Che fine hanno fatto tosse ed influenza di stagione?

Società | 28 febbraio 2021
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1.La tosse? Ma cos’è?

Miracoloso. Ricordate – fino ad appena un anno fa, non un secolo fa – una qualsiasi assemblea dove si ritrovava un gruppo di persone? Ad esempio una messa o una lezione universitaria o scolastica o un convegno o una presentazione di un libro o una riunione condominiale? Nei mesi autunnali e in particolare invernali era tutta una sinfonia di colpi di tosse. Normali, tollerati, accettati ora con noncuranza ora con infastidita comprensione. Da un anno a questa parte tutto va on line e ci sono rimaste – contingentate – solo le messe e, di recente, dimezzate lezioni in dimezzate aule scolastiche ed universitarie. Dove nessuno osa tossire. Quand’anche si avverte un accenno di tosse si fa di tutto per ricacciarlo in gola. Guardando di sottecchi attorno con il naso e la bocca ben nascosti dalla mascherina-compagna di vita. Sperando che davvero pochi, e meglio ancora nessuno, abbiano fatto caso o si siano accorti del nostro smorzatissimo colpettino di tosse. Quasi abortito come il famoso starnuto di Totò della scena cult sul treno con la spalla Mario Castellani (“Onorevole? Ma mi faccia il piacere!”). E che? Scherziamo? Perché a tossire corriamo il serio rischio di essere additati come untori di Covid-19. Pur essendo sanissimi rispetto a questo coronavirus. Pur non manifestandone alcun sintomo. Pur non essendone contagiati. Pur senza il minimo mal di gola. E con una temperatura corporea perfetta, inchiodata a 36,5.


2.L’influenza di stagione, questa sconosciuta

Per non parlare dell’influenza di stagione. Ricordate nei mesi autunnali ed invernali dell’era ante Coronavirus quanto ve li trituravano in ogni telegiornale di tutte le reti con servizi che iniziavano già a settembre-ottobre sull’influenza di stagione prossima ventura? Ceppo, provenienza, nome, previsione del numero di colpiti, previsione del numero di decessi, previsione di picco: una lenta marcia di avvicinamento al fatidico, generalizzato approdo ai tre giorni di cura, al letto, al latte. Una ricorrenza da calendario l’influenza. Come le feste natalizie, carnevale, San Valentino, la Festa del papà a San Giuseppe. L’influenza di stagione era come il Festival di Sanremo: non riuscivi a schivarla, eri costretto a prenderla. Volente o nolente. 

Ebbene, anche l’influenza di stagione a partire dall’anno 1 d.C. (dopo Coronavirus) – il 2020 del vecchio calendario - è finita in soffitta. Tra gli aboliti modi di vivere degli anni a.C. (avanti Coronavirus). Tra i ricordi di bambini, studenti, impiegati, pensionati. A traslocarla lì sopra convengono tutti che sia stata una attrezzatissima impresa di traslochi: la “Covid srl”. In quattro e quattr’otto. Ditta che opera velocemente, che lavora con sbalorditiva professionalità. 

Cosa è successo? Semplice. L’influenza è in caduta libera. Cacciata via. Sgomberata. Rimpiazzata. Ovviamente dal Covid-19. 

Leggevamo in autunno sul quotidiano romano “Il Messaggero” (Michele Galvani Il Covid ha ucciso l’influenza. Gli esperti: “I casi nel mondo sono crollati del 98 per cento”, 26 ottobre 2020): “Il Covid ha ucciso l’influenza? Così sembra perché, stando all'ultimo studio britannico, «i casi di influenza sono crollati del 98% in tutto il mondo». Molti temevano che fosse la «tempesta invernale perfetta», una situazione da incubo che avrebbe spinto il servizio sanitario oltre il limite: il governo della Gran Bretagna infatti, ha lanciato il più grande programma di vaccinazione antinfluenzale nella sua storia. Trenta milioni di persone - il 20% in più del normale e ora inclusi tutti gli ultracinquantenni - sono in via di vaccinazione. Secondo gli ultimi rapporti, l'assunzione del vaccino è già la più alta mai registrata negli ultracinquantenni e nei bambini piccoli. C'è solo un dato curioso: l'influenza, a quanto pare, è quasi scomparsa. 

