Cos'è la mafia, come si sconfigge? Tre giovani in cerca di risposte
Ci sono domande su tematiche complesse che cercano risposte e studenti che frequentano la scuola dell’obbligo che se le pongono. Talvolta a spianare la strada ai loro interrogativi tra i banchi di scuola sono i docenti attraverso dei percorsi didattici appositamente strutturati sull’educazione alla cittadinanza e alla legalità.
Cos’è la mafia? Perché è un pericolo grave per l’Italia? Cosa possono fare i cittadini per contrastarla? A dare una risposta a questi interrogativi è Adriana Saieva, con il suo ultimo libro “Cos’è la mafia? Tre giovani in cerca di risposte”, edito da Buk Buk. In 112 pagine, il volume, rivolto ai ragazzini dai 10 anni, chiamando in causa tre giovani in cerca di risposte, spiega che cos’è la mafia, parla delle sue vittime, ma anche della lotta alla mafia. Per strane circostanze, una ragazza torinese e una coetanea palermitana iniziano una corrispondenza telematica. Emma ed Elena così tra un’e-mail e un’altra imparano a conoscersi e a confrontarsi sulle loro quotidianità: dalle prime cotte ai problemi della loro età. Ma si pongono anche tanti interrogativi sulla mafia, su come si presenta questo fenomeno e su come poterla contrastare. Come espediente narrativo per dare una risposta a tutti questi interrogativi, entra così in gioco il fratello maggiore di una delle due giovani, Dino che ha il chiodo fisso per la legalità e da grande vuole fare il magistrato. In quanto impegnato nella lotta alla criminalità organizzata, è lui che sgombra il campo da ogni ombra. Volendo essere esaustivo, ma anche esemplificativo nella condivisione di concetti complessi, spiega ad esempio che “la mafia attecchisce dove c’è la possibilità di fare soldi. L’organizzazione mafiosa è fatta da persone che hanno gli obiettivi di arricchirsi ed esercitare potere e per raggiungere questi scopi sono disposti a tutto: commettere reati, corrompere, usare la violenza e cercare complicità. Il loro scopo non è sparare come si vede nei film… Loro uccidono quando altri modi non hanno funzionato. L’uso della violenza è uno dei mezzi attraverso cui ottengono ciò che vogliono”. E ancora se il mafioso procura un lavoro a qualcuno è perché “i mafiosi hanno una rete di relazioni con individui corrotti e complici che, a loro volta, sono in debito con l’organizzazione criminale e devono restituire qualche favore ricevuto. Una macchina ingegnosa e subdola. Tutte le volte che viene dato un lavoro a qualcuno, attraverso strade illecite, lo si sta togliendo a qualche altra persona altrettanto bisognosa, altrettanto meritevole (se non di più), ma talmente onesta da non scendere a compromessi, anche a costo di patire la fame”. L’amicizia tra i giovani protagonisti del racconto, nata da una corrispondenza telematica si consolida, infine, con un incontro fisico nel capoluogo siciliano dove, insieme, ripercorrono i luoghi storicamente, artisticamente e culturalmente più significativi, nonché quelli simbolo della lotta alla mafia.
Tra le trame che sciolgono tutti i nodi dei temi nevralgici trovano spazio, oltre alla destrutturazione di falsi miti e stereotipi sulla mafia, alcuni concetti chiave come onore, criminalità, corruzione, estorsione, pizzo, complicità e violenza mafiosa. Ma anche storie di uomini e di donne vittime di mafia: Giuseppe Letizia, Placido Rizzotto, Claudio Domino, Giuseppe Di Matteo, Libero Grassi, Paolo Giaccone, Peppino Impastato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Padre Pino Puglisi e Giuseppa Di Sano.
Completano tuttavia il puzzle del racconto l’impegno profuso dalle associazioni antimafia quali Addiopizzo, il “Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato”, e il “No mafia Memorial” fino ai campi scuola di “Libera” e al progetto educativo “Se vuoi” della Polizia di Stato. Il testo, scritto con chiarezza espositiva, propone altresì spunti di metacognizione su quelle azioni che ogni cittadino, senza compiere grandi gesta può mettere in atto quotidianamente: dal consumo critico alle scelte legali e consapevoli. Nel racconto c’è anche un invito al superamento degli stereotipi di genere: la torinese Emma è, infatti, una calciatrice in erba che incoraggia a combattere la prepotenza e gli atti di bullismo. Invita altresì ciascuno a sentirsi protagonista e unico responsabile delle proprie azioni: “Ciascuno di noi è protagonista- si legge nel testo- anche quando decide di non fare niente perché, qualunque cosa si scelga di fare, avrà una conseguenza”. Il libro della nostra vita è, infatti, pieno di pagine bianche. E “le storie andranno come noi decideremo di scriverle”.
Adriana Saieva, che è sempre stata in prima linea nella lotta alla mafia, è un’insegnante della scuola primaria a Palermo. Gestisce con il marito la “Casa dell’equità e della bellezza”; è socia della “Scuola di formazione etico-politica Giovanni Falcone” e del “Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato”. Nell’ambito del “No mafia Memorial” si occupa di progetti didattici per la scuola dell’infanzia e primaria.
Il testo è stato sapientemente illustrato da Roberta Santi, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Scuola internazionale di Comics, collabora con case editrici italiane e straniere.
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