Dai depositi dei grandi musei le opere valorizzano le sale espositive minori

Cultura | 1 gennaio 2022
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Giorno 11 dicembre. Scatta il progetto "100 opere tornano a casa". Voluto dal Ministro per il Beni Culturali Dario Franceschini per promuovere e valorizzare il patrimonio storico-artistico e archeologico italiano conservato nei depositi dei musei statali. Si comincia con due dipinti del XVII sec. di Salvator Rosa: dal deposito delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini troveranno spazio espositivo nel Museo Nazionale di Matera.
Le opere custodite nei depositi di quattordici tra i musei più importanti d’Italia - dalle Gallerie Nazionali Barberini Corsini agli Uffizi di Firenze, dal Museo di Capodimonte al Museo di Brera, dalla Galleria Borghese al Museo Archeologico di Ferrara, al Museo Archeologico di Napoli - tornano finalmente nelle sale e ritrovano visibilità nei territori di provenienza.
“Questo progetto – dichiara nell’occasione il Ministro Franceschini - restituisce nuova vita a opere d’arte di fatto poco visibili, di artisti più o meno conosciuti, e promuove i musei più piccoli, periferici e meno frequentati. Solo una parte delle opere dei musei statali è attualmente esposta: il resto è custodito nei depositi, da cui proviene la totalità dei dipinti e dei reperti coinvolti in questa iniziativa. Queste cento opere sono soltanto le prime di un progetto a lungo termine che mira a valorizzare l’immenso patrimonio culturale di proprietà dello Stato. Un obiettivo che sarà raggiunto anche attraverso un forte investimento nella digitalizzazione e nella definizione di nuove modalità di fruizione prevedendo nuove collaborazioni come la realizzazione di una serie di documentari insieme alla RAI, che ha anche il merito di rafforzare il legame tra il territorio e l’opera d’arte”.
Così conclude il Ministro nella sua dichiarazione: "Sono molto felice e orgoglioso di questa giornata, è stato un grande lavoro di squadra che è durato più di un anno. È un'idea di cui si è parlato molto in Italia, perché i depositi in molti musei diventano parte della visita. Ma c'è qualcosa che va corretto. Ci sono numeri che lasciano a bocca aperta: nei musei italiani ci sono 432mila opere esposte e nei depositi ce ne sono 4,5 milioni. È un rapporto che spaventa e stupisce, ma non è lontano dai più grandi musei del mondo. Con numeri di queste dimensioni a disposizione del Paese non si può non cominciare a fare un'opera di equilibrio e usare fino in fondo questa forza straordinaria dei musei italiani. È una operazione di redistribuzione della bellezza. È l'inizio di un percorso che può durare all'infinito perché i numeri lo consentono, potenzialmente si potrebbe arrivare a 10mila opere”.


Autocitarsi è sempre antipatico perché denota un pessimo difetto, la saccenza. Ma è un rischio che corriamo consapevolmente a proposito di questo progetto del Ministero della Cultura. E lo corriamo riportando – chiosandone subito dopo le motivazioni – un nostro articolo-proposta pubblicato nel lontano 5 maggio 2011, dieci e passa anni fa, sul quotidiano online “SiciliaInformazioni.com”. Titolo: “Decentrare il patrimonio museale in città grandi e piccole della Sicilia”.

Scrivevamo così: “E se decentrassimo in città grandi e piccole della Sicilia il patrimonio museale concentrato nei grandi musei isolani e sottratto alla fruizione, accatastato alla rinfusa nei depositi? Recuperando il materiale archeologico ed artistico non esposto per carenza di spazio e mettendolo a disposizione in altri comuni dell’isola se ne aumenterebbe l’indice di attrazione culturale e quindi turistica con ricadute positive sull’economia locale. La materia prima – reperti, opere d’arte, ecc. – esiste ed è abbondante. Anche gli spazi espositivi spesso esistono (ex conventi, palazzi, musei “sottodimensionati” quanto a patrimonio espositivo). Devono solo essere attrezzati e resi fruibili senza però pretendere che tutti abbiano gli stessi requisiti al top tipo Uffizi o Louvre altrimenti non si aprirebbero mai nell’attesa infinita di concessioni ed autorizzazioni. Si tratta in altri termini di una ipotesi di “disseminazione museale – espositiva” (che peraltro recupera solo “scarti di magazzino”) che potrebbe rendere alcune decine di comuni anche marginali piccoli poli turistico-culturali. Occorre però una mentalità meno imbalsamatrice ed ostativa da parte di Assessorato e Soprintendenze ai Beni Culturali. Con un preciso vincolo: che in questa operazione non si assuma come custode una sola persona aggiuntiva a carico della Regione. Potrebbe essere riciclato - pardon: riconvertito - per questa finalità il personale in servizio alla Regione, soprattutto quello che abbonda negli uffici periferici dell’Amministrazione”.


Benedetto Iddio, se una persona di modestissima (se non nulla) preparazione in campo artistico come lo scrivente propone dieci anni fa questo decentramento – nel caso si guardava al nostro ambito regionale siciliano – possibile che nel Ministero tutti i “consiglieri”, “esperti”, “direttori”, “alti burocrati”, “componenti di commissioni” ed organi vari abbiano impiegato due lustri per arrivare alle stesse conclusioni e metterle in atto? Che ci stanno a fare tutti questi soloni e superesperti se si fanno precedere di dieci anni per proposte che non richiedono chissà quali sconvolgimenti normativi ed organizzativi ma nascono solo da una modesta dose di buon senso? Pensate se una iniziativa come quella lanciata “ora” da Franceschini e dal suo Ministero si fosse messa in atto dieci anni fa con un sempre più incrementato numero di opere d’arte decentrate nel territorio. Pensate quanto indotto turistico-culturale si sarebbe creato sul territorio nazionale, in città medie e piccole, se non altro fino agli inizi del 2020 ossia prima di blocchi e lockdown imposti dalla pandemia. Voglia di sapere e desiderio di conoscenza alimentano appagamento, visite, escursioni, turismo. E quindi lavoro per alberghi e ristoranti, esercizi commerciali, servizi e tanto altro ancora.

Si dirà: meglio tardi che mai. Meglio arrivarci comunque piuttosto che non arrivarci mai. Certo, è così. Ma il rammarico resta.

In attesa che il decentramento territoriale nei musei statali diventi qualcosa di sempre più consistente sul piano numerico oltre che della qualità espositiva, concludiamo tornando al nostro articolo di dieci anni fa. Ne era destinataria la Regione Siciliana che esercita nell’isola amplissime prerogative nel campo dei Beni Culturali. Visto che il Ministero dei Beni Culturali ha rotto il ghiaccio sarebbe opportuno che anche da noi l’Assessorato dei Beni Culturali imbocchi questa strada e la replichi senza perdere troppo tempo. Opere d’arte e reperti archeologici di altissimo valore – ben 4,5 milioni in Italia come abbiamo riportato, una quantità immensa! - ammassati alla rifusa nei depositi dei musei di maggiore prestigio. A beneficio di altri reperti oppure di opere d’arte – più “fortunate” – esposte alle pareti e nelle teche in bella mostra. Un occultamento in depositi e scantinati che costituisce un insulto alla capacità artistica, architettonica, artigianale di decine di generazioni di italiani. E, oltre ad essere un insulto al talento artistico di chi ha forgiato quelle opere, si tratta di un polveroso deposito che svilisce la nostra principale e più preziosa produzione nazionale nei secoli. Ossia la bellezza, l’arte, la cultura.

 di Pino Scorciapino

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