La scomparsa è iniziata quando il Covid-19 è arrivato verso la fine della stagione influenzale a marzo. E la rapidità con cui i tassi sono precipitati può essere osservata nei dati di "sorveglianza" raccolti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Le cifre forniscono una visione sorprendente di quella che è diventata una tendenza strisciante in tutto il mondo. In Australia, ad aprile sono stati registrati solo 14 casi di influenza, rispetto ai 367 nello stesso mese del 2019: un calo del 96%.

(…) Allora dov'è finita l'influenza? E cosa significa per il nostro inverno? Ci sono teorie intriganti, alcune più stravaganti di altre. Ci sono quelli che affermano che i casi di influenza non sono affatto scomparsi, ma vengono invece registrati come Covid-19. Gli scettici dicono che i test Covid non sono in grado di distinguere tra coronavirus e influenza, «ma questo è semplicemente falso», spiegano gli esperti.

(…) Un'altra spiegazione convincente suggerisce che la presenza di SARS-CoV-2, il virus che causa il Covid-19 e che ha dilagato in tutto il mondo, ha in qualche modo "spiazzato" il virus dell'influenza”.

 

3.La situazione dell’influenza in Italia

E in Italia? Sembra davvero che il consueto virus che metteva a letto un'altissima percentuale di italiani, specie in questo periodo, sia stato quasi debellato e, analizzando i grafici di riferimento, possiamo dire che non sembra nemmeno una curva, ma una linea quasi orizzontale che corre molto in basso. Insomma, l’influenza in Italia quasi non si è vista, almeno finora. Ma per come stanno andando le cose potrebbe non vedersi nemmeno nelle prossime settimane residue, vista anche la precocità della primavera 2021. Sarebbe il primo anno dal 2005/2006 di fatto senza la malattia influenzale o quasi.

“Influnet”, il bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità elaborato ogni settimana, osservava poco più di un mese fa, a metà gennaio, che nella prima parte della stagione, che inizia a novembre, "la curva epidemica delle sindromi simil-influenzali è stabile e sotto soglia epidemica. Nella scorsa stagione in questa stessa settimana l’attività dei virus influenzali era in lieve calo dovuto alla chiusura delle scuole e il livello di incidenza era pari a 4,9 casi per mille assistiti contro 1,4 di questa stagione" (Coronavirus: l’influenza quest’anno non c’è! La situazione e i dati in “Meteo.it”, 16 gennaio 2020). Non è un fenomeno inatteso. In altri Paesi, ad esempio in Australia, è successa la stessa cosa.
Insomma, con la pandemia in corso è scomparsa l’influenza. O, pù correttamente, si è ridotta in modo molto sensibile.

Febbre e raffreddori sembrano circolare molto meno del Covid, anche se sul coronavirus c’è un tipo di sorveglianza più stringente proprio perché in questo momento è molto più temuto e pericoloso. 


4.E da noi in Sicilia?

“Da novembre a oggi - scriveva Giusi Spica il 30 dicembre 2020 su “Repubblica-Palermo” (Il regalo del Covid: l’influenza non c’è più, mascherine e distanze azzerano i contagi) - non si è registrato nemmeno un caso di contagio da comuni virus di tipo A e B che ogni anno mandano in Rianimazione decine di anziani. Un'immunità che ha protetto anche i bambini: sembrano spariti virus gastrointestinali e respiratori che in genere in questo periodo mandano in tilt gli ospedali pediatrici. Merito del lockdown a singhiozzo, del distanziamento e della corsa ai vaccini anti-influenzali. " Anche nel dopo-Covid - consiglia il professore Francesco Vitale, direttore del laboratorio di Epidemiologia clinica - bisogna continuare a curare l'igiene delle mani, tossire nella piega del gomito o indossare la mascherina nei luoghi affollati". (…) Secondo il professore, è importante non disperdere i buoni comportamenti: " Negli uffici o nei supermercati non sarebbe sbagliato mantenere una barriera di plexiglas fra lavoratore e utenza, o indossare la mascherina nei luoghi affollati, starnutire nella piega del gomito, lavarsi spesso le mani ". Perché, se proprio c'è qualcosa da salvare nell'anno nero della pandemia, è il galateo del Covid”.


