Cattolici e mafiosi, un binomio che la chiesa ora condanna
Ecco le riflessioni degli
studenti del Liceo LSA Pacinotti di Fondi sulla videoconferenza
promossa dal centro studi Pio La Torre e dedicata a “Le religioni e
il loro impegno antimafia e antiviolenza: unità tra credenti e laici
contro ogni forma di odio e intolleranza”.
Le riflessioni della 3 A, professoressa D'Ettorre
BRIZZI MARCO
La conferenza del progetto “Pio La
Torre” ha come tema principale la strumentalizzazione della
religione da parte delle organizzazioni di stampo mafioso e l’analisi
delle motivazioni per cui gli enti ecclesiastici si sono schierati
così tardi contro il fenomeno mafioso.
Uno degli approfondimenti più
interessanti è stato quello riguardo l’islam e il terrorismo,
fatto dall’Imam Macaluso, il quale, successivamente, ha anche
risposto a domande poste da alunni della nostra scuola.
L’Imam ha sottolineato le
caratteristiche comuni che hanno le associazioni mafiose e quelle
terroristiche islamiche. Entrambe infatti, utilizzano la religione
per giustificare le loro azioni e i loro reati. Per i terroristi
islamici questo rapporto con la religione è più forte, a causa
probabilmente della provenienza da paesi che hanno come religione di
stato proprio l’Islam, ma comunque, il parallelismo rimane
pertinente e di grande importanza.
L’Imam Macaluso ha voluto poi
precisare il significato della parola Jihad, della quale si è
abusato nel corso del tempo e che nell’immaginario collettivo ha
assunto totalmente un altro significato. La parola “Jihad”
quindi, non ha nessun significato riguardante la guerra e la
contrapposizione, questo termine vuole infatti indicare lo sforzo
interiore che i credenti devono attuare alla luce dei testi sacri
come il Corano, al fine di ritornare all’iniziale figura perfetta.
La parola jihad indica quindi uno
sforzo interiore e non bisogna associarla al terrorismo, che è,
secondo Macaluso, “l’esatto opposto dell’islam”.
La mafia, nel corso della storia, ha
avuto strettissimi contatti con il mondo religioso e le figure dello
stesso, ma non ha mai definito le loro azioni come crimini o reati
“in nome di Dio”, al contrario dei terroristi.
Una testimonianza del rapporto che la
mafia ha con la religione è la cerimonia di affiliazione di “cosa
nostra”, la cosiddetta “punciuta”. Questo rito consisteva nel
far cadere una goccia di sangue del nuovo membro sulla figura della
madonna, per poi bruciarla.
Fortunatamente gli enti ecclesiastici
si sono poi resi conto della forza e della pericolosità della mafia,
schierandosi contro in maniera netta e rigida.
DE FILIPPIS LUCA
La videoconferenza fa leva sulle
relazioni che ci sono tra la mafia e la Chiesa, tutt’oggi ancora
presenti secondo alcuni. La mafia ha sempre cercato di ottenere
vantaggi tramite le comunicazioni con la Chiesa, fondando il proprio
potere e la paura nei confronti dei cittadini su questi vantaggi.
Queste relazioni tra Chiesa e mafia, vengono commentate da 3 persone
collegate nella videoconferenza. Mi ha colpito in particolare Peter
Ciaccio, egli, espone il proprio pensiero personale, dicendo che la
mafia non è una cosa nuova, ma appunto una mafia criminale
organizzata, partendo dal crimine, già presente, sviluppandolo in
una maniera più complicata. Parte da un esempio riguardante la
caduta del muro di Berlino, cosa che la gente della sua generazione
considerava una cosa impossibile, essendo stata creata appunto dagli
uomini, questo muro di Berlino può essere paragonato alla mafia,
un’organizzazione criminale creata dall’uomo, e quindi non è
impossibile la caduta della Mafia davanti allo Stato.
