Da Leonardo Sciascia a Libero Grassi, ecco Marco Pannella il siciliano

Cultura | 20 maggio 2016
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DICI Marco Pannella, e in Sicilia la prima cosa che ti viene a mente è Leonardo Sciascia. Ciarliero, esuberante e avido di vita uno; taciturno, riflessivo e malinconico l' altro. È il 1979 e i due si trovano uno di fronte all' altro, a rimuginare sulle ferite inferte loro dal Partito comunista. Il primo colpito con un pugno sulla soglia di Botteghe oscure, il secondo insofferente a ogni asfissiante schematismo ideologico. Lo scrittore allontanatosi dai compagni di strada del Pci si ritrova faccia a faccia con il leader radicale che gli propone la candidatura nelle sue liste. Sciascia ascolta silenzioso, come sua abitudine ci riflette il solito tempo interminabile delle sue pause, poi chiede di fumare ancora una sigaretta prima di sciogliere la riserva. Con l' ultima boccata arriva il sì. LO SCRITTORE, fresco del vespaio suscitato dal suo libro "L' affaire Moro", aspira a un seggio in Parlamento per continuare la sua battaglia per la verità nella commissione d' inchiesta che deve indagare sull' assassinio del leader democristiano da parte delle Brigate rosse. Così il pioniere delle battaglie civili e l' intellettuale siciliano cominciano a percorrere insieme un lungo cammino, che solo la morte interrompe. I due si stimano e molto. Entrambi sensibili al nervo scoperto della malagiustizia italiana, danno vita a un sodalizio indissolubile.
La candidatura di Sciascia è un fulmine a ciel sereno in quel fronte della sinistra che mal tollera in Pannella l' idiosincrasia per le ideologie, e quel suo accanimento esclusivo per le battaglie civili disertando altre piazze della protesta. Renato Guttuso, amico di una vita, si dice sgomento della scelta di campo dello scrittore e lo esorta a un ripensamento in nome della «vera sinistra, quella che difende gli interessi degli oppressi e degli sfruttati, su tutta la faccia della terra. Questi schiavi hanno il loro partito, solo la grande, vera sinistra, lucida e organizzata, e non una "sinistra" qualunque».
Parole al vento: Sciascia tira per la sua strada e i conti con Guttuso li regolerà qualche anno dopo, quando il pittore, per dovere di militanza, smentisce lo scrittore che l' aveva chiamato a testimoniare su una confidenza fatta ai due da Enrico Berlinguer sul ruolo dei servizi segreti cecoslovacchi nell' agguato a Moro e agli uomini della scorta. L' amicizia si rompe per sempre. Pannella scende in campo per difendere Sciascia, così come rifarà nell' aspra polemica sui "professionisti dell' antimafia".
L' autore di "Candido", da parte sua, non perde occasione per esprimere stima all' apostolo del digiuno politico. E quando trova porte chiuse nei giornali per i quali collabora, ricorre alla stampa estera, nella fattispecie allo spagnolo El País (5 maggio 1987), per esternare il suo apprezzamento: «Pannella, e le non molte persone che pensano e sentono come lui (e tra le quali mi onoro di stare), si trovano ad assolvere un compito ben gravoso e difficoltoso: ricordare agli immemori l' esistenza del diritto e rivendicare tale esistenza di fronte ai giochi di potere, che appunto nel vuoto del diritto, o nel suo stravolgimento, la politica italiana conduce... Si suol dire - immagine retorica tra le tante che ci affliggono - che l' Italia è la "culla del diritto", quando evidentemente ne è la bara. Se un cittadino entra vivo in un ufficio di polizia e ne esce morto per le torture subite - come è accaduto a Palermo - che tra gli uomini politici soltanto Pannella senta il dovere di partecipare ai funerali, e di proclamare la grande immane vergogna che ne viene allo Stato, è un fatto preoccupante».
Lo scrittore si riferisce alla morte per tortura di Salvatore Marino, presunto killer del vice questore Beppe Montana, avvenuta il 5 agosto del 1985. In quella circostanza Pannella piomba a Palermo come una catapulta e dà la stura a tutta la sua indignazione non solo per il delitto, ma anche «per una lunghissima associazione a delinquere per impedire alla giustizia di giudicare secondo Costituzione ».
Il rapporto fra il leader radicale e la Sicilia è stato sempre intenso. Sono indimenticabili i comizi in piazza Politeama, sempre gremita, con la sua ammaliante oratoria, scandita tra ironia ed enfasi. Sia per le battaglie civili - divorzio, aborto, libertà civili - sia per le normali consultazioni politiche.
Tanti i suoi contatti nell' Iso- la, a cominciare dall' avvocato Pietro Milio, amico e sodale. Intensi i suoi rapporti con Libero Grassi, pioniere della battaglia antipizzo, poi ucciso dalle cosche.
Curioso il suo incontro con l' imprenditore. Lo racconta la moglie della vittima, Pina Maisano: «In vacanza a Parigi, un giorno troviamo sul parabrezza dell' auto un messaggio di un tale Marco, un italiano che si diceva in difficoltà economiche e, vista la targa tricolore, chiedeva aiuto ai connazionali.
Era Marco Pannella, e tra lui e Libero si creò subito una grande intesa. Discutevano spesso su un punto: i politici, per poter davvero fare politica, non dovrebbero partecipare a più di due legislature, perché sennò perdono il contatto con la realtà di tutti i giorni».
Così casa Grassi diventa rifugio dei leader radicali che scendono a Palermo: Pannella, Adele Faccio, Emma Bonino passano molte serate ad ascoltare e a parlare di Palermo. Quando viene trucidato Libero Grassi, la vedova prende la tessera del Partito radicale, per approdare poi, nella lista dei Verdi, al Senato. E da lì la fragile Pina Maisano urla la sua voglia di giustizia, e non solo per il dramma della sua famiglia.
Negli ultimi tempi le cronache registrano sporadiche presenze di Pannella nell' Isola e quasi tutte nel segno di Sciascia: visite alla Fondazione di Racalmuto, a Palermo per celebrare i cinquant' anni dall' uscita de "Il giorno della civetta", una testimonianza video in un documentario di Salvo Cuccia dedicato allo scrittore, il premio Europa che gli conferisce Enna, il suo dialogo con Totò Cuffaro nel nome della campagna per una carcerazione umana.
L' età e gli acciacchi frenano il dinamismo dell' instancabile maratoneta della politica. Quella Sicilia delle contraddizioni, quell' Isola eternamente sconfitta cantata da Sciascia, però, è rimasta sempre nel suo cuore guerriero.
(La Repubblica)


 di Tano Gullo

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