Corruzione da record: in cinque mesi mazzette raddoppiate
IN DICIASSETTE MESI, da gennaio 2017 a maggio 2018, sono state portate a termine 2.732 operazioni. Un numero crescente rispetto a quello di due anni fa: dal 2016 al 2017 gli interventi sono aumentati del 24 per cento e solo quest’anno ce ne sono stati 642, con 115 arresti per reati contro la pubblica amministrazione, come concussione, corruzione, abuso d’ufficio e peculato. Il 2017 è stato l’anno di inchieste come quella della Procura di Firenze sulle corruzioni nel settore delle abilitazioni per accedere alla cattedra di diritto tributario (i pm in questo caso non ipotizzavano scambio di denaro ma accordi corruttivi che influenzavano le valutazioni dei candidati da parte dei membri delle commissioni) o anche quella della procura di Matera su un presunto supermarket delle sentenze nelle commissioni tributarie provinciali di Foggia e regionali, con dispositivi venduti anche per mille euro, secondo l’impostazione iniziale dei magistrati. E non sono più rassicuranti i dati sul peculato, reato che riguarda i pubblici ufficiali. Il valore del peculato è in aumento costante. Negli ultimi 17 mesi ha sfiorato 358 milioni di euro: 323 milioni lo scorso anno, che è comunque il 42 per cento in più rispetto al 2016. E pensare che si tratta di un reato commesso da chi dovrebbe rappresentare lo Stato. Tasto dolente anche il settore degli appalti pubblici. Secondo i numeri raccolti dalla Guardia di Finanza, il valore complessivo delle procedure sulle quali le fiamme gialle hanno fatto accertamenti, da gennaio 2017 ad oggi, si assesta a circa 7,2 miliardi di euro: di questi su appalti per 2,9 miliardi di euro sono state riscontrate irregolarità, 300 milioni solo nel 2018. E qui entra in gioco anche la Corte dei Conti. Solo nel 2018 sono stati accertati 605 milioni di danni erariali, con le casse dello Stato in sofferenza, “collegati a procedure contrattuali pubbliche”: praticamente è già stata raggiunta la cifra (695 milioni) dell’interno 2017.
AL DI LÀ di intercettazioni e denunce, la corruzione (che ha diverse forme, oltre alla vecchia tangente) viene scoperchiata anche grazie alle segnalazioni di operazioni sospette che spesso danno modo agli investigatori di far emergere forme di riciclaggio e di reimpiego di denaro “sporco”: da inizio 2017, 397 segnalazioni sono confluite in procedimenti penali. In parte si tratta di tesoretti nascosti nei cosiddetti paradisi fiscali, sui quali lo Stato italiano con difficoltà riesce a mettere le mani. E non serve andare troppo lontano: per fare un esempio, da tempo la procura di Roma fa il braccio di ferro con le autorità svizzere per il denaro di due imprenditori che è stato sequestrato o confiscato ma che non si riesce a recuperare.(Il Fatto Quotidiano))
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