Nessuno può negare che in passato
Chiesa e mafia abbiano avuto dei rapporti di collaborazione, ma anche
dopo aver ascoltato le parole dette nella videoconferenza, possiamo
essere sicuri che tra il passato e oggi siano cambiate molte cose, la
chiesa infatti vuole negare tutte le accuse nei suoi confronti per
quanto riguarda queste collaborazioni, cercando di esprimere tutta la
propria distinzione nei confronti della Mafia, cercando di spronare
il maggior numero di persone, specialmente quelle di basso livello
sociale, per combattere insieme questo crimine, perché davanti alla
mafia singolarmente siamo tutti inferiori, ma uniti allo stato e alla
chiesa, combattendo l’omertà. Serve essere uniti, perché solo
così possiamo essere in grado di sconfiggere la Mafia, ricordando
sempre che la Mafia può essere sconfitta.
DI TROCCHIO ALESSIA
MAFIA E FONDAMENTALISMO RELIGIOSO
Il tema che è stato trattato durante
la conferenza di Pio la Torre e che più mi ha colpito, è stato
quello discusso dall’arcivescovo di Palermo don Corrado Lorefice:
la mafia e il fondamentalismo religioso.
Prima della
conferenza e della lettura del libro “Il giorno della civetta”
pensavo che la mafia non avesse nulla a che fare con la religione, al
contrario dell’Isis. Di questo infatti avevo sempre saputo che era
nato a causa della Jihad, ovvero della battaglia che ogni credente
deve affrontare per far trionfare la propria religione all’interno
delle persone che lo circondano. Ma ho dovuto presto cambiare idea:
la mafia strumentalizza la fede per il proprio illecito interesse
esattamente come il fondamentalismo religioso sfrutta la religione
islamica per interessi politici ed economici. Questo lo ha ribadito
più volte anche papa Francesco nella lettera “Fratelli tutti”,
dove afferma anche che la violenza alcuna non trova base in nessuna
religione e che se si vuole far parte di questa bisogna cambiare
vita.
Ma allora perché, tempi addietro, la
chiesa ha cercato di nascondere, o addirittura appoggiare, gli atti
illeciti compiuti dalla mafia?
Semplicemente perché, come molte
persone ancora oggi, la chiesa stava affrontando un periodo di
omertà. Riteneva giusti atti violenti o cercava di giustificarli per
non essere soggetto di ripercussione ma ha saputo rialzarsi
diligentemente e, come ha affermato il papa nel suo discorso ai
credenti, oggi la chiesa si occupa solo di questioni che ritiene
essenziali.
Certo, questa decisione da parte della
chiesa ha portato conseguenze su di essa, tanto che, tra le persone
morte sotto il braccio della mafia, la maggior parte di queste erano
cristiani impegnati come Mattarella, Borsellino, Falcone… ma la
comunità di credenti non si è fermata, ha continuato e continua
tutt’oggi a combattere un crimine che, molto probabilmente non si
fermerà mai ma, ad oggi, la chiesa non è più “dipendente” da
nessuno. Tanto che il papa ha avuto il coraggio di dire apertamente
che è antievangelico essere mafiosi perché chi usa la violenza non
segue Cristo e il suo comandamento, dunque si scomunica da solo.
Si può affermare anche che il
fondamentalismo religioso partecipa ad un gioco simile a quello della
mafia e questo lo ha sottolineato l'imam Macaluso dicendo che l ’Isis
è un’associazione criminale che ha utilizzato dei principi
riconosciuti da tutti per distorcerli e usarli per il proprio
interesse, accanendosi, oltre che contro il popolo occidentale,
contro gli stessi musulmani che ne subiscono le ripercussioni.
Dunque anche l’Islam condanna l’Isis
e le forme di violenza organizzata.
Eppure la mafia e il fondamentalismo
religioso, anche se non appoggiati dal movimento religioso continuano
ad usarlo come vanto per giustificare forme di violenza organizzata.
A mio parere questa cosa non cambierà fino a quando le persone
continueranno ad appoggiare la violenza, anche solo per reticenza.
Possiamo dunque dire apertamente che bisogna prendere esempio dalla
chiesa ed essere come questa nella lotta contro ogni forma di
violenza organizzata e non schierarsi dalla parte dell’illecito.
