Comuni al voto tra civismo e partiti in crisi

Politica | 17 settembre 2021
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Più d'una delle convulsioni che stanno attraversando i partiti ha radici nel prossimo appuntamento elettorale per l'elezione dei sindaci e dei consigli comunali di 1349 comuni. Saranno coinvolti oltre 12 milioni di elettrici ed elettori, sei capoluoghi di Regione (Milano, Bologna, Roma, Torino, Napoli e Trieste), 14 capoluoghi di provincia. In Sicilia perfino un comune di nuova formazione: Misiliscemi nato dallo scorporo di alcune frazioni della città di Trapani. Il più grande dei comuni al voto è Roma dove sono chiamati alle urne 2,3 milioni di donne ed uomini. 

Nella nostra regione, dove il primo turno si svolgerà il 10 ottobre, andranno al voto 43 comuni per un totale di 500.000 elettrici ed elettori. 

Pur trattandosi di una competizione amministrativa, un turno elettorale che coinvolge poco meno di un terzo dell'intero corpo elettorale ha un rilievo politico tutt'altro che secondario; tuttavia l'influenza che i risultati riverbereranno sulla situazioni politica si presenta con tratti di originalità rispetto al recente passato. Il governo Draghi, infatti, proprio per l'ampiezza della litigiosissima maggioranza che lo sostiene verosimilmente non subirà alcun contraccolpo: al contrario le forze politiche saranno costrette a fare i conti con la quantità dei consensi ottenuti anche nella prospettiva di misurare gli effetti sugli elettorati di riferimento della presenza al governo o- nel caso dei Fratelli d'Italia- della gestione dell'opposizione. Ciò crea evidenti problemi nel centro destra, alle prese con una riarticolazione dei rapporti tra le forze che lo compongono, divise tra la contrarietà al governo Draghi (Giorgia Meloni), una sofferta partecipazione che sta allargando le fratture interne (la Lega e Matteo Salvini), la piena adesione all'azione dell'Esecutivo (Forza Italia). 

Non a caso i candidati di centro destra appaiono sfavoriti nei sondaggi, con l'eccezione romana di Michetti, il quale tuttavia al ballottaggio non avrebbe ulteriori riserve di voti da cui attingere; al contrario dei candidati di centrosinistra (Raggi e Calenda compresi) che al secondo turno hanno notevoli capacità di crescita. A Napoli e Bologna, dove l'accordo PD- M5S funziona, le previsioni sono positive per l'ex ministro Gaetano Manfredi (nonostante la presenza pesante di Antonio Bassolino, dato al 17,3%) e per Matteo Lepore, dato vincente al primo turno. Milano sembra orientata alla rielezione di Beppe Sala, nonostante il mancato accordo con il movimento di Conte e Grillo e la presentazione di una candidata dei Cinque Stelle. Più complessa la situazione di Torino dove i sondaggi vedono in testa il candidato del centro destra Paolo Da Milano (stimato al 42%), Seguono Stefano Lo Russo appoggiato dal centrosinistra (39%) e la candidata M5S Valentina Sganga (9,5%). Nell'antica capitale sabauda la vera sfida si giocherà al ballottaggio e sarà importante l'orientamento dell'elettorato grillino. A Trieste si è ricandidato il sindaco uscente di centrodestra Roberto Dipiazza, il centrosinistra candida l'ex senatore e consigliere regionale Francesco Russo sostenuto dal PD e da Italia Viva, mentre i Cinquestelle puntano su Alessandra Richetti, attuale presidente della sesta circoscrizione del comune.

 Se nelle città maggiori è facile distinguere il colore delle coalizioni facendo riferimento al quadro politico nazionale, tale possibilità diminuisce man mano che si scende verso i comuni di minore dimensioni dove si presenta un arcipelago di situazioni non sempre di facile lettura. In precedenti occasioni elettorali amministrative abbiamo utilizzato la chiave di lettura del “civismo”, cioè la trasversalità tra movimenti e forze politiche a livello locale, allo scopo di dar vita a coalizioni capaci di utilizzare al massimo i meccanismi della vigente legge elettorale per conseguire la vittoria. Coalizioni spesso costruite attorno a personaggi capaci di creare consenso ampio in settori diversi della società: per tutti valga il caso di Messina con l'elezione di Cateno De Luca, personaggio pirotecnico che ha ora annunciato l'intenzione di dimettersi da primo cittadino per candidarsi alla presidenza della Regione Siciliana. 

 Nell'Isola il meccanismo delle aggregazioni locali sembra ancora assai forte, riguarda la metà dei comuni chiamati al voto e coinvolge in proporzioni grosso modo eguali centrodestra e centro sinistra. Solo a Caltagirone e Vittoria si è dato vita a coalizioni nettamente riconoscibili: nella patria di Don Sturzo, intorno alla candidatura a sindaco di Fabio Roccuzzo sostenuta da PD e Cinquestelle, mentre il centro destra unitariamente propone agli elettori Sergio Gruttadaura vicesindaco dell'amministrazione uscente. A Vittoria lo storico dirigente della sinistra Francesco Aiello ha il sostegno di PD e Centopassi, ma i Cinquestelle contano su Pietro Guerreri; il centrodestra candida Salvatore Sallemi. Ad Alcamo si è realizzato un colpo di scena con Giusy Bosco appoggiata dal PD e dall'UDC di Mimmo Turano, il sindaco uscente Domenico Surdi ha il sostegno del M5S ed i due liste locali, il centrodestra con l'eccezione di FdI candida Massimo Cassarà. 

Le grandi sfide dell'Agrigentino, da Favara a Canicattì, a Porto Empedocle hanno segnato l'esplodere di faide interne ad entrambi gli schieramenti. Ad Adrano, Giarre ed altri comuni del catanese è riuscito l'accordo tra PD e Cinquestelle, mentre il centrodestra ad apparire diviso non solo per lo scontro tra i gruppi dirigenti locali, ma anche per l'arrivo nella Lega dei due “pesi massimi” Luca Sammartino e Valeria Sudano che ha messo in discussione gli equilibri preesistenti. Nel complesso, insomma, ci troviamo davanti ad una congerie di situazioni variegate nelle quali spesso gli interessi dei gruppi di potere locali finiscono per prevalere rispetto agli schieramenti nazionali. Appare evidente anche la crisi del civismo, inteso come costruzione dal basso – attraverso il ruolo dell'associazionismo- di coalizioni locali caratterizzate da scelte programmatiche chiare. Quella stagione, che aveva prodotto anche esiti positivi, appare oggi messa in secondo piano dal prevalere tattico di interessi locali di corto respiro. Una situazione confusa, quella che si presenta ai blocchi di partenza. Vedremo tra un mese quale sarà la risposta di un elettorato su cui certamente pesano le difficoltà – spesso drammatiche- di quasi due anni di pandemia.

 di Franco Garufi

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