COP 27 e le speranze per il futuro del pianeta
L'analisi | 26 dicembre 2022
Il 20 novembre 2022 si è conclusa Ha affermato Simon Stiell, segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici. "Abbiamo determinato una via da seguire sui finanziamenti per perdite e danni, deliberando su come affrontare gli impatti sulle comunità le cui vite e mezzi di sussistenza sono stati rovinati dai peggiori impatti del cambiamento climatico".
In un contesto geopolitico reso difficile sia dai danni della pandemia sia dalle guerre in essere, la COP27 ha portato i Paesi a consegnare un pacchetto di decisioni che hanno ribadito il loro impegno a limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Il pacchetto ha inoltre rafforzato l'azione dei paesi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e adattarsi agli inevitabili impatti del cambiamento climatico, oltre a potenziare il sostegno finanziario, tecnologico e di capacità necessario ai paesi in via di sviluppo.
Ma qual è il senso della creazione del fondo per le “perdite ed i danni”? Nel lontano 1991 l’alleanza di stati insulari del Pacifico Meridionale, tramite il loro portavoce e ambasciatore della piccola Repubblica di Vanuatu Robert Van Lierop, aveva proposto un “pool assicurativo da usare per risarcire le piccole isole e i Paesi in via di sviluppo per le perdite e i danni derivanti dall’innalzamento del livello del mare”. Ci sono voluti più di tre decenni e, alla fine, il risultato è stato ottenuto.
A guidare oggi i delegati di 134 Paesi in via di sviluppo a COP-27 nella loro richiesta per l’attribuzione di responsabilità climatica da parte delle grandi economie c’è stato, questa volta, il Pakistan. Il Paese asiatico è oggi responsabile di appena l’1% delle emissioni di gas serra globali e, nel 2022, ha vissuto alluvioni estreme che lo hanno messo in ginocchio.
I paesi del G20 – che rappresentano il 75% delle emissioni globali di gas serra, nel prendere la rivoluzionaria decisione di istituire nuovi accordi di finanziamento, nonché un fondo dedicato, per assistere i paesi in via di sviluppo nella risposta a perdite e danni hanno di fatto preso atto delle loro responsabilità. I governi hanno inoltre concordato di istituire un "comitato di transizione" per formulare raccomandazioni su come rendere operativi sia i nuovi accordi di finanziamento che il fondo alla COP28 del prossimo anno. La prima riunione del comitato di transizione dovrebbe svolgersi entro la fine di marzo 2023.
Come ha dichiarato Antonio Guterres, il Segretario generale dell’Onu durante il discorso conclusivo della COP-27: “I testi approvati sono un compromesso. Riflettono gli interessi, le condizioni, le contraddizioni e lo stato della volontà politica nel mondo di oggi. Compiono passi importanti ma, purtroppo, non bastano a superare alcune profonde contraddizioni”» e aggiunge “ribadisco la mia convinzione che dobbiamo porre fine ai sussidi ai combustibili fossili”. A congelare il dibattito sulla necessità di abbandonare tali fonti energetiche non è tanto la necessità dei Paesi emergenti di poter fare affidamento su tutte le fonti per sostenere il proprio sviluppo, quanto l’invasione russa dell’Ucraina che ha reso necessario per molti Paesi un piano d’emergenza per provvedere alla propria indipendenza energetica che, in alcuni casi, ha anche portato alla riapertura di centrali a carbone.
COP27 ha riunito più di 45.000 partecipanti per condividere idee, soluzioni e costruire partnership e coalizioni. Le popolazioni indigene, le comunità locali, le città e la società civile, compresi i giovani e i bambini, hanno mostrato come stanno affrontando il cambiamento climatico e hanno condiviso il modo in cui influisce sulle loro vite. Inoltre ha partecipato alla COP27 ONUDC, l’Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine, ciò è segnale che attori istituzionali internazionali sono sempre più consapevoli dell’approccio sistemico con cui la criminalità opera e si organizza a danno della popolazione mondiale. Le decisioni discusse consentiranno a tutte le parti di lavorare insieme per affrontare gli squilibri del sistema climatico.
