Da Leonardo Sciascia a Libero Grassi, ecco Marco Pannella il siciliano
DICI
Marco Pannella, e in Sicilia la prima cosa che ti viene a mente è
Leonardo Sciascia. Ciarliero, esuberante e avido di vita uno;
taciturno, riflessivo e malinconico l' altro. È il 1979 e i due si
trovano uno di fronte all' altro, a rimuginare sulle ferite inferte
loro dal Partito comunista. Il primo colpito con un pugno sulla
soglia di Botteghe oscure, il secondo insofferente a ogni asfissiante
schematismo ideologico. Lo scrittore allontanatosi dai compagni di
strada del Pci si ritrova faccia a faccia con il leader radicale che
gli propone la candidatura nelle sue liste. Sciascia ascolta
silenzioso, come sua abitudine ci riflette il solito tempo
interminabile delle sue pause, poi chiede di fumare ancora una
sigaretta prima di sciogliere la riserva. Con l' ultima boccata
arriva il sì. LO SCRITTORE, fresco del vespaio suscitato dal suo
libro "L' affaire Moro", aspira a un seggio in Parlamento
per continuare la sua battaglia per la verità nella commissione d'
inchiesta che deve indagare sull' assassinio del leader democristiano
da parte delle Brigate rosse. Così il pioniere delle battaglie
civili e l' intellettuale siciliano cominciano a percorrere insieme
un lungo cammino, che solo la morte interrompe. I due si stimano e
molto. Entrambi sensibili al nervo scoperto della malagiustizia
italiana, danno vita a un sodalizio indissolubile.
La
candidatura di Sciascia è un fulmine a ciel sereno in quel fronte
della sinistra che mal tollera in Pannella l' idiosincrasia per le
ideologie, e quel suo accanimento esclusivo per le battaglie civili
disertando altre piazze della protesta. Renato Guttuso, amico di una
vita, si dice sgomento della scelta di campo dello scrittore e lo
esorta a un ripensamento in nome della «vera sinistra, quella che
difende gli interessi degli oppressi e degli sfruttati, su tutta la
faccia della terra. Questi schiavi hanno il loro partito, solo la
grande, vera sinistra, lucida e organizzata, e non una "sinistra"
qualunque».
Parole
al vento: Sciascia tira per la sua strada e i conti con Guttuso li
regolerà qualche anno dopo, quando il pittore, per dovere di
militanza, smentisce lo scrittore che l' aveva chiamato a
testimoniare su una confidenza fatta ai due da Enrico Berlinguer sul
ruolo dei servizi segreti cecoslovacchi nell' agguato a Moro e agli
uomini della scorta. L' amicizia si rompe per sempre. Pannella scende
in campo per difendere Sciascia, così come rifarà nell' aspra
polemica sui "professionisti dell' antimafia".
L'
autore di "Candido", da parte sua, non perde occasione per
esprimere stima all' apostolo del digiuno politico. E quando trova
porte chiuse nei giornali per i quali collabora, ricorre alla stampa
estera, nella fattispecie allo spagnolo El País (5 maggio 1987), per
esternare il suo apprezzamento: «Pannella, e le non molte persone
che pensano e sentono come lui (e tra le quali mi onoro di stare), si
trovano ad assolvere un compito ben gravoso e difficoltoso: ricordare
agli immemori l' esistenza del diritto e rivendicare tale esistenza
di fronte ai giochi di potere, che appunto nel vuoto del diritto, o
nel suo stravolgimento, la politica italiana conduce... Si suol dire
- immagine retorica tra le tante che ci affliggono - che l' Italia è
la "culla del diritto", quando evidentemente ne è la bara.
Se un cittadino entra vivo in un ufficio di polizia e ne esce morto
per le torture subite - come è accaduto a Palermo - che tra gli
uomini politici soltanto Pannella senta il dovere di partecipare ai
funerali, e di proclamare la grande immane vergogna che ne viene allo
Stato, è un fatto preoccupante».
Lo
scrittore si riferisce alla morte per tortura di Salvatore Marino,
presunto killer del vice questore Beppe Montana, avvenuta il 5 agosto
del 1985. In quella circostanza Pannella piomba a Palermo come una
catapulta e dà la stura a tutta la sua indignazione non solo per il
delitto, ma anche «per una lunghissima associazione a delinquere per
impedire alla giustizia di giudicare secondo Costituzione ».
Il
rapporto fra il leader radicale e la Sicilia è stato sempre intenso.
Sono indimenticabili i comizi in piazza Politeama, sempre gremita,
con la sua ammaliante oratoria, scandita tra ironia ed enfasi. Sia
per le battaglie civili - divorzio, aborto, libertà civili - sia per
le normali consultazioni politiche.
Tanti
i suoi contatti nell' Iso- la, a cominciare dall' avvocato Pietro
Milio, amico e sodale. Intensi i suoi rapporti con Libero Grassi,
pioniere della battaglia antipizzo, poi ucciso dalle cosche.
Curioso
il suo incontro con l' imprenditore. Lo racconta la moglie della
vittima, Pina Maisano: «In vacanza a Parigi, un giorno troviamo sul
parabrezza dell' auto un messaggio di un tale Marco, un italiano che
si diceva in difficoltà economiche e, vista la targa tricolore,
chiedeva aiuto ai connazionali.
Era
Marco Pannella, e tra lui e Libero si creò subito una grande intesa.
Discutevano spesso su un punto: i politici, per poter davvero fare
politica, non dovrebbero partecipare a più di due legislature,
perché sennò perdono il contatto con la realtà di tutti i
giorni».
Così
casa Grassi diventa rifugio dei leader radicali che scendono a
Palermo: Pannella, Adele Faccio, Emma Bonino passano molte serate ad
ascoltare e a parlare di Palermo. Quando viene trucidato Libero
Grassi, la vedova prende la tessera del Partito radicale, per
approdare poi, nella lista dei Verdi, al Senato. E da lì la fragile
Pina Maisano urla la sua voglia di giustizia, e non solo per il
dramma della sua famiglia.
Negli
ultimi tempi le cronache registrano sporadiche presenze di Pannella
nell' Isola e quasi tutte nel segno di Sciascia: visite alla
Fondazione di Racalmuto, a Palermo per celebrare i cinquant' anni
dall' uscita de "Il giorno della civetta", una
testimonianza video in un documentario di Salvo Cuccia dedicato allo
scrittore, il premio Europa che gli conferisce Enna, il suo dialogo
con Totò Cuffaro nel nome della campagna per una carcerazione
umana.
L'
età e gli acciacchi frenano il dinamismo dell' instancabile
maratoneta della politica. Quella Sicilia delle contraddizioni,
quell' Isola eternamente sconfitta cantata da Sciascia, però, è
rimasta sempre nel suo cuore guerriero.
(La
Repubblica)
Ultimi articoli
- La marcia del 1983, si rinnova la sfida alla mafia
- Bagheria, consiglio
aperto sulla “marcia” - La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione