Cosa pensano gli europei dell’Europa
La fiducia dei
cittadini nella UE è crollata nel corso della crisi. Nei paesi del Nord la
sfiducia è recente e riguarda le istituzioni europee. In quelli del Sud si
registra un’insoddisfazione generalizzata rispetto ai livelli di democrazia. Da
dove ripartire per una maggiore integrazione.
Poca fiducia nella UE: i dati di Eurobarometro
A fine giugno, i presidenti di Banca centrale europea,
Commissione, Consiglio e Eurogruppo pubblicheranno un rapporto con proposte per
un rafforzamento della governance economica dell’unione monetaria. Nel
frattempo, può essere utile esaminare gli ultimi dati disponibili di
Eurobarometro per capire com’è cambiato, nella zona euro, l’atteggiamento degli
europei nei confronti dell’Europa.
La fiducia nelle istituzioni europee è molto bassa. Non è una novità: dal 2008
è diminuita ovunque, nell’area euro, e più marcatamente nei paesi che hanno
subito programmi di aggiustamento.
Prima della crisi, quasi il 75 per cento degli intervistati nei paesi del Sud
dichiarava di avere fiducia nel Parlamento europeo, nella Commissione e nella
Bce. A fine 2013, la percentuale era scesa al 25 per cento. La fiducia nelle istituzioni europee sembra essersi ripresa in
Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo (Sud), così come in Francia e in Italia
(Centro), mentre è rimasta invariata nei paesi del Nord.
Le parole associate all’Europa
Dietro al calo di fiducia c’è un cambiamento nel
significato che l’Europa sembra avere per gli europei. Eurobarometro comprende
una sezione in cui si chiede agli intervistati che cosa significhi per loro
personalmente l’UE. La figura 2 riporta la percentuale di coloro che hanno
menzionato, nel rispondere, determinati concetti. Tra 2008 e 2014, la
percentuale d’intervistati per i quali l’UE è associata all’idea di “prosperità
economica” e “democrazia” è aumentata nel Nord, ma diminuita nel Centro e nel
Sud. La percentuale d’intervistati che associano l’UE all’idea di
“disoccupazione” è invece aumentata significativamente in tutti gruppi.
Sorge anche un calo più generalizzato della soddisfazione riguardo al processo democratico, sia in Europa sia a livello nazionale. In Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo, la percentuale media d’intervistati che dichiarano di essere “molto soddisfatti” o “abbastanza soddisfatti” della “democrazia in Europa” è scesa da 60 a 30 per cento. Il senso di soddisfazione riguardo alla democrazia nel proprio paese è in caduta libera dal 2007, passando dal 70 a poco più del 20 per cento degli intervistati.
Non va meglio per i governi nazionali
C’è un altro aspetto importante in
questa storia, che ha a che fare con la fiducia “relativa”. A sette anni
dall’inizio della crisi, i cittadini dei paesi del Sud e Centro dell’area euro
continuano ad avere più fiducia nell’UE che nei governi nazionali. Prima della
crisi, lo stesso valeva per i paesi del Nord, benché il divario di fiducia a
favore dell’UE fosse minimo. La fiducia nelle istituzioni nazionali
è letteralmente crollata nel Sud, segnale di una crisi ampia e generalizzata
della leadership e delle istituzioni politiche nazionali. Nei paesi del Nord,
invece, la fiducia nell’UE è scesa nettamente sotto quella nei governi
nazionali.
In conclusione, questi dati rivelano alcuni fatti interessanti,
in attesa della pubblicazione del rapporto sulla governance dell’unione
monetaria.
Primo, la fiducia nell’UE è diminuita molto durante la crisi. Il recente
miglioramento è incoraggiante, ma è da livelli storicamente molto bassi.
Secondo, la fiducia nell’UE è crollata anche perché il significato di UE per
gli europei è cambiato. L’UE è sempre meno associata all’idea di prosperità
economica e democrazia, anzi per un numero sempre maggiore di europei, ha
finito per diventare sinonimo di “disoccupazione”. Qualsiasi iniziativa volta a
rafforzare l’Unione monetaria e l’integrazione europea dovrà affrontare questo
problema e ricostituire un significato positivo per l’UE agli occhi dei
cittadini europei.
Terzo, nei paesi del Sud esiste un’insoddisfazione generalizzata nei confronti
della democrazia, a livello nazionale ed europeo. Future iniziative non
potranno permettersi di ignorare questo deficit democratico percepito; e il
potenziamento dell’accountability europea dovrà essere una priorità.
Infine, i paesi del Sud dell’area euro continuano ad avere più fiducia nell’UE
che nel loro governo nazionale, ma questo non è più vero nei paesi del Nord. Ne
consegue che la spinta verso un rafforzamento dell’integrazione europea dovrà
venire dai paesi del Sud-Centro, perché dal Nord – tradizionale motore
dell’integrazione europea – non arriverà.(Info.lavoce)
Una versione più estesa dell’articolo è
disponibile in lingua inglese su www.bruegel.org
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