Crisi, iscrizioni universitarie in calo a Palermo

Cultura | 26 febbraio 2016
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Fuori la protesta dei lavoratori precari, dentro il riflesso della crisi nel calo delle immatricolazioni. È lo spaccato sociale che si è presentato agli occhi del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, presente oggi a Palermo alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico al teatro Massimo. Un applauso, fuori, da parte di una folla di curiosi lo ha salutato al suo arrivo, prima di essere accolto nel foyer del teatro dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, dal sindaco, Leoluca Orlando, dal presidente dell'Assemblea siciliana Giovanni Ardizzone, dal questore Guido Longo e dalle autorità civili e militari. In piazza un gruppo di lavoratori del call center Almaviva ha urlato slogan per richiamare l'attenzione del capo dello Stato. Una manifestante ha persino urlato: «Mattarella è uno di noi», mentre tutti impugnavano dei cartelli con su scritto “#IoNonMollo, #IoSonoAlmaviva”. Nella sua prolusione, il rettore dell'ateneo del capoluogo, Fabrizio Micari, ha parlato di un calo delle immatricolazioni: “registriamo negli anni più recenti una contrazione – ha detto - sia pur contenuta, in linea con quanto verificatosi nelle altre sedi. Il protrarsi della crisi economica e la carenza di lavoro, specialmente qualificato, hanno reso meno attrattivi gli studi universitari. Si è in sostanza attenuato quel meccanismo di ascensore sociale caratteristico dell'Università. La contrazione delle immatricolazioni non è attribuibile, infatti, ai giovani diplomati provenienti dai licei, quanto ai ragazzi che hanno completato studi tecnico-professionali. È auspicabile un cambio di passo dal governo regionale a quello nazionale - ha sottolineato il rettore nella sua prolusione – in questa regione carente di un'adeguata legge sul diritto allo studio. È necessario utilizzare le risorse, che non sono poche, se si utilizzeranno in maniera efficace quelle provenienti dall'Europa». Il rettore ha poi ricordato che l'offerta formativa dell'ateneo è «composta da 123 corsi di studio (di cui 57 corsi di laurea, 9 corsi di laurea magistrale a ciclo unico e 57 corsi di laurea magistrale) a cui si aggiungono i corsi di dottorato e ricerca».

«Oggi l'università di Palermo è composta da circa 1550 docenti, poco più di 2.000 unità del personale tecnico amministrativo e bibliotecario - ha proseguito il rettore - e più di 43 mila studenti, dottorandi di ricerca, specializzandi e assegnisti ». Micari ha poi voluto precisare che «In un territorio come quello in cui il nostro ateneo si trova ad operare non può essere trascurato il ruolo sociale dell'università quale avamposto di legalità e catalizzatore della crescita delle componenti meno abbienti della società». Eppure, nonostante il calo delle immatricolazioni e la congiuntura economica, non sono mancati gli investimenti: «Nonostante le difficoltà – ha proseguito il rettore Micari - il nostro ateneo ha previsto nel bilancio preventivo 2016 investimenti importanti sul dottorato di ricerca (7,3 milioni di euro) e sulla manutenzione straordinaria degli edifici (1,2 milioni di euro) incrementando allo stesso tempo le spese previste per i servizi agli studenti e per le azioni di tutorato». «A fronte di un fondo di funzionamento ordinario crollato del 23% dal 2008 a oggi – ha aggiunto il rettore - e di un livello di tassazione studentesca che, caso con pochissime analogie in Italia, è volutamente mantenuto al di sotto della soglia del 20% rispetto al fondo di funzionamento ordinario, le spese connesse al costo del personale coprono praticamente l'85% di tutte le risorse disponibili». Micari ha poi fornito delle cifre sul personale impiegato, precisando che c'è stato «un calo dei docenti (da 2.073 unità nel 2008 a 1.555 alla data odierna). Lo scorso anno - ha poi concluso - sono state avviate procedure di chiamata per 14 posizioni di professore ordinario, 12 di associato e 21 di ricercatore di tipo 'B' e sono state assunte 31 unità di personale tecnico-amministrativo». Inevitabili, nel corso della mattina, gli appelli alla coesione sociale e all'accoglienza, un compito riservato a Mario Giuseppe Ferrante, professore associato di diritto canonico ed ecclesiastico, che, intervenendo nel corso della cerimonia, ha parlato del «progetto ItaStra, la scuola di italiano per stranieri dell'università di Palermo, che negli ultimi due anni ha permesso a circa 1.500 migrantidi imparare l'italiano». L'importanza di una laicità inclusiva e del rispetto delle singole identità religiose sono stati i temi al centro dell'intervento di Ferrante che ha spiegato come «i simboli religiosi, parte integrante della propria identità, rischiano di trasformarsi in segni della discordia». Il professore, facendo riferimento ai problemi di convivenza con i migranti, ha citato il concetto di laicità sancito nella costituzione francese ricordando la legge 228 del 2004 «nota come anti- velo» sulla «proibizione dei simboli religiosi ostensibili che ha introdotto il divieto di indossare il burka ma anche la hijab, la kippah ebraica e la croce nei luoghi di istruzione statali, negando legittimità al fatto religioso e limitandone ogni manifestazione perchè considerata una provocatoria ostentazione di appartenenza religiosa». «Non si tratta di fissare una soglia di tolleranza - ha poi concluso Ferrante - ma di consentire l'esercizio del diritto alla differenza nel rispetto dei principi costituzionalmente garantiti. In tal senso sarebbe auspicabile una legge sulle diversità religiose che coniugi diritto, religione e cultura, mediando le nuove conflittualità sociali, nel segno di una laicità che sia al tempo stesso inclusiva e identitaria».

Dai docenti appello su Facebook a Mattarella


 "Signor presidente, avremmo voluto leggerle questa lettera in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico, ma a quanto pare le ragioni del cerimoniale sono superiori a quelle della democrazia partecipata. Le scrivo a nome di quanti stanno protestando contro palesi ingiustizie che hanno colpito il sistema universitario italiano".
Inizia così la lettera appello rivolta da Calogero Massimo Cammalleri, presidente del coordinamento nazionale professori associati, al capo dello Stato, Sergio Mattarella, intervenuto oggi alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico, al teatro Massimo di Palermo, e pubblicata sul social network Facebook.
"Il movimento di docenti, noto come #NoVqr - si legge nell'appello, dove Vqr sta per valutazione della qualità della ricerca, ndr - si limita a non collaborare nella scelta dei propri lavori scientifici da sottoporre alla VQR_2011-2014. Questa protesta non danneggia nessuno, non crea casi, non fa scandali né audience: forse per questo passa sotto silenzio, ma non per ciò essa non è assai grave. #NoVqr si oppone a questa VQR non per rifiutare la valutazione per sé: ma è sbagliata tecnicamente, non è strutturata né utilizzata lealmente. E lungi dal servire per migliorare, serve per punire. Per punire non chi si sottrae ai suoi doveri (anzi l'opposto, per il beffardo meccanismo di valutazione introdotto in questa edizione che la fa fare franca tanto ai plagiatori quanto a chi non ha scritto un rigo in quattro anni). Per punire solo chi ha la ventura, ma non la sventura, di lavorare nella parte più povera del Paese. È già stato dimostrato dai rapporti RES e SVIMEZ  - prosegue l'appello - che con questo uso di questa VQR tutte le università del meridione, nel volgere di dieci, quindici anni, chiuderanno. Dunque questa VQR attenta patentemente a molti principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale.
La terza, infine, ma non ultima, ragione riguarda il sottofinanziamento dell'intero sistema universitario e ha già compromesso più diritti fondamentali di più categorie di cittadini:
il diritto allo studio in primis, (che non è finanziato nemmeno in modo da coprire gli idonei alle borse, figuriamoci stimolare gli studi terziari, come sta avvenendo negli altri Paesi),
il diritto al lavoro dei ventimila precari della ricerca (senza i quali il sistema chiuderebbe oggi stesso), il diritto costituzionale alla giusta retribuzione dei docenti (unici lavoratori ai quali il contributo di solidarietà alla gestione della crisi finanziaria continua a essere chiesto, dopo il quinquennio di blocco, vita natural durante), il diritto a disporre degli strumenti, anche solo minimi indispensabili, per fare la ricerca, per concorrere ai progetti internazionali (e poi però svolgere gli stessi in Italia) a essere valutati tutti ad armi pari, senza che giochi un ruolo decisivo la ricchezza del territorio in cui ha sede la Università".
Nella lettera si chiede infine al presidente Mattarella "Un  monito alto e autorevole affinché ci si fermi ad ascoltare le ragioni della protesta, sulla via della condivi­sione e della democrazia partecipata e non, come invece è stato fatto finora, si inceda noncuranti in una lacerante galoppata di pochi contro tutti, questa sì, esiziale per il Paese".

 di Antonella Lombardi

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