Il Segretario generale Onu Antonio Guterres nel suo discorso conclusivo, pur non nascondendo le difficoltà rilevate e gli obiettivi mancati, ha cercato di dare a tutti una visione di speranza e fiducia: «Il percorso del progresso non è sempre una linea retta. A volte ci sono deviazioni, a volte fossati. Come disse il grande scrittore scozzese Robert Louis Stevenson: Non giudicare il giorno dal raccolto ottenuto, ma dai semi messi a frutto. Abbiamo molti altri semi da piantare lungo questo sentiero, non raggiungeremo la nostra destinazione in un giorno o in una conferenza. Ma so che possiamo arrivarci. Siamo nel pieno della lotta per la vita, non dobbiamo arrenderci ora, né tantomeno farci da parte, ma proseguire fino in fondo. La COP-27 inizia ora»
Buon 2023 a tutti noi!
di Loredana Introini
In un contesto geopolitico reso difficile sia dai danni della pandemia sia dalle guerre in essere, la COP27 ha portato i Paesi a consegnare un pacchetto di decisioni che hanno ribadito il loro impegno a limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Il pacchetto ha inoltre rafforzato l'azione dei paesi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e adattarsi agli inevitabili impatti del cambiamento climatico, oltre a potenziare il sostegno finanziario, tecnologico e di capacità necessario ai paesi in via di sviluppo.
Ma qual è il senso della creazione del fondo per le “perdite ed i danni”? Nel lontano 1991 l’alleanza di stati insulari del Pacifico Meridionale, tramite il loro portavoce e ambasciatore della piccola Repubblica di Vanuatu Robert Van Lierop, aveva proposto un “pool assicurativo da usare per risarcire le piccole isole e i Paesi in via di sviluppo per le perdite e i danni derivanti dall’innalzamento del livello del mare”. Ci sono voluti più di tre decenni e, alla fine, il risultato è stato ottenuto.
A guidare oggi i delegati di 134 Paesi in via di sviluppo a COP-27 nella loro richiesta per l’attribuzione di responsabilità climatica da parte delle grandi economie c’è stato, questa volta, il Pakistan. Il Paese asiatico è oggi responsabile di appena l’1% delle emissioni di gas serra globali e, nel 2022, ha vissuto alluvioni estreme che lo hanno messo in ginocchio.
I paesi del G20 – che rappresentano il 75% delle emissioni globali di gas serra, nel prendere la rivoluzionaria decisione di istituire nuovi accordi di finanziamento, nonché un fondo dedicato, per assistere i paesi in via di sviluppo nella risposta a perdite e danni hanno di fatto preso atto delle loro responsabilità. I governi hanno inoltre concordato di istituire un "comitato di transizione" per formulare raccomandazioni su come rendere operativi sia i nuovi accordi di finanziamento che il fondo alla COP28 del prossimo anno. La prima riunione del comitato di transizione dovrebbe svolgersi entro la fine di marzo 2023.
Come ha dichiarato Antonio Guterres, il Segretario generale dell’Onu durante il discorso conclusivo della COP-27: “I testi approvati sono un compromesso. Riflettono gli interessi, le condizioni, le contraddizioni e lo stato della volontà politica nel mondo di oggi. Compiono passi importanti ma, purtroppo, non bastano a superare alcune profonde contraddizioni”» e aggiunge “ribadisco la mia convinzione che dobbiamo porre fine ai sussidi ai combustibili fossili”. A congelare il dibattito sulla necessità di abbandonare tali fonti energetiche non è tanto la necessità dei Paesi emergenti di poter fare affidamento su tutte le fonti per sostenere il proprio sviluppo, quanto l’invasione russa dell’Ucraina che ha reso necessario per molti Paesi un piano d’emergenza per provvedere alla propria indipendenza energetica che, in alcuni casi, ha anche portato alla riapertura di centrali a carbone.
COP27 ha riunito più di 45.000 partecipanti per condividere idee, soluzioni e costruire partnership e coalizioni. Le popolazioni indigene, le comunità locali, le città e la società civile, compresi i giovani e i bambini, hanno mostrato come stanno affrontando il cambiamento climatico e hanno condiviso il modo in cui influisce sulle loro vite. Inoltre ha partecipato alla COP27 ONUDC, l’Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine, ciò è segnale che attori istituzionali internazionali sono sempre più consapevoli dell’approccio sistemico con cui la criminalità opera e si organizza a danno della popolazione mondiale. Le decisioni discusse consentiranno a tutte le parti di lavorare insieme per affrontare gli squilibri del sistema climatico.
Il Segretario generale Onu Antonio Guterres nel suo discorso conclusivo, pur non nascondendo le difficoltà rilevate e gli obiettivi mancati, ha cercato di dare a tutti una visione di speranza e fiducia: «Il percorso del progresso non è sempre una linea retta. A volte ci sono deviazioni, a volte fossati. Come disse il grande scrittore scozzese Robert Louis Stevenson: Non giudicare il giorno dal raccolto ottenuto, ma dai semi messi a frutto. Abbiamo molti altri semi da piantare lungo questo sentiero, non raggiungeremo la nostra destinazione in un giorno o in una conferenza. Ma so che possiamo arrivarci. Siamo nel pieno della lotta per la vita, non dobbiamo arrenderci ora, né tantomeno farci da parte, ma proseguire fino in fondo. La COP-27 inizia ora»
Buon 2023 a tutti noi!
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