Fasolo Eleonora IIIA LSA
CONFERENZA DEL PROGETTO EDUCATIVO
ANTIMAFIA PIO LA TORRE 2020/2021
Durante la conferenza viene consultato
il pastore valdese Peter Ciaccio il quale afferma che la mafia non è
soltanto un’organizzazione storica e propone una frase di Giovanni
Falcone, ex magistrato italiano che cercò di annientare la mafia e
da questa fu ucciso: “La mafia è un’invenzione umana e come
tutte le cose create dall’essere umano ha un inizio e una fine”.
Pertanto, il pastore sostiene che questo crimine può essere
abbattuto. Ma se così fosse, allora perché il fenomeno mafioso non
è ancora stato sconfitto? Per rispondere a questa domanda in primo
luogo si deve capire l’organo o la figura che è in grado di
portare a termine questa sfida: sicuramente la politica ha un ruolo
fondamentale, ma come la storia ci insegna, coloro che hanno tentano
di debellare l’organizzazione non hanno ottenuto nulla di
soddisfacente e sono stati repressi con violenza.
Questo è stato possibile perché le
persone che hanno agito come Falcone non avevano l’appoggio di un
esponente maggiore, tantomeno dell’intero assetto politico; Peter
Ciaccio spiega che la forza della mafia è l’organizzazione, vale a
dire l’unità, il senso di appartenenza dei mafiosi, e noi siamo
chiamati a unirci nel bene per combattere il male. Di certo, se la
politica avesse avuto davvero interesse nel reprimerla, al giorno
d’oggi anche se non del tutto, gran parte del lavoro sarebbe stato
fatto: dunque, questo ci porta a pensare che nella politica sono
presenti evidenti infiltrazioni mafiose ed è sbagliato credere che
basterebbe allontanare queste in quanto il fenomeno è molto più
complesso.
Anche se il contesto risale al secolo
scorso, quando la mafia stava ancora creando le sue radici, il
romanzo di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta” è ancora
attuale: egli intuiva una conversazione tra due politici a Roma, i
quali sono totalmente disinteressati a sconfiggere i piccoli episodi
nella circostanza siciliana. Di conseguenza è ovvio che, se chi di
dovere (carabinieri, forze dell’ordine…) non hanno l’appoggio e
non possono fare riferimento a qualcuno che si trova ad un “gradino
più alto”, l’associazione criminosa non può essere sconfitta.
Nella seconda metà del 1900 ancora non
si aveva la percezione esatta di ciò che stesse succedendo, tant’è
che molti credevano che fosse solo un’invenzione, qualcosa di
astratto inventato da chi di dovere che in realtà non esisteva. Oggi
invece si ha la certezza dell’esistenza perché sono numerosi gli
episodi denunciati che alludono all’associazione mafiosa. Certo è
che se questi fossero di piccolo spessore, non ci sarebbe motivo per
preoccuparsi: la verità è che si tratta di qualcosa che forse è
ancora più grande di ciò che immaginiamo. Probabilmente la politica
non ha ancora fatto la sua parte perché si trova in una posizione
scomoda, accerchiata.
La seconda soluzione a cui potremmo
pensare è la Chiesa, a maggior ragione perché la capitale del
nostro Paese è residenza del Capo della religione cristiana: il
papa. Molti pontefici infatti hanno tentato di diffondere solidarietà
e giustizia tra gli uomini di Chiesa, dopo gli eventi criminosi che
vedevano come protagonisti vescovi e altre figure. Lo stesso papa
Francesco si è rivolto a tutti nella sua enciclopedia “Fratelli
tutti”. Durante la conferenza l’arcivescovo don Corrado propone
la scomunica del papa nei confronti della mafia. Ma basterebbe?
La sconfitta del fenomeno mafioso
sembra ancora un obiettivo lontano, ma è necessario che le basi per
compierlo devono essere valide e sicure da oggi. Diffondere i valori
del rispetto e della solidarietà è un passo in avanti verso il
bene.
LOMBARDI ALESSANDRA 3°A LS
Nella terza conferenza del progetto
educativo antimafia del centro di studi Pio La Torre, abbiamo visto
che come tema centrale c’era il rapporto tra organizzazioni
criminali, quindi mafia, e le religioni e la Chiesa.
Abbiamo ascoltato diverse persone che
hanno espresso i propri pareri e risposto alle domande di alcuni
ragazzi, in particolar modo mi ha colpito il pastore Peter Ciaccio
che in risposta alla domanda di una ragazza dell’Istituto tecnico
Pacinotti di Fondi (come viene riferito anche dal pastore Peter
Ciaccio, la mafia è tutto ciò che porta sofferenza in un individuo
e non solo le organizzazioni note, come Cosa nostra o Ndrangheta,
come mai non ci soffermiamo anche sulle piccole azioni di stampo
mafioso con lo scopo di prevenire organizzazioni mafiose che possono
emergere. Numerose volte vediamo scontrarsi laici e religiosi, se
invece di scontrarsi facessero delle loro differenze una cosa
collettiva possiamo credere che la mafia possa avere più timore
delle loro forze unite rispetto alle loro forze separate? ) ha
nominato il magistrato italiano Giovanni Falcone, vittimo di Cosa
nostra, e una frase che egli ha detto: “la mafia è un fenomeno
umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua
evoluzione e avrà quindi anche una fine”. Ricordare quest’uomo è
il minimo che la popolazione possa fare, è stato un uomo che si è
sacrificato per la società, sarebbe giusto non continuare il suo
percorso di vita? Lasciare che tutto scorra come se i suoi traguardi
non riguardassero nessuno?
Appena sentita la sua frase ho
ricordato un periodo delle scuole medie in cui, mentre affrontavo con
la mia classe e la mia professoressa di italiano un percorso su
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a lezione di religione il
professore ci disse proprio questa cosa, che tutto ciò che è creato
da Dio non finisce mai, e invece tutto ciò che è inventato
dall’uomo finisce sempre. Questo è stato per me un simbolo che mi
ha fatto capire che tutto è collegato e che fare caso anche alle
piccole cose può sensibilizzare ognuno di noi. Dopo questa
conferenza a me viene spontaneo però dire come io, da persona
credente, possa affidarmi in colui che rappresenta il mio Dio, se
anche il campo della Chiesa che dovrebbe essere un campo puro e
saggio è contaminato dal male, dalla mafia e dall’orrore. Ma
dopotutto la Chiesa è sempre stata così no?
SCIARRA ALESSANDRO
In questa conferenza del progetto
educativo antimafia viene trattato il tema della mafia e delle sue
infiltrazioni nei territori, nella società e nell’economia del
paese sofferente e a disagio per gli effetti negativi sulle famiglie,
sulle imprese, sui lavoratori e sui soggetti sociali più deboli.
In particolare si parla del
legame tra le organizzazioni criminali (la mafia) e la chiesa. La
mafia, infatti, cerca di sfruttare e di condizionare a proprio
vantaggio la religione, un po' come la jihad. La jihad viene nominata
e associata alla mafia perché hanno una cosa in comune: entrambe
strumentalizzano la religione per giustificare atti di violenza che
in realtà con la religione non hanno niente a che fare.
Come afferma Peter Ciaccio, pastore valdese, la
mafia è un crimine che c’è sempre stato, ma il suo sviluppo e la
sua evoluzione stanno nella sua organizzazione (per questo
“criminalità organizzata”). La cosa che più mi sorprende è il
modo in cui la mafia è compenetrata e si è sviluppata nel tessuto
sociale, ovvero grazie alla connivenza di gran parte della
popolazione e della politica locale intimidite dall’atteggiamento
dei mafiosi. Queste intimidazioni delle organizzazioni mafiose
portano al silenzio, e quindi all’omertà (noi studenti della
classe 3^A LSA conosciamo molto bene la parola “omertà”, dopo
aver letto il libro di Leonardo Sciascia “Il giorno della
civetta”). Ma è proprio questo fenomeno, insieme ovviamente alla
corruzione delle classi politiche, che per la maggior parte dà forza
alla mafia e le permette di agire senza incontrare tante
complicazioni. Davanti a un fenomeno come quello della mafia, bisogna
stare uniti perché solo così possiamo essere in grado di
sconfiggerla.
