Danisinnilab riparte con Brecht nella rilettura di Gigi Borruso
«Di nulla sia detto “è naturale”, in questo tempo di anarchia e di sangue, di ordinato disordine, di sistematico arbitrio, di umanità disumanata… Ogni regola vi ponga un dubbio, una domanda…», così scrive Brecht ne “L’eccezione e la regola”, uno dei testi più limpidi ed esemplari del suo teatro didattico, che DanisinniLab e le sue attrici e attori, quasi tutti non professionisti, si accingono a portare in scena nel loro percorso di studio, come azione sociale nel quartiere di Danisinni. Venerdì 9 luglio e sabato 10, con il debutto di questo nuovo spettacolo DanisinniLab decide di ripartire con uno studio/saggio su una delle opere che ha fatto la storia, anche a Palermo, del teatro politico. Appartenente al ciclo dei cosiddetti “drammi didattici”, fu scritta da Brecht fra il 1929 e il 1930 e rappresentata per la prima volta in Italia nel 1962 da Giorgio Strehler. È la storia di un viaggio forsennato alla ricerca dell’oro nero ed è la sintesi più chiara che Brecht ci abbia lasciato sui meccanismi sociali e psicologici della società capitalista.
In scena: Alessia Spatoliatore, Dino Bentivegna, Fabio Bonaccorso, Francesco Cammarata, Cinzia Carraro, Carla Carta, Sabina Carnemolla, Nadia Conti, Marcella Fiumanò, Alessandra Guagliardito, Giuseppe La Licata, Daniela Messina, Dorotea Passantino, Violetta Sieli, Anna Staropoli, Tamara Trovato; con la partecipazione Giacco Pojero. Ad affiancare Borruso, Agnese Restivo, assistente alla regia e Alessandra Guagliardito che ha curato scene e costumi.
In questi lunghi mesi di dovute distanze il Museo Sociale Danisinni (Mu.S.Da.) e DanisinniLab hanno continuato le operazioni nell’antico rione in sinergia con le altre realtà presenti, sperimentando nuovi modi di fare relazione e fare arte, ma soprattutto teatro. La grande esperienza e dedizione del direttore Gigi Borruso ha permesso di affrontare questa pandemia continuando i laboratori, le prove e i progetti anche a distanza, usando i nuovi canali di comunicazione, riuscendo a fendere quelle distanze con cui tutti noi abbiamo dovuto fare i conti in questi mesi:
«DanisinniLab torna in scena dopo il grande buco pandemico – racconta Gigi Borruso - provando a riallacciare i fili con il quartiere e la città. In questo difficile anno, tuttavia, non siamo rimasti con le mani in mano e abbiamo continuato a lavorare con il gruppo anche on line. E questo nonostante il Laboratorio a oggi non riceva alcun sostegno pubblico. Ed eccoci con “L’eccezione e la regola”, cioè con un testo che, nonostante i suoi novant’anni, possiamo considerare ancora di bruciante attualità. Basta mettere in fila le più recenti cronache del lavoro, dalla tragica fine di Luana D’Orazio alla tragedia del Mottarone, alla morte di Adil triturato sotto un camion mentre scioperava, per capire quanto poco valga la vita dinanzi alla “regola” del profitto.
Quanto tutto ciò che consideriamo “regolare”, tutto ciò che accettiamo come logico, bio-logico, naturale, ovvio è in verità strumento di oppressione? No, non è un vecchio discorso quello di Brecht. La logica economica non è mutata. Magari è mutato il suo vocabolario con un’operazione di marketing straordinaria: raccomandiamo ai giovani flessibilità, che per le aziende si traduce in libertà di licenziare o di disporre del loro tempo in funzione di un algoritmo dell’efficienza (traduci: del profitto). Ma “flessibile”, come recita il vocabolario, è anche ciò che si piega facilmente. E negli occhi di chi oggi ha vent’anni si legge l’ansia e lo sgomento di un tempo che promette di far polpette dei loro studi, dei loro sacrifici, della loro sensibilità, delle loro passioni.»
Un testo politico attuale, una parabola sullo sfruttamento con una visione estremamente contemporanea. L’opera appartiene al ciclo sperimentale delle Lehrstücke (o learning-plays) scritte tra gli anni '20 e i primi anni '30 da Bertolt Brecht, pensate come una sorta di prova generale che non è sempre uguale, con pezzi scarni e destinati all'esecuzione da parte di dilettanti, una “master class continua” come la definì Frederic Jameson che punta all’annullamento delle distanze tra pubblico e attori in un’azione sociale, morale, educativa e politica. Sono proprio le dimensioni sperimentali, sociali e didattiche che vengono esplorate e che si costruiscono nella rilettura di Borruso che prova a mettere in luce i caratteri ironico-grotteschi del testo, innescando un gioco teatrale dal gran ritmo. Il regista vi ha inserito, inoltre, un breve prologo che ci riporta ai giorni nostri, al mondo del lavoro definito e controllato da un algoritmo, alla disumanità di un mondo che definisce troppo spesso i lavoratori “capitale umano”.
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