5.Ma c’è chi è preoccupato per il mancato arrivo di una epidemia influenzale

Incredibile a dirsi, c’è anche chi è preoccupato per il mancato arrivo di una epidemia influenzale. Ne scriveva Rosa Scognamiglio il 16 gennaio scorso sul quotidiano “Il Giornale” (L’influenza è sparita? Ecco perché non ci ammala): “Tra le ragioni che spiegherebbero l'assenza di circolazione dei virus stagionali vi sono, senza ombra di dubbio, le misure di distanziamento sociale e l’uso massivo delle mascherine.  I due fattori, messi assieme, starebbero facendo da scudo anche contro il virus dell’influenza. D’altra parte è noto che i meccanismi di trasmissione dei coronavirus, al netto di una maggiore contagiosità di Sars-Cov-2, sono abbastanza simili. Che le norme di distanziamento e l’uso delle mascherine siano la principale ragione per il ritardo nell’arrivo dell’influenza lo si denota, inoltre, anche dal comportamento di altri virus, quelli cosiddetti "parainfluenzali" come i rhinovirus, i virus responsabili del raffreddore. Anche per essi si è osservato una netta diminuzione dei casi già a partire dello scorso marzo, quando molti Paesi del mondo sperimentavano il lockdown. Ma l'assenza di sindromi parainfluenzali è una buona o cattiva notizia?

Se da un lato non avere un’epidemia di influenza che corra in parallelo con quella di Sars-Cov-2 è sicuramente un’ottima notizia, dall'altro potrebbe non esserlo del tutto. Tra gli scienziati c'è chi ritiene che l'assenza dell’influenza stagionale possa indebolire il nostro sistema immunitario o, in ogni caso, renderlo inefficiente contro l'attacco di altri virus, specie quelli responsabili delle sindromi parainfluenzali (per esempio del raffreddore). Come ben spiega Libero Quotidiano, in questi mesi è stata avanzata l'ipotesi di un loro ruolo protettivo dei rhinovirus nei confronti del Sars-Cov2 basato sul meccanismo dell'immunità crociata. È stato dimostrato che il virus del raffreddore ha un effetto protettivo nei confronti del Covid-19 in quanto attiva la risposta degli interferoni, una famiglia di proteine prodotta dal sistema immunitario che inibisce la riproduzione virale. Un recente studio ha confermato che una persona affetta da infezione da rhinovirus (raffreddore, para-influenza), ha il 70% in meno di probabilità di contrarre anche una forma leggera da Coronavirus, qualora ne venisse a contatto, rispetto a qualcuno che non ha i sintomi del raffreddore. Inoltre, i virus responsabili dell'influenza hanno un involucro lipidico (grasso) di protezione che, però, può essere facilmente rimosso con l'uso di saponi e di igienizzanti impedendo loro di espletare la propria azione virale.

Lo spettro di un doppio attacco, da una parte il Covid-19 e dall’altra l’influenza, aveva portato molte nazioni a spingere verso una possente campagna di immunizzazione tramite i vaccini. In Italia, la campagna vaccinale antinfluenzale è cominciata con un mese e più di anticipo rispetto agli anni precedenti, proprio per garantire un aiuto alla lotta contro il Coronavirus ed evitare, di conseguenza, la consuetudinaria pressione sulle strutture sanitarie durante i mesi invernali. E i risultati, contrariamente a quanto si possa pensare, sono stati piuttosto evidenti. Ma adesso, la faccenda potrebbe complicarsi. E vi sono tre motivi per cui sarebbe bene non abbassare la guardia. Il primo riguarda la possibilità che ci possa essere un picco ritardato dell'influenza rispetto al normale andamento a cui siamo abituati. Il secondo è che una stagione anomala – sostengono gli scienziati – potrebbe complicare il sequenziamento delle varianti genetiche del virus influenzale necessario per individuare i ceppi che circoleranno nella stagione 2021/2022 e utili alle case farmaceutiche per produrre i vaccini. Il terzo è la possibilità che un numero basso di ammalati nel 2020/2021 potrebbe portare a una epidemia di influenza più aggressiva nel 2021/2022. (…)”

