Cinque anni di solitudine, sindaco a Piazza Armerina
“Tutto accade, fatalmente,
secondo un disegno prestabilito e necessario”.
L’ammonimento
dello scrittore Fernando Savater, fa da preludio al nuovo libro di Carmelo
Nigrelli. “Si può fare” (pagg. 178, euro 11.50).
Un libro bizzarro,
financo nella sua distribuzione. L’autore, che è ordinario di Tecnica di
pianificazione urbanistica presso l’Università di Catania, ha deciso di
pubblicare il libro su una piattaforma on-line. La versione cartacea è
disponibile on-demand e distribuita
nelle librerie della catena Feltrinelli. Il libro si può ordinare su sito:
ilmiolibro.it. Un vezzo aristocratico e provocatorio nei confronti di certa
editoria ineffabile. Un gesto dadaista che ben si addice al suo autore.
Nel libro si
narra della sua personale vicenda di amministratore pubblico. Carmelo Nigrelli,
è stato sindaco di un comune siciliano, Piazza Armerina, dal 2008 al 2013.
Queste bizzarre
considerazioni iniziali, sottraggono smalto all’intrigante vicenda narrata.
Il libro non è
l’abusato compendio politico. Tra le pagine, si snoda un racconto clamorosamente
inedito. È la storia della faticosa quotidianità degli amministratori pubblici.
E, come se non bastasse, un’ulteriore aggravante, quella legata alla
collocazione geografica eccentrica del comune dell’Ennese. Una sorta di isola
nell’Isola di sciasciana memoria. a È la Sicilia dell’entroterra, quella
lontana dai luoghi metropolitani, dagli accadimenti. Il luogo dell’arroccamento secolare, della
difesa circospetta. Un bastione buzzatiano dal quale scrutare fino allo
sfinimento un nemico invisibile. “Come se fosse un refuso sorico – scrive
Nigrelli – una terra saltata dalla modernità”.
Tra le pagine troneggia
la descrizione di uno spaventevole mostro burocratico. Una spaventosità
avvolgente, untuosa, tartufata. Una burocrazia che, qualche volta, assume
connotazioni di arroganza, prevaricazione, ricatto. Un meccanismo
infernale che seppellisce ogni accadimento politico-amministrativo sotto un
pesante tabarro di ricatto mafioso. Una pubblica amministrazione che diviene a
palude degli incartamenti, trionfo dei balzelli, regno delle note esplicative.
Un eterno Vietnam, come lo definisce l’autore.
A dispetto delle
precisazioni iniziali, il libro è però un’esortazione all’agire, un incitamento
al fare.
La cifra
stilistica è duale: saggistica e narrativa. Anche questa una bizzarìa
aristocratica che rischia però di svilire, a tratti, l’intento del libro. La doppia cifra
narrativa, merita un ovvio rimando letterario. A parti invertite, ricorda un altrettanto abusato dialogo letterario. Il confronto tra
il principe Fabrizio e Chevalley nel Gattopardo. Nigrelli, con questo libro,
stigmatizza la logora estetica del dolore siciliana. L’assunto del libro è che,
nonostante tutto, operare una trasformazione della Sicilia sia impresa
possibile.
Nigrelli dopo il
primo mandato, non è stato riletto. Una bocciatura elettorale raccontata con
rammarico e con tratto calviniano.
Il libro non è dunque
un mero racconto cronachistico di cinque anni di amministrazione pubblica. È uno
scandaglio implacabile, un dettato esplicito della Sicilia odierna.
La colonna sonora
di un vecchio film di Luigi Magni è firmata dal cantautore Angelo Branduardi. Il
leitmotiv è una ballata che ha lo stesso titolo del film:
Si
può fare, si può fare
si può prendere o lasciare
puoi volere, puoi lottare
fermarti e rinunciare.
puoi cadere, puoi sbagliare
e poi ricominciare.
si può fare, si può fare
e ancora riprovare.
Gustavo Ferraudo
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