Corruzione e mafia limitano i diritti e avvelenano la società
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Il ruolo delle mafie e il restringimento dei diritti, il sistema della corruzione e della violenza è stato il tema al centro della seconda conferenza del Progetto educativo promosso per il tredicesimo anno dal Centro Studi Pio La Torre. A moderare il dibattito Rino Cascio, coordinatore della Tgr della Rai in Sicilia.
"Tra mafia e corruzione - ha spiegato Alberto Vannucci, sociologo dell'Università di Pisa - vi è un rapporto asimmetrico perché la corruzione è capace di determinare come vengono investiti (o meglio sprecati) i fondi pubblici e può svilupparsi anche senza che la mafia svolga un ruolo significativo. L'esempio più classico è Mani Pulite. Le organizzazioni mafiose non c'erano o avevano un ruolo marginale. Ma quando le due realtà si incontrano scattano delle aree di sovrapposizione dei fenomeni che rafforzano entrambe. Le mafie hanno inevitabilmente bisogno di corrompere, è nella loro natura".
Uno dei sintomi della corruzione è la cattiva amministrazione. Si ha corruzione quando chi gestisce servizi pubblici antepone gli interessi di pochi a quelli di tutti. "Avverto però come palpabile una nuova capacità dei cittadini di vigilare sulla scelta dei gestori dei servizi pubblici - sottolinea Francesco Gualtieri, sostituto procuratore di Palermo - ma nonostante questo rimane nella mentalità di qualcuno quasi 'l'obbligo morale' di distribuire regalie e utilità ai funzionari pubblici che non fanno altro però che compiere il proprio dovere".
La prossima conferenza si terrà lunedì 10 dicembre sul tema "L’espansione territoriale delle mafie e la corruzione”. A discuterne il professor Rocco Sciarrone, sociologo dell'Università di Torino e il professor Antonio La Spina, sociologo della Luiss.
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