Da migranti diventano piccole imprenditrici in Sicilia
Società | 22 maggio 2015
Un percorso terminato ma che non si conclude: il laboratorio di taglio e cucito del progetto “I Saperi per l’Inclusione” (Fei) genera piccole imprenditrici. Empowerment sociale e idea imprenditoriale: si realizza così il sogno delle giovani migranti che dopo aver seguito le lezioni pratiche hanno deciso di mettersi in proprio.In 20 hanno partecipato alla scuola di cucito. Un gruppo di mamme tra i 30 e 45 anni arrivate in Italia con percorsi diversi, unite dal desiderio di imparare e riscoprirsi studentesse, in un ambiente protetto che si prendeva cura anche dei figli (grazie a un servizio di baby-sitting gratuito). Un percorso che ha consentito loro di conquistarsi del tempo libero, da dedicare alla crescita professionale ed alla condivisione della propria esperienza con altre donne.I primi prodotti realizzati a mano dalla piccola sartoria sono stati esposti questa settimana a palazzo Steri (la vendita solidale dei prodotti continua sul sito www.isaperiperlinclusione.it). Il laboratorio è infatti parte di un progetto più ampio di cui il Dipartimento di Scienze umanistiche è capofila. L’esperienza ha coinvolto 200 donne provenienti in prevalenza da: Ghana, Bangladesh, Nigeria, Sri Lanka e Marocco. Moltissimi i Paesi interessati (Russia, Ucraina, Georgia, Iran, Libia, Egitto, Tunisia, Algeria, Eritrea, Etiopia, Costa d’Avorio, Zambia, Mauritius, Filippine e Vietnam). A partire dall’iniziativa della Scuola di Lingua italiana per stranieri che gestisce da anni progetti mirati all’inclusione linguistica e sociale di migranti adulti tentando di rispondere ai bisogni di segmenti specifici della popolazione migrante a Palermo.Le donne, spesso, devono affrontare ostacoli maggiori e più complessi, avendo maggiori difficoltà di inclusione rispetto ai connazionali uomini che in genere riescono a trovare più occasioni per entrare in contatto con il contesto locale. Per combattere il rischio di un loro isolamento - spaziale, affettivo e culturale - il progetto propone diverse azioni, sintetizzate in cinque aree di attività. “Cinque L” che comprendono: 1) lingue (corsi di italiano appositamente pensati per un pubblico femminile, orientati alle utenti in termini di orari, servizi di supporto, lessico e stili di apprendimento); 2) legalità (formazione civica, conoscenza dei servizi e incontro con esponenti delle istituzioni); 3) lavoro (attraverso due laboratori di adeguamento delle competenze professionali, riservati per il 50 per cento dei posti disponibili a donne vittime ed ex-vittime di tratta e sfruttamento sessuale, per le quali l’accesso ad opportunità formative diviene fondamentale per affrancarsi dalla condizione di sfruttamento e schiavitù. Uno degli obiettivi di questa linea d’azione è la vendita solidale delle creazioni sartoriali realizzate attraverso azioni mirate di comunicazione e marketing); 4) latte (un’iniziativa di accompagnamento alla maternità, vissuta lontano dal proprio contesto culturale e sociale, in assenza della abituale rete di supporto delle famiglie allargate); 5) libri (un ciclo di incontri sulla pratica della lettura ad alta voce e della narrazione da mamme a bambini e viceversa, per la promozione del plurilinguismo e della pratica della lingua di adozione. Nella valorizzazione del patrimonio culturale di cui ogni donna e ogni Paese, scambiando e contaminando lingue e saperi). Le donne, guidate dal sarto ghanese Francis Ayim e da un’assistente, hanno iniziato il laboratorio lo scorso dicembre. Graziella Scalzo, referente della Onlus che ha curato il laboratorio (Pellegrino della Terra), spiega «i laboratori di adeguamento professionale come quello del Taglio e cucito si propongono di favorire l’autonomo e attivo re-inserimento sociale delle donne migranti nei molteplici ruoli di donne lavoratrici, madri, cittadine, ecc. Obiettivo generale del laboratorio è quello di trasferire alle partecipanti competenze di base nella complessa e variegata arte della sartoria, mettendo a disposizione un saper fare da utilizzare nel loro contesto di vita o altrove». I prodotti sartoriali realizzati sono destinati ad una vendita solidale a sostegno delle donne migranti e possono essere acquistati anche attraverso il portale di merchandising UniPaStore dell’Ateneo palermitano (è possibile prenotarli scrivendo agli indirizzi e-mail isaperiperlinclusione@gmail.com, pellegrinodellaterra@virgilio.it, info@unipastore.it). Un secondo laboratorio, per altre 20 donne, verte sulla gestione di strutture di accoglienza e si tiene presso il Centro diaconale La Noce di Palermo. Altri partner del progetto (cofinanziato dal Fondo Europeo per l’integrazione dei cittadini dei paesi terzi, 2013, Azione 1) sono le associazioni: Incontrosenso, Casa di tutte le genti, Le Balate e Kappelle Comunicazione & Eventi.
di Marilena Macaluso
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