santonocito, Luca Fiorino, Giovanni Arezzo, Giuseppe Ferlito, Daniele Bruno. <>. Su queste premesse, lanciate nell’incipit, Il signor Dopodomani (ovvero L’indicibile sproloquio di un condannato a vivere) inizia la sua disperata requisitoria impastata di riflessioni filosofiche sulla vita, frustrazioni, odi repressi contro la matematica e soprattutto contro il suo unico, folle, grande, meraviglioso amore triennale, del quale resta solo una sgangherata audiocassetta ricolma di canzoni, rumori e qua e la della voce di lei ormai imprigionata in una dimensione passata, eppur presente e viva. Contro di lei il povero protagonista, ormai quasi folle, chiuso nel suo lacero frac nero e a piedi scalzi lancia i suoi anatemi e la sua atroce vendetta. Angosciante, ironico, a tratti demenziale monologo scritto da Domenico Loddo, recitato da un prismatico Stefano Cutrupi e prodotto dal “Teatro dei 3 Mestieri” in scena al “Teatro del Canovaccio”, come sempre aperto alle più ardite ricerche innovative. La pandemia dei comici, in una nazione in cui c’è sempre meno da stare allegri, dilaga. Magari scaramanticamente. 

Sicché ecco planare su Catania (al Centro Zo) la coppia Montanari-Bardani con quello che nel debordante inglese si chiama “stand up reading”, gragnola di battute sul “bel” mondo in cui viviamo (ahimé un altro migliore non c’è). In continua interazione con il pubblico La più meglio gioventù va avanti più o meno a ruota libera per oltre un’ora. Si beve come un biccher d’acqua e si dimentica appena fuori dalla porta.orta.

 di Franco La Magna

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