Così i giovani hanno restituito dignità politica all'Europa

L’alta affluenza alle elezioni europee 2019 è stata determinata da una maggiore partecipazione dei giovani. La percentuale dei votanti europei, pari al 50,6%, non era stata così alta dal 1994 e per la prima volta ha registrato un’inversione di tendenza dal 1979. Sono stati soprattutto i giovani elettori a restituire, con le elezioni europee, da sempre considerate di minore importanza rispetto a quelle nazionali, una maggiore centralità alla vita politica comunitaria.
Secondo un’indagine post-elettorale commissionata dal Parlamento europeo in tutti i 28 paesi dell’UE, infatti, i giovani sotto i 25 anni e della fascia di età 25-39 anni si sono recati alle urne molto più che in passato. Nello specifico, rispetto alle precedenti consultazioni del 2014, ha votato il 14% in più degli under 25 (42% vs 28%) e il 12% in più dei giovani della fascia 25-39 anni (47% vs 35%). “Queste elezioni hanno visto un gruppo di elettori più giovani, europeisti e coinvolti votare in numero crescente – ha affermato David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo. Questo si traduce in una maggiore legittimità per il Parlamento europeo e conferisce ai deputati europei il potere di approvare la nuova Commissione europea e di chiederne conto per i prossimi cinque anni”. Come dichiarato dagli elettori in occasione dell’indagine, la maggior parte dei votanti (52%) si è recata alle urne per “dovere civico”, un input che è cresciuto di 11 punti rispetto al 2014. La scelta di andare a votare non ha rappresentato solo un dovere da buon cittadino, ma anche una precisa volontà politica - quella di manifestare la condivisione del progetto comunitario (per il 25% degli elettori, + 11% rispetto al 2014) - e la consapevolezza di poter cambiare le cose con il voto (per il 18% degli elettori, + 6% rispetto al 2014). Gli elettori tra i quali è cresciuto maggiormente il supporto all’UE sono gli italiani (+15%), gli irlandesi (+15%), i tedeschi (+14%) e gli spagnoli (+14%). Mentre gli ambiti su cui gli europei sperano di poter incidere in maggior misura con il loro voto sono l’economia e la crescita (44%) e la lotta ai cambiamenti climatici (37%). L’economia ha rappresentato, infatti, il tema più importante per gli elettori in sedici Stati membri, invece il cambiamento climatico è stato in cima all’elenco in otto Paesi.
Tuttavia, anche i diritti umani e la democrazia (37%), il modo in cui
l’UE dovrebbe funzionare in futuro (36%) e l’immigrazione (34%)
hanno costituito ragioni importanti per recarsi alle urne. Inoltre,
il 68% degli intervistati nei 28 paesi UE crede che il loro paese
abbia beneficiato dell’adesione all'UE, percentuale più alta dal
1983. Il 56%, invece, concorda sul fatto che la loro voce conta
nell’UE. La fiducia sul peso della propria voce è aumentata di
sette punti dal marzo 2019 e rappresenta il valore più alto dal
2002. “L’aumento molto significativo della partecipazione alle
elezioni europee di maggio dimostra che i cittadini, soprattutto le
giovani generazioni, apprezzano i loro diritti democratici e credono
che l’Unione europea sia più forte quando agisce all’unisono per
rispondere alle loro preoccupazioni”, ha commentato Sassoli.
L’indagine, promossa dal Parlamento europeo e che ha coinvolto
27.464 persone, è stata condotta come Eurobarometro 91.5 in tutti i
28 paesi membri dell’UE nel mese di giugno. I rispondenti,
provenienti dalla popolazione di età pari o superiore ai 15 anni,
sono stati intervistati face to face da KANTAR.
Ultimi articoli
Francesco, il papa che pensava agli ultimi
Lo ingiuriavano, ora lo piangono
Pippo Oddo, tante vite
e un sogno incompiutoL’emozione dei ragazzi
per La Torre e Di Salvoi giovani promuovono
il ricordo di Pio La Torre
e Rosario Di SalvoGerges Simenon,
la vita in tanti fotogrammi
di bellezzaGiustizia, dove porta la riforma di Nordio
Solo lo stupro nero diventa caso nazionale
Meli, l'intellettuale
distante dalle accademieMercati azionari, la Grande Rapina