Dai giovani alla mafia, il programma di Mattarella

Politica | 7 febbraio 2015
Condividi su WhatsApp Twitter

Discorso ecumenico, con stile sobrio, misurato, pedagogico da cattolico democratico, rivolto a tutti, ai cittadini, al Parlamento, ai partiti. Si può sintetizzare così il giudizio condiviso sul primo discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il neo presidente, prima con la visita alle Fosse Ardeatine, poi col discorso alle Camere, ha voluto richiamarsi alle radici della nascita della nostra Repubblica – la Resistenza, l’unità anti-fascista contro il nazifascismo - per richiamare i principali doveri del garante della Costituzione nel solco dei suoi predecessori Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Occorre rimuovere gli ostacoli economici e sociali che creano l’attuale stato di sofferenza dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese, delle istituzioni.

Pertanto, il processo di riforma avviato deve proseguire per dare loro la speranza di un futuro prossimo migliore. Da professore costituzionalista Mattarella formula un decalogo per garantire la Carta della Repubblica: garantire il diritto allo studio, al lavoro, alla cultura, ai tesori ambientali e artistici, alla pace, alla sanità, alle pari opportunità, alla famiglia, all’informazione, alla Giustizia, alla legalità. Da arbitro e garante, egli ha voluto richiamare tutti – Parlamento, Governo, forze politiche – al fermo rispetto delle regole con un garbato richiamo all’uso eccessivo della decretazione d’urgenza che sacrifica il naturale percorso legislativo e mortifica il ruolo del Parlamento. In questo quadro non è sfuggito il riferimento al ruolo delle forze sociali, come soggetti fondamentali “per una piena partecipazione alla vita pubblica e all’essenza del mandato parlamentare espressione dell’intero popolo italiano e quale servizio al Paese”.

Un forte ed esplicito richiamo ai principi fondanti della nostra Repubblica parlamentare, ma, senza entrare nel merito della riforma in atto della seconda parte della Costituzione e della legge elettorale, non c’è dubbio che le parole pronunciate da Mattarella, saranno richiamate da quanti sono contrari ai capilista bloccati, all’indebolimento dei contrappesi istituzionali e delle tutele sociali dei lavoratori. Rispetto della “corretta dialettica parlamentare”, sottolineatura del principio costituzionale della rimozione degli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza, sono i presupposti dice Mattarella, per tenere unito il Paese e fargli superare la crisi economica che mette in pericolo il patto sociale sancito dalla Costituzione. L’eguaglianza legata alla pari dignità sociale, sottolinea quella dei diritti e dei doveri, ma anche della giustizia sociale.

Per questi motivi “garantire la Costituzione” significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. Per la prima volta, la priorità assoluta della lotta alla mafia e alla corruzione entra in un discorso di alto profilo istituzionale con un’impronta personale legata alla sua storia di rinnovatore democristiano e al sacrificio del fratello Pier Santi Mattarella, Presidente della Regione. Anche in ciò in continuità con Ciampi e Napolitano, i quali sono andati a Corleone, il primo a dare solidarietà al sindaco, l’altro alla esumazione della salma di Placido Rizzotto e che poi ha concesso la medaglia d’oro alla memoria a Pio La Torre e Rosario Di Salvo, vittime di mafia. Il suo appello alla lotta contro mafie e corruzione non avviene solo sul piano etico, ma anche politico, economico, sociale. Quei fenomeni, duramente condannati recentemente pure da Papa Francesco, sottraggono risorse ai cittadini, deformano le regole democratiche della società e del mercato, penalizzano gli onesti e i capaci.

 L’intervento del Presidente Mattarella è pervaso dall’inizio alla fine dalla preoccupazione, per la sofferenza dei lavoratori come delle imprese, dei giovani come degli anziani che hanno bisogno di vedere “il volto della Repubblica” nella vita di tutti i giorni: nell’ospedale, nel municipio, nelle scuole, nel tribunale, nel museo. Qualcuno ha già detto che in Mattarella si riversa l’essenza della Cultura del cattolicesimo democratico che assieme a quella laica, e a quella di ispirazione marxista sono state le culture fondanti prima della Resistenza e poi della Costituzione. Non è un caso che dopo l’ex azionista Carlo Azeglio Ciampi, l’ex comunista Giorgio Napolitano, succede loro l’ex democristiano ed ex popolare Mattarella, anche quest’ultimo amico del Centro Pio La Torre e attento alle sue attività, ispirate all’azione di Pio La Torre e alla sua concezione della lotta contro la mafia come lotta politica per spezzare l’intreccio affari-mafia-politica e corruzione.

Non è un caso che l’antimafia del nuovo Presidente rinvia a quel quadro storico di lotte sociali e politiche per il cambiamento nel quale sono caduti il Presidente Pier Santi Mattarella e Pio La Torre, e i tanti onesti servitori dello Stato ed eroi della nostra Repubblica.
Vito Lo Monaco

Demopolis: cresce l'apprezzamento degli italiani per Mattarella

A poco più di tre giorni dal giuramento, oltre i due terzi degli italiani esprimono un giudizio positivo sul nuovo Capo dello Stato; una valutazione negativa viene espressa da appena un quinto dei cittadini. Secondo i dati emersi dall’indagine condotta dall’Istituto Demopolis, l’apprezzamento nei confronti del Presidente Mattarella è cresciuto dal 45%, rilevato alla vigilia dell’elezione, al 57% di lunedi scorso, sino al 68% di oggi, con una contestuale accresciuta notorietà del nuovo “inquilino” del Quirinale.

“È piaciuta – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – l’impronta del primo discorso di Sergio Mattarella. Demopolis ha analizzato i passaggi più apprezzati: il 65% indica l’attenzione mostrata dal Capo dello Stato alle difficoltà degli italiani e alle ingiustizie sociali aggravate dalla crisi; la maggioranza assoluta degli intervistati segnala positivamente il richiamo all’applicazione dei diritti costituzionali, a partire dal diritto allo studio ed al lavoro per i giovani; l’impegno ad essere arbitro imparziale; le parole severe contro corruzione e mafie. Il 43%, infine, ha particolarmente apprezzato l’immagine del volto della Repubblica riflesso nella vita di tutti i giorni, in ospedale, al municipio, in tribunale, al museo, a scuola…”.

Secondo l’analisi per auto-collocazione politica effettuata da Demopolis per il programma Otto e Mezzo, il gradimento di Mattarella appare oggi molto trasversale, con giudizi positivi che giungono dal 73% degli elettori di Sinistra e da oltre l’80% di chi si dichiara di Centro Sinistra e di Centro. Valutazioni favorevoli, sia pur in misura inferiore, arrivano anche dal 51% degli elettori di Centro Destra e dal 30% di chi si colloca a Destra. Ma chi ha vinto la “partita” del Quirinale? “Per il 47% degli italiani – afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento – la partita è stata vinta da Matteo Renzi; per un quinto dal Partito Democratico nella sua interezza. Per il 16% dall’intero Parlamento. Principale sconfitto nella “partita del Quirinale” è invece, per il 51%, Silvio Berlusconi, apparso spiazzato dalla scelta, non concordata, di Mattarella”.

Nota informativa - L’indagine è stata condotta il 4 e il 5 febbraio 2015 dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento, per il programma Otto e Mezzo (LA7), su un campione stratificato di 1.000 intervistati, rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne.

Coordinamento di Pietro Vento, con la collaborazione di Giusy Montalbano e Maria Sabrina Titone. La rilevazione demoscopica è stata realizzata con la supervisione di Marco E. Tabacchi. Metodologia ed approfondimenti su: ww.demopolis.it

 di Vito Lo Monaco

Ultimi articoli

« Articoli precedenti