Dai barconi all'università, percorsi di inclusione per i migranti

Società | 13 maggio 2015
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La Scuola di Lingua italiana per Stranieri presenterà il 18 maggio un progetto di inclusione linguistica e sociale (Università di Palermo, Palazzo Steri, ore 15). Si illustreranno i risultati di tre anni di lavoro raccolti in un libro ed un video, immaginando possibili nuove vie per continuare. Il volume Dai barconi all'università. Percorsi di inclusione linguistica per minori stranieri non accompagnati è curato da Marcello Amoruso (dottorando di ricerca e collaboratore della Scuola), Mari D’Agostino (professore ordinario di Linguistica italiana e direttrice della Scuola) e Yousif Latif Jaralla (videomaker e narratore iracheno).

“Mentre il mare Mediterraneo – scrivono gli autori - torna ad essere un luogo di continue stragi di migranti, Palermo offre un nuovo esempio di accoglienza e di inclusione, guardando in particolare ai più fragili fra di essi. Più di 300 i minori non accompagnati, giunti da soli sulle coste italiane, sono stati inseriti dal 2012 nelle classi della Scuola di Lingua italiana per Stranieri.

Qui è iniziato, per loro un percorso di apprendimento della lingua italiana fondamentale per la loro inclusione.” Tutto comincia nell’estate del 2012, in piena crisi economica. Il Mediterraneo è attraversato, ancora una volta, da viaggiatori che affrontano lunghi e rischiosi giorni in mare. “Dentro i barconi – raccontano Amoruso, D’Agostino e Jaralla - qualcosa di nuovo accade: la presenza di minori in viaggio senza genitori raggiunge numeri prima sconosciuti. Approdati quasi sempre nei porti siciliani vengono identificati, dislocati in una struttura d’accoglienza temporanea, sottoposti alle procedure per l’apertura della tutela e assegnati a una comunità di accoglienza”. In quei giorni nella sede della Scuola di Lingua, presso l’ex Convento di Sant’Antonino, si svolge la summer school che accoglie giovani utenti da tutto il mondo e in modo non sistematico migranti adulti con elevato livello di istruzione che desiderano imparare rapidamente l’italiano.

A questo pubblico internazionale e colto, presto si aggiungono moltissimi nuovi studenti, si tratta proprio dei minori soli accolti dai centri d’accoglienza e indirizzati alla Scuola di Lingua dall’Ufficio Nomadi ed Immigrati del Comune di Palermo. Si tratta - ricordano gli autori - di “giovani sperduti accompagnati dai referenti delle comunità alloggio. La scelta di accoglierli tutti, al di là di quanto sarebbe stato ragionevole fare, è stata in realtà una non scelta. Non si poteva decidere diversamente di fronte a quei ragazzi ancora confusi e incerti, con alle spalle viaggi a volte di anni, che avevano di fronte una lunga estate vuota, prima che altre opportunità formative riaprissero i battenti. Non sapevamo ancora quanto questa nuova sfida ci avrebbe impegnati”.

 Molti dei ragazzi, infatti, non erano mai andati a scuola prima e non sapevano leggere, né scrivere. È a questi giovani che docenti e tutor (tirocinanti UniPa) hanno imparato ad insegnare l’italiano sperimentando nuove tecniche. Il composito percorso di insegnamento e ricerca-azione portato avanti in questi anni ha dato luogo anche ad un laboratorio di narrazione e teatro che, sulla scorta di Augusto Boal e del Teatro dell’Oppresso, di Viola Spolin, Keith Johnstone e Jonathan Fox, ha consentito attraverso l’improvvisazione di liberare la spontaneità trasformando le storie narrate in narrazioni sceniche. Negli spazi del Centro d’accoglienza per immigrati di Santa Chiara – diversi dalle più familiari aule della scuola di italiano – si sono intrecciati i percorsi di vita di tanti ragazzi.

Marcello Amoruso racconta i timori iniziali: “qui le storie sarebbero state esplicitate, sarebbero diventate pubbliche. Qui era un pezzo di intimità, a volte cruda e cruenta, che avrebbe incontrato altre vite in cui certa crudezza era stata solo immaginata. Un minore non accompagnato, che vive il proprio viaggio con un sentimento di lacerazione sebbene teso alla costruzione di qualcosa in un altrove, avrebbe avuto voglia di raccontarsi a una studentessa cinese inserita in un programma di interscambio universitario tra l’università di Chongqing e Palermo, il cui viaggio era segnato al massimo da un sentimento nostalgico a scadenza ravvicinata?”.

Il desiderio di ascoltare e raccontarsi alla fine prevale, liberando e condividendo le esperienze di giovani italiani, cinesi, bengalesi e africani. Dal laboratorio di narrazione, e dalla forza dei silenzi che lo hanno attraversato, nasce anche un video, Butterfly Trip, diretto da Yousif Latif Jaralla e realizzato insieme ai ragazzi (il trailer è online). “Se l’immigrato non parla – afferma il regista - allora bisogna ascoltare il suo silenzio, bisogna intrufolarsi nella sua pausa, nella sua esitazione, bisogna vedere come in un momento di muta introspezione i ricordi gli passino davanti agli occhi e si materializzino densi, palpabili nell’aria. Bisogna vedere come il suo corpo e i suoi tratti cambino colore, come quel silenzio avvolga e contamini l’aria e chi ascolta.”

Come battiti d’ali nel silenzio i ricordi si muovono nell’ombra in attesta di dischiudersi in parole, apprese per raccontarsi, per dar voce alla propria storia, alle proprie emozioni, per conoscere una nuova realtà. Dietro un telo, sperimentando l'arte delle ombre e del mimo, i migranti arrivati in Italia senza famiglia mettono in scena il proprio vissuto, svelano le proprie emozioni, rappresentano immagini oniriche del mare e dei luoghi che desiderano raggiungere. I ritratti e le foto sul campo sono state scattate da Antonio Gervasi che ne racconta la genesi: “Eunos, Sadik, Mohamed e tanti altri, mentre giocano a calcio, imparano a scrivere e a leggere, scherzano con i tutor, partecipano a una caccia al tesoro. Sono migliaia gli scatti che ho accumulato nel mio PC a partire dall’estate del 2012. Non un progetto preciso ma semplicemente il prendere parte con la fotocamera al dipanarsi di un percorso”.

Alla presentazione con i ragazzi, protagonisti del progetto, oltre agli autori ed al rettore dell’Ateneo di Palermo Roberto Lagalla, saranno presenti la vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza Sandra Zampa, l’assessore alla Solidarietà sociale del Comune di Palermo Agnese Ciulla, il Coordinatore dell'Unità Organizzativa Interventi per Immigrati, Rifugiati e Nomadi del Comune di Palermo Laura Purpura, il Coordinatore regionale in Sicilia di Libera, Associazioni nomi e numeri contro le mafie Umberto Di Maggio. A testimoniare l’intero percorso, riportandone le tappe e i tratti più significativi, anche un blog (https://minorinonaccompagnatialluniversita.wordpress.com).

 di Marilena Macaluso

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