Cinque anni di solitudine, sindaco a Piazza Armerina

Cultura | 4 gennaio 2016
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“Tutto accade, fatalmente,

 secondo un disegno prestabilito e necessario”.

L’ammonimento dello scrittore Fernando Savater, fa da preludio al nuovo libro di Carmelo Nigrelli. “Si può fare” (pagg. 178, euro 11.50).

Un libro bizzarro, financo nella sua distribuzione. L’autore, che è ordinario di Tecnica di pianificazione urbanistica presso l’Università di Catania, ha deciso di pubblicare il libro su una piattaforma on-line. La versione cartacea è disponibile on-demand  e distribuita nelle librerie della catena Feltrinelli. Il libro si può ordinare su sito: ilmiolibro.it. Un vezzo aristocratico e provocatorio nei confronti di certa editoria ineffabile. Un gesto dadaista che ben si addice al suo autore.

Nel libro si narra della sua personale vicenda di amministratore pubblico. Carmelo Nigrelli, è stato sindaco di un comune siciliano,  Piazza Armerina, dal 2008 al 2013.

Queste bizzarre considerazioni iniziali, sottraggono smalto all’intrigante vicenda narrata.

Il libro non è l’abusato compendio politico. Tra le pagine, si snoda un racconto clamorosamente inedito. È la storia della faticosa quotidianità degli amministratori pubblici. E, come se non bastasse, un’ulteriore aggravante, quella legata alla collocazione geografica eccentrica del comune dell’Ennese. Una sorta di isola nell’Isola di sciasciana memoria. a È la Sicilia dell’entroterra, quella lontana dai luoghi metropolitani, dagli accadimenti.  Il luogo dell’arroccamento secolare, della difesa circospetta. Un bastione buzzatiano dal quale scrutare fino allo sfinimento un nemico invisibile. “Come se fosse un refuso sorico – scrive Nigrelli – una terra saltata dalla modernità”.

Tra le pagine troneggia la descrizione di uno spaventevole mostro burocratico. Una spaventosità avvolgente, untuosa, tartufata. Una burocrazia che, qualche volta, assume connotazioni di arroganza,  prevaricazione, ricatto. Un meccanismo infernale che seppellisce ogni accadimento politico-amministrativo sotto un pesante tabarro di ricatto mafioso. Una pubblica amministrazione che diviene a palude degli incartamenti, trionfo dei balzelli, regno delle note esplicative. Un eterno Vietnam, come lo definisce l’autore.

A dispetto delle precisazioni iniziali, il libro è però un’esortazione all’agire, un incitamento al fare.

La cifra stilistica è duale: saggistica e narrativa. Anche questa una bizzarìa aristocratica che rischia però di svilire, a tratti,  l’intento del libro. La doppia cifra narrativa, merita un ovvio rimando letterario.  A parti invertite, ricorda un altrettanto  abusato dialogo letterario. Il confronto tra il principe Fabrizio e Chevalley nel Gattopardo. Nigrelli, con questo libro, stigmatizza la logora estetica del dolore siciliana. L’assunto del libro è che, nonostante tutto, operare una trasformazione della Sicilia sia impresa possibile. 

Nigrelli dopo il primo mandato, non è stato riletto. Una bocciatura elettorale raccontata con rammarico e con tratto calviniano.

Il libro non è dunque un mero racconto cronachistico di cinque anni di amministrazione pubblica. È uno scandaglio implacabile, un dettato esplicito della Sicilia odierna.

La colonna sonora di un vecchio film di Luigi Magni è firmata dal cantautore Angelo Branduardi. Il leitmotiv è una ballata che ha lo stesso titolo del film:

 

Si può fare, si può fare 
si può prendere o lasciare 
puoi volere, puoi lottare 
fermarti e rinunciare. 
puoi cadere, puoi sbagliare 
e poi ricominciare. 
si può fare, si può fare 
e ancora riprovare. 

 

                                                           Gustavo Ferraudo

 di Antonio Paoloni Armenio

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