Le riflessioni della 4 B, professoressa D'Ettorre
Samantha Abdallaoui 4B
LSA Pacinotti Fondi
CENTRO STUDI PIO LA TORRE
CONFERENZA:
Nel nuovo appuntamento
del progetto educativo anti-mafia del centro studio Pio la Torre si è
deciso di parlare delle religioni, sottolineando il loro impegno
antimafia e antiviolenza contro ogni forma di intolleranza. Il tema
investe aspetti diversi di questa questione, non solo il rapporto tra
mafia e la religione ma anche tra la mafia e la chiesa. Discorso
analogo alla mafia potrebbe essere fatto con alcune religioni, come
quella Islamica. L'Isis esattamente come la mafia tenta di
strumentalizzare la religione per giustificare violenze o episodi di
sangue che non hanno nulla a che vedere con la stessa religione. La
religiosità di un mafioso o di un fondamentalista religioso non
appartiene alla religione ma è una deviazione. In fin dei conti
nella mafia non c'è altro che una ricerca di potere per cui ciò che
accumuna la mafia e il fondamentalismo religioso è la ricerca da
parte di individui o gruppi del potere. La convivenza umana dovrebbe
dunque creare ideali non ricerca del potere di qualsiasi genere, da
quello economico o politico a quello religioso.
E' importante però
sottolineare quanto la mafia e il vangelo non siano assolutamente
compatibili.
Elena Baldassarre 4 B
LSA PACINOTTI FONDI LT
«Le religioni e il loro
impegno antimafia e antiviolenza: unità tra credenti e laici contro
ogni forma di odio intolleranza».
Questa terza conferenza
del Centro Studi Pio La Torre ha visto trattare, attraverso
l’intervento di diversi relatori, il tema delle religioni e del
loro impegno contro la mafia, la violenza e ogni altra forma di odio
e di intolleranza. Si è discusso, infatti, di come la chiesa, ancora
oggi, venga strumentalizzata dalla mafia, la cui religiosità, solo
apparente, nasconde violenza e atti criminali.
Il primo ad intervenire
nella conferenza è l’Imam della comunità islamica di Palermo,
Macaluso, il quale chiarisce il significato della Jihad, uno sforzo
interiore e una ricerca di perfezionamento alla luce delle linee
guida dell’Islam. Proprio come la mafia, anche la Jihad islamica
tenta di strumentalizzare la religione così da giustificare atti di
violenza che in realtà non hanno nulla a che fare con l’islamismo.
È proprio questa diversa interpretazione dell’Islam che degenera
nel terrorismo islamico, un fenomeno praticato da gruppi di musulmani
che, in nome della religione, cercano di raggiungere i loro obiettivi
politici attraverso attentati terroristici. Si tratta di un argomento
di grande attualità che nell’ultimo ventennio si è molto
intensificato, generando una nuova paura provocata da azioni
finalizzate alla violenza, quali attentati e stragi. Basti pensare a
quel drammatico 11 settembre 2001, che con la caduta delle torri
gemelle è diventato una tragica data da ricordare, un evento che ha
segnato la storia contemporanea, creando una ferita rimasta ancora
aperta.
A seguire, il pastore
della Chiesa Valdese Peter Ciaccio, descrive la mafia come
un’organizzazione ben strutturata che non nasce dal nulla, bensì
da un crimine già esistente che, attraverso una serie di
atteggiamenti umani, diventa un “crimine organizzato”. È per
questo motivo che, nella società attuale risulta difficile
combattere la mafia, in quanto la nostra più grande debolezza è la
divisione. Noi tutti, quindi, dovremmo creare delle alleanze
finalizzate alla lotta contro la grande comunità del male, come
anche la storia del passato ci insegna. Né è un esempio la lotta
dei partigiani, che pur avendo un diverso orientamento politico, si
allearono per poter combattere un male superiore: fascismo e nazismo.
Per capire l’entità di questo male, è bene ricordare la
devastazione che portò con l’Olocausto, in quanto vicini alla
giornata della memoria. Anche in questo caso, il disprezzo, la
discriminazione e l’atteggiamento persecutorio nei confronti degli
Ebrei, rispecchia la più potente giustificazione per l'antisemitismo
da parte dei cristiani. Con l’Illuminismo e la Rivoluzione
francese, poi, il pregiudizio antisemita si attenuò dando vita ad
una maggiore tolleranza religiosa e libertà di pensiero, in grado di
dare a tutti la possibilità di praticare la propria fede.
Nell’ultimo intervento,
l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice focalizza quanto tempo
ci sia voluto affinché la Chiesa prendesse consapevolezza e
condannasse apertamente la Mafia, nonostante abbia pagato un alto
prezzo con l’uccisione, per mano mafiosa, di Don Pino Pugliesi.
Infatti, il mondo cattolico ha sempre assunto atteggiamenti diversi e
contraddittori, che vanno dal silenzio alla denuncia, dalla
complicità all’impegno, dalla omertà alla condanna. La religione
spesso viene strumentalizzata ed utilizzata dall’organizzazione
mafiose per giustificare le proprie azioni criminali. Per il mafioso
ostentare la religione significa avere la divinità dalla propria
parte, nonostante sia risaputo che Dio e la violenza non possano
convivere. E’ interessante riprendere un passaggio dell’Enciclica
di Papa Francesco in cui viene precisato che in realtà sono i leader
a strumentalizzare la religione. La violenza trova fondamento nelle
convinzioni religiose, bensì è il frutto delle loro deformazioni ed
interpretazioni personali. Sono per questo essenziali i principi
morali ed etici di ognuno di noi, grazie ai quali, nel proprio
piccolo possiamo fare la differenza. Del resto, essendo stati proprio
gli atteggiamenti umani di violenza a dare vita alla mafia, sta a noi
tutti il compito di contrapporre ad essi comportamenti esemplari nel
rispetto della società e del bene altrui.
Mi piacerebbe per questo
concludere con alcune parole di speranza di Giovanni Falcone, simbolo
fondamentale alla lotta contro la mafia: “La mafia è stata creata
dall’essere umano, e come tutte le cose ha un inizio ed una fine.”
TERESA CIMA 4B LSA
PACINOTTI FONDI LT
«Le religioni e il loro
impegno antimafia e antiviolenza: unità tra credenti e laici contro
ogni forma di odio intolleranza».
Mai avremmo potuto
pensare che delle organizzazioni, generalmente tra quelle più
pericolose conosciute, abbiano avuto legami con la religione, o per
meglio dire, con la Chiesa cattolica. Questo può sembrare un
accostamento azzardato, controverso ed illogico, che però la terza
conferenza del Centro studi Pio La Torre ci ha fatto conoscere.
Rapportare una fede fondata sull’amore per il prossimo, nonché sul
principio di non uccidere e non commettere atti impuri, ad
organizzazioni sanguinarie che hanno costituito sin dalla loro
origine un’enorme pericolosità per la nostra nazione, e per il
mondo intero, sembra impossibile da immaginare. Eppure, nella
presentazione di Franco Nuccio sono venuti alla luce numerosi casi
che hanno testimoniato questa relazione, ormai passata, della Chiesa
con le mafie: abbiamo il caso del frate Mario Frittita, arrestato con
l’accusa di favoreggiamento al boss mafioso Pietro Aglieri, ed
ancora il cardinale Ruffini, il quale, di fronte al pericolo che
vagava tra le strade siciliane, ha sostenuto come la mafia fosse, in
realtà, un’invenzione giornalistica, evitando ogni riconoscimento
ed individuazione del fenomeno. Tuttavia, questi ed altri casi di
sottovalutazione della mafia sono dovuti principalmente, come
sostiene l’arcivescovo di Palermo, al fatto che la consapevolezza
della pericolosità delle organizzazioni mafiose è stata acquisita
man mano nel tempo, proprio come il pericolo è stato assimilato da
grandi figure che hanno anteposto l’impegno di distruggere queste
organizzazioni alla propria vita, tra le quali ricordiamo Giovanni
Falcone. Infatti, dietro questo rapporto, inizialmente nato quasi da
una esigenza di sopportazione, prudenza e conformazione territoriale,
emerge col tempo un filone di protesta e di contrasto del fenomeno,
iniziato dal Cardinale Pappalardo, e continuato nel tempo da fedeli e
Chiesa. Il pastore della chiesa valdese, Peter Ciacco, afferma che le
organizzazioni mafiose furono denunciate a partire da una grande
manifesto con inscritto “È Dio che ordina di non uccidere”.
Dunque, si tratta di un commento che va direttamente contro queste
organizzazioni criminali, incentrate sulla violenza, sul sangue e
sull’odio.
Tuttavia, le mafie
dedicano una cura particolare ai simboli e alle pratiche della
religione cattolica, senza porsi alcun problema sull’evidente
contrasto fra quei simboli e le azioni della loro vita quotidiana.
Infatti, dalle parole riportate di Papa Francesco, nel mezzo della
conferenza, si evince che queste organizzazioni criminali non hanno
nulla a che vedere con la Chiesa cattolica e con le religioni. La
violenza trova base nelle deformazioni delle discipline religiose e
dalla strumentalizzazione che ne fanno i leader delle religioni. La
mafia è un chiaro esempio di fondamentalismo religioso, proprio per
la ricerca del potere e, come cita il Papa, “Le organizzazioni
mafiose che cercano di appropriarsi indebitamente di santi e
divinità, lo fanno per un'ostentazione di potere. La violenza non
trova alcuna base nelle convinzioni religiose...”. Basti pensare
alle dolorose perdite che la mafia ha portato in Italia, alle stragi
terroristiche verificate nel corso della storia in tutto il mondo,
alle nefaste ripercussioni che i musulmani subiscono dall’Isis, che
ci fanno capire quanto sia ingiusto il semplice accostamento tra le
organizzazioni criminali e la parola di Dio. È questo quello che
condanna l’arcivescovo di Palermo e che tutti i credenti dovrebbero
condividere, in quanto rappresenta una profonda offesa ai veri
professanti della fede cattolica, ed a quelli che compiono sacrifici
incitati e guidati dalla parola e dalla fede in Dio.
In particolare, ora più
che mai, la Chiesa (come noi fedeli), detiene un compito molto
importante, annunciato da Ciacco e sostenuto nell’intera
conferenza. Si tratta del dovere di unire le forze: un piccolo, ma
grande gesto, capace di ribaltare la situazione. Infatti, l’alleanza
e il gruppo che verrà a crearsi tra noi fedeli e cittadini, sarà
una vera e propria arma, la quale potrebbe dimostrarsi potente al
fine di vincere l’ininterrotta e presente lotta contro la mafia.
Potremmo pensare che, se fino ad ora, le organizzazioni criminali non
sono state sconfitte, a cosa servirebbe il nostro misero singolo
impegno contro di esse. Invece non è proprio così. Il pastore mi ha
fatto personalmente riflettere su un carattere mai considerato
finora: la forza di un’organizzazione. Perché la mafia è così
potente? Non di certo perché il mondo ha paura e dinnanzi ad essa si
ferma. Per trovare la risposta corretta bisogna analizzare la loro
unione. Sono organizzazioni, sostanzialmente radicate, nate dalla
ricerca di potere e sopraffazione, poi sfociate in violenza e
corruzione. Seppur ve ne siano fin troppe, sono tutte unite e
organizzate, in modo da crearsi uno scudo difensivo. Questa forte
unione rispecchia il più grande punto debole della Chiesa, ma anche
della democrazia in generale. La nostra debolezza, il limite che non
ci permette di combattere e vincere una guerra da anni ed anni a
questa parte, è la nostra radicata divisione. Noi che siamo la
compagnia del “bene”, l’assemblea che dovrebbe combattere unita
e conforme contro il male, sprechiamo il nostro tempo a pensare a ciò
che ci divide, piuttosto che unire le diversità per creare una
comunità unita e forte, invincibile contro tutto e tutti, e quindi,
anche contro le mafie.
Ciacco ha spiegato questo
evento con due principali esempi, uno appartenente ai film fantasy
contemporanei e l’altro ad un evento storico. Il primo riguarda il
film Il Signori Degli Anelli, nella quale vediamo la formazione di
un’insuperabile Compagnia dell’anello capace di sconfiggere il
male. Sebbene si tratti di una storia fantasy e, come sappiamo, i
film potrebbero non rispecchiare la realtà, per dare un’analisi
critica e certa dell’efficacia dell’unione non può mancare un
grande esempio storico. Infatti il pastore parla della guerