Chiude l'Opg di Barcellona, quale destino per gli ex internati

Società | 30 marzo 2015
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Preg.mo Presidente Crocetta, Gent.ma Assessore Borsellino,

 

il prossimo 31 Marzo  con la chiusura dell’OPG di Barcellona P.G (come previsto dall’art. 1 della legge 81/2014) si potrà  dire di avere posto fine alla storia  drammatica dei manicomi criminali, dando finalmente soggettività  e dignità alle persone finora internate in questi contenitori come “scarti umani”, riportando alle dimensioni giuste e umane quello che è un bisogno di salute.

 

Le norme per il superamento dell’OPG prevedono:

1) le dimissioni per le persone internate per le quali  l’Autorità  giudiziaria abbia escluso la pericolosità  sociale e la presa in carica  da parte dei dipartimenti dei servizi mentali (DSM)  con la pianificazione di  progetti terapeutici individuali volti al  raggiungimento del  duplice obiettivo del diritto di cura e di reinserimento sociale;

2 l’esecuzione di misure di sicurezza alternative  al ricovero in OPG o  Casa di Cura e Custodia,  disposte dalla Magistratura presso  le strutture sanitarie REMS  (residenze sanitarie per misure di sicurezza). Nonché percorsi terapeutici riabilitativi.

 

Da informazioni assunte informalmente e da quanto riportato dai mass-media  il quadro tratteggiato  per la chiusura dell’OPG di Barcellona P.G,  mostra che meno di 40 soggetti dal primo aprile saranno trasferiti nelle Rems già  ultimate a   Naso e a  Caltagirone; meno di 50 sono i degenti  che devono  ancora essere presi in carico dalle Regioni/territorio di provenienza  di  Calabria, Puglia e Basilicata; circa 60  i degenti/siciliani  che    sono stati   presi  in carico dai Dipartimenti di salute mentale territoriali.

 

            Un quadro che se confermato,   consegna un avanzamento  in questa battaglia di civiltà ma al tempo stesso consegna una pesante responsabilità  alla Società civile, che dovrà gestire sapientemente e con professionalità i singoli  sofferenti. Come diceva Basaglia una società  per dirsi civile deve farsi carico della follia in forma diversa dai manicomi.

 

Non si tratterà dunque soltanto  di trasferire e d’ora in poi  fare eseguire le misure di sicurezza in strutture differenti, più accoglienti, come appositamente predisposte assicurando   verbalmente che non diventeranno  piccoli OPG.

 

Per potere parlare di battaglia vinta,  questo processo va accompagnato e  riguarda gli internati ma più in generale riguarda la necessità di affrontare in modo globale il disturbo mentale finalizzato alla riabilitazione e all’inclusione sociale.

 

In questa battaglia di civiltà non basta concentrarsi sulle strutture dove trasferire gli internati, ma consentire la continuità delle cure e dell’assistenza e distribuire lo sforzo economico anche in tale ambito. In tal senso, poiché appare superflua la previsione di realizzare altre 2 REMS per un totale di  altri 40 posti letto,   ancora una volta  il Comitato STOPOPG Sicilia  chiede che le risorse destinate dal Governo centrale  siano riconvertite nella riqualificazione dei servizi,  per ampliamento dotazione organiche, per la realizzazione  di più progetti budget-salute.  

 

Tanti  gli interrogativi   che aspettano risposta, fra i quali:

 

1) Se la salute è  al centro prima della detenzione, come sarà articolato il controllo  affidato al personale giudiziario  nelle REMS ?. Lo stigma va combattuto a partire anche da questo aspetto.

2)  il DCPM del 2008 relativo al trasferimento della  sanità penitenziaria nell’ambito della Servizio Sanitario regionale, quando sarà recepito dalla nostra Regione? Quando si affronterà compiutamente il passaggio  del personale coinvolto?;

3)  risulta fondata l’  ipotesi del  trasferimento di tutte le sezione di cura psichiatriche  delle carceri siciliane presso l’ OPG di Barcellona P.G?

 

Il Comitato Stop OPG nel sollecitare l’attuazione del Piano strategico sulla salute mentale, chiede l’istituzione di una cabina di regia regionale che di pari passo verifichi la definizione e l’attuazione (da far rientrare fra gli obiettivi  dei  direttori)  dei  piani locali di salute mentale  con  il coinvolgimento di tutti  gli attori sul territorio.

Ciò che serve è la garanzia di  un’assistenza psichiatrica sul territorio sufficiente ed efficiente, non potendo immaginare di lasciare nella solitudine le famiglie a farsi carico della sofferenza quotidiana che il famigliare con disagio psichico può  procurare, rischiando di impazzire a loro volta.

 

Riteniamo che il  grido di  dolore  di un ex internato debba esser ascoltato  (nota allegata)  da tutti gli attori coinvolti  nella partita del disagio mentale,  affinchè  in modo solerte,  civile e   attento   siano individuate tutte  le  soluzioni  più adeguate FUORI DA TUTTE LE MURA,  ancora oggi  previste. Con la presente,  Il Comitato StopOPG Sicilia chiede  un urgente incontro.

 

 

                                                                              IL COMITATO STOPOPG SICILIA

                                                                                         (Elvira Morana)

 

 

 

 

 

 

Questa e' la lettera scritta da un ex internato dell'OPG di Barcellona Pozzo di Gotto

 

 

"Io sono R.  sono sordo e ipovedente. Sono nato così. La mia vita non è stata facile. Ho vissuto all'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto per 7 anni e per 2 anni sono stato  ospite della comunità Salpietro in attesa della sentenza. Si, ho dovuto aspettare due anni per la sentenza. Adesso, da un anno e tre mesi, vivo in una comunità psichiatrica (Comunità Terapeutica Assistita). Non ho il permesso di uscire da solo perché il giudice sostiene che io sia pericoloso. Magari ha ragione, non posso uscire da solo, ma sicuramente non perché io sia pericoloso ma perché non vedo bene. Dopo tante proroghe, ogni sei mesi sempre la stessa storia, la mia pericolosità viene sempre riconfermata. Pochi giorni fa , nonostante mi sia sempre comportato bene ed esco sempre accompagnato dal mio operatore e nonostante le mie difficoltà comunicative e sensoriali (che comunque mi permettono di avere un buon rapporto con tutti), il giudice questa volta ha deciso una proroga di un anno. Non capisco il motivo. Non sono pericoloso, prendo le medicine correttamente, faccio tante attività e volontariato in una  cooperativa sociale di cui è socia la mia operatrice della lingua italiana dei segni. Si io comunico in segni perché sono sordo, ma non ho alcuna difficoltà a comunicare con gli altri. Io voglio diventare socio della cooperativa perché voglio lavorare e mi piace stare in mezzo al verde e stare a contatto con persone che mi trattano come se fossi uno di loro, uno qualunque e non un ex carcerato. Ma io mi sento ancora in gabbia. Mi sento ancora un carcerato. Ancora per un anno intero  non potrò uscire da solo, non potrò andare da solo al bar o in cooperativa che è molto vicino alla mia comunità, credo 50metri. Devo sempre aspettare che  un operatore mi venga a prendere. Ma davvero non capisco perché il giudice abbia deciso questo per me, perché questa volta ha deciso addirittura di prolungare di un anno e non di sei mesi, ma soprattutto mi chiedo perchè di nuovo! Io non ho commesso nessun crimine grave, ma da più dieci anni sono rinchiuso dentro quattro mura che non sono la mia casa. Io rivoglio la mia casa, la mia vita, la mia dignità."

 

 



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