Che dire? Ci mancherebbe anche questa. Restiamo con i piedi per terra e, una volta tanto, cerchiamo di non essere costretti ad ammettere che i pessimisti hanno sempre ragione. Limitiamoci ai dati ed alle evidenze. A cominciare dalla oggettiva constatazione che l’influenza stagionale quest'anno è quasi sparita. Come confermava il report “Influnet” relativo alla settimana dall'11 al 17 gennaio: in tutto solo circa 89mila casi contro i 488mila casi registrati nello stesso periodo del 2020, poco prima che sull’Italia si abbattesse lo tsunami della pandemia Covid. L’incidenza delle sindromi simil-influenzali (…) si attesta su un valore pari a 1,5 casi per mille assistiti, in netta controtendenza rispetto alla precedente stagione (8,5 casi per mille assistiti). Dati mai così bassi da 20 anni a questa parte” (Ester Maragò L’influenza colpisce 5 volte di meno dell’anno scorso. “Ringraziamo mascherine, igiene e distanziamento. Abitudini da conservare anche dopo il Covid”. Intervista a Antonio Bella (ISS) in “Quotidianosanità”, 16 gennaio 2021). 


6.Lavaggio delle mani, mascherina e distanziamento: misure efficaci non solo in funzione anti-Covid

Su di una valutazione sono tutti d’accordo: sulla brusca frenata dell’influenza stagionale si assegna il merito soprattutto “alle misure di prevenzione contro il Sars-CoV-2. A dare scacco a febbre, raffreddori stagionali e soprattutto alle complicanze legate alle sindromi influenzali, che negli anni passati hanno spesso messo in ginocchio i pronto soccorso italiani, sembrerebbero essere proprio distanziamento, mascherine e accuratezza nel lavaggio delle mani. La prova? Da aprile ad oggi – osserva la Maragò - rosolia e morbillo sono spariti dai radar degli epidemiologi”.

Quanto alla vaccinazione antinfluenzale – come spiegava il dottor Antonio Bella dell’Istituto Superiore di Sanità alla redattrice di “Quotidianosanità.it” - “le misure di prevenzione contro il Sars-Cov-2 hanno avuto un ruolo sostanziale. Non ci sono dubbi. Merito che non possiamo attribuire alle vaccinazioni antinfluenzali, anche perché a differenza degli anni precedenti la campagna vaccinale è tutt’ora in corso in quanto il ministero della Salute ha evidenziato nella circolare di prevenzione dell’influenza l’opportunità di vaccinarsi anche dopo il 31 dicembre. Inoltre è molto difficile dimostrare che la vaccinazione possa definire il trend dell’influenza in quanto ogni anno, purtroppo, solo il 18% della popolazione si vaccina a differenza della fascia degli over 65 dove le percentuali arrivano al 54% di persone vaccinate. Tradotto: a meno che non si raggiungano numeri ampi su tutta la popolazione, i vantaggi della vaccinazione non possono essere percepiti. Ciò detto, Il primato spetta alle misure di prevenzione adottate per la pandemia. E questo è rafforzato dal fatto che da aprile 2020 al 31 dicembre 2020 non osserviamo casi di rosolia e morbillo. Zero casi avvalorati anche da una survey lanciata in tutte le regioni che ha confermato l’assenza di queste malattie infettive. Un dato riscontrato anche a livello europeo. A conti fatti, lavaggio delle mani, mascherina e, quando possibile, il distanziamento si sono dimostrate misure efficaci”.


7. Conclusioni. Come i giapponesi

In passato quando prima numerosi gruppi di turisti giapponesi e poi turisti sudcoreani e cinesi sciamavano nelle nostre città d’arte non era raro vedere persone anziane ma anche giovani ragazze della comitiva con la mascherina chirurgica sul naso e sulla bocca. Ci chiedevamo, nella nostra orgogliosa ignoranza di depositari della civiltà e della bellezza, il perché. Ebbene, ora l’abbiamo capito definitivamente. E stiamo cominciando a realizzare che molto probabilmente – a Covid-19 messo sotto controllo, quando si riprenderà a vivere ed a viaggiare – anche noi europei e gli americani potremmo emulare questo comportamento degli asiatici se alle prese con un banale raffreddore o con i postumi di una influenza. Ma solo in presenza di possibilità di trasmettere il nostro raffreddore o la nostra febbriciattola ad altri. Perché, se beneficiati da una buona condizione di salute, abbiamo solo una voglia matta di rivedere volti interi, non solo occhi. E sorrisi, tanti sorrisi. 

Non manca purtroppo una controindicazione: di mascherine riempiremo gli oceani. Esattamente come abbiamo fatto con le bottiglie di plastica.


 di Pino Scorciapino

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