Così la Mafia Spa domina il mercato dei falsi

Economia | 4 gennaio 2016
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Mille e 300 miliardi di euro, pari alla ricchezza prodotta in un anno dalla Spagna o alla metà del pil del Regno Unito. A tanto ammonterebbe il giro d' affari dei prodotti contraffatti su scala mondiale secondo le ultime stime dell' Ocse. Una vera e propria macchina da soldi, capace non soltanto di intaccare il fatturato delle imprese o le casse del Fisco, ma di arrecare anche danni, talvolta molto seri, alla salute dei consumatori. I numeri parlano chiaro. Secondo i dati del Ministero dello sviluppo economico, il valore dei beni contraffatti sequestrati in Italia tra il 2008 e il 2014 ha superato i 4,3 miliardi di euro. La punta dell' iceberg di un mercato florido, dominato da organizzazioni criminali ben strutturate. «I clan sono entrati nel mercato della contraffazione perché presenta un rischio inferiore ad altri traffici ma è economicamente più vantaggioso», ha spiegato Claudio Bergonzi, segretario generale Indicam l' Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione. «Basti pensare che un euro speso nel traffico di eroina ne rende 2.700, mentre lo stesso euro investito nella contraffazione di farmaci ha un vantaggio economico di 500 mila euro». A tal punto che il prodotto più contraffatto su scala mondiale risulta essere proprio un antibiotico. Anche se la nuova frontiera della contraffazione dovrebbero essere i prodotti cosmetici e della cura del corpo, che hanno un valore in Europa di circa 5 miliardi. E cosa dire dei giocattoli? «Per l' intera Unione europea la stima dell' effetto complessivo della contraffazione nell' industria di giochi e giocattoli è pari al 12,3% del consumo (1,4 miliardi di euro)», hanno spiegato gli analisti della Commissione secondo cui le mancate vendite si traducono in una perdita diretta di quasi 6.150 posti di lavoro nel Vecchio continente.«Questo dato non tiene conto dell' effetto delle importazioni, perché in questi casi gli effetti correlati sull' occupazione si manifestano al di fuori dell' Ue», si legge nel documento. «Se aggiungiamo gli effetti a catena su altri settori e sulle entrate statali, tenendo conto degli effetti diretti e indiretti, la contraffazione in questo settore provoca un calo delle vendite nell' economia dell' Unione europea pari a circa 2,3 miliardi di euro.E ciò comporta, a sua volta, la perdita di 13.168 posti di lavoro e di entrate statali per 370 milioni di euro». A questo si aggiunga il danno arrecato dalla contraffazione che affligge un altro segmento produttivo importante del Vecchio continente, ovvero quello delle attrezzature sportive come palloni, caschi, racchette da tennis, sci, attrezzature ginniche e skateboard. Un tarlo che ogni anno costa ai legittimi produttori dell' Unione europea ben 500 milioni di euro.Stando almeno alla fotografia appena scattata dall' Ufficio per l' armonizzazione nel mercato interno (Uami, che assumerà dal 23/3/2016, la nuova denominazione di Ufficio dell' Unione europea per la proprietà intellettuale, Euipo, in base alla nuova normativa dell' Ue pubblicata il 24/12/2015) secondo cui le vendite perse a causa della contraffazione di attrezzature sportive (escluso l' abbigliamento) corrispondono al 6,5% delle vendite complessive del comparto in Europa. «Nel settore si registra la perdita di circa 2.800 posti di lavoro in tutta l' Ue, in quanto i produttori vendono meno di quanto farebbero in assenza delle attività di contraffazione e possono pertanto dare lavoro a un numero inferiore di persone», si legge nel rapporto.«Altri 360 milioni vengono persi ogni anno a causa degli effetti indiretti, poiché i produttori acquistano quantità inferiori di prodotti e servizi dai fornitori, generando effetti a catena anche in altri settori».Senza tralasciare i danni per le casse dello Stato che ogni anno registra mancate entrate per 150 milioni di euro. La cifra include tasse, contributi sociali e importi. (Italia Oggi)
 di Tancredi Cerne

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