Continua il "magna magna" dei partiti in barba alla legge
Che in tempi di crisi continui a
'pagare Pantalone' è ancora più deplorevole, ma è noto che 'fatta la legge
trovato l'inganno', anzi gli ‘inganni’. Il finanziamento pubblico ai partiti,
infatti, non è terminato con l'abolizione progressiva dei rimborsi elettorali, semplicemente
ha cambiato forma. E la forma è quella del finanziamento statale dei
gruppi parlamentari per l’attività istituzionale e per il loro funzionamento. Cifre a sei zeri per i gruppi di Montecitorio
e di Palazzo Madama di questa XVII legislatura, rispettivamente 32 e 21,3
milioni l'anno, per un totale di 106,7 milioni di euro nel biennio 2013-2014. Anche
le regole che disciplinano l'assunzione del
personale dipendente alla Camera e al Senato da parte dei gruppi parlamentari
vengono raggirate: proprio perché molto
stringenti, nel tempo è aumentato il numero delle collaborazioni e delle
consulenze esterne...in fondo, "Paga Pantalone". È questo il
titolo del X Rapporto presentato dall'Associazione Openpolis sui bilanci dei
gruppi parlamentari della attuale legislatura. Come sottolinea lo stesso ente,
non sono mancate le difficoltà nell’analisi della documentazione a disposizione
a causa della libertà di rendicontazione che non assicura un dettaglio delle
spese effettuate, sebbene le recenti modifiche ai regolamenti interni di Camera
e Senato obbligano i gruppi a rendere pubblici i bilanci.
La principale voce di spesa per tutti i gruppi è
quella del personale: dall'inizio della legislatura, circa 70 milioni, ossia il
70% delle risorse a disposizione, sono stati impiegati per i compensi di
dipendenti, collaboratori e consulenti. Alla Camera, nel 2013 e nel 2014, in
media questa categoria di costo ha assorbito il 74,22% delle entrate: il gruppo
di Forza Italia è quello che ‘paga’ maggiormente il peso del personale che,
infatti, incide per l'85% del finanziamento, mentre quello del M5S ne risente
meno, il 59,81%. Al Senato, alle risorse umane è stato destinato il 69,52% dei
fondi. Qui è il gruppo Misto a indirizzarvi maggiori risorse, l’83,10%, mentre
la Lega Nord ne ha riservato meno di tutti, il 59,14%. Relativamente ai
consulenti non viene fornito il dettaglio, mentre per il 2014 tra dipendenti e
collaboratori sono oltre 560 coloro che lavorano per i gruppi parlamentari di
Camera e Senato, precisamente 380 alla Camera e 184 al Senato. In entrambi i
rami del Parlamento, il rapporto tra il personale dei gruppi e i membri
effettivi è di 1 a 2, ma ci sono situazioni in cui la proporzione è di quasi
uno a uno - è il caso della Lega Nord (0,93) e del gruppo Misto (0,90) al
Senato - o in cui c’è, addirittura, più personale che membri effettivi - è il
caso di Italia-Centro Democratico (1,38) e del Misto (1,16) alla Camera. A
Montecitorio, comunque, è il M5S ad avere il rapporto più basso (0,49).
Le altre due voci di spesa che assumono una certa
rilevanza sono i costi per comunicazione, studio ed editoria e quelli per l'acquisto
di beni. Alla Camera, le spese per la comunicazione nel biennio 2013-14
hanno rappresentato il 4,48% delle entrate, per un ammontare di oltre 3,7
milioni. Sono Lega Nord (11,34%), Partito Democratico (9,76%) e Scelta Civica
(7,21%) ad aver speso di più. Mentre al Senato, dove nei due anni presi in
considerazione sono stati investiti in comunicazione ed editoria il 3,22% dei
fondi a disposizione, pari a 871 mila euro, è la Lega che si distingue
nettamente dagli altri gruppi (12,50%). In ogni caso, "non è dato sapere
esattamente in che modo e per cosa questi soldi siano stati utilizzati" -
si legge nel Rapporto.
Relativamente all'acquisto di beni, spendono di più i
gruppi a Montecitorio (118 mila €) che a Palazzo Madama (81 milioni €), ma con una spesa media a deputato
di 162,11 € rispetto ai
374,93 € per
senatore. Alla Camera, Sinistra Ecologia e Libertà (458 €) e Scelta Civica (438 €) hanno registrato maggiori uscite,
al Senato invece è il gruppo Misto (1.120,34 €) a distanziarsi decisamente da
tutti gli altri.
L'analisi sui bilanci dei gruppi parlamentari ha messo
in evidenza come le risorse per supportare l'attività istituzionale vengano
usate per le iniziative politiche che, invece, sono di competenza del partito. È
il caso dell'oltre 1 milione di euro speso dal PD in comunicazione nel 2014,
"impiegato per la partecipazione del gruppo alle varie feste de l'Unità in
giro per il paese"- precisa Openpolis. Così come per Fratelli d'Italia che
"sia nel 2013 che nel 2014 ha investito E 6.000 per partecipare ad Atreju,
festa nazionale dei movimenti giovanili di destra organizzato con Fratelli
d'Italia".
E che ‘Panatalone continuerà a pagare’ lo dimostra l’approvazione, di qualche giorno fa, dell'Ufficio di Presidenza della Camera della delibera che permetterà ai partiti di ricevere per il 2015 10 milioni complessivi di rimborsi elettorali. Il provvedimento è stato possibile grazie alla cosiddetta legge Boccadutri che ha permesso l'erogazione, senza nessuna verifica da parte dell'apposita Commissione di vigilanza dei rendiconti dei partiti politici. Solo il Movimento 5 Stelle si è opposto alla decisione e ha rinunciato al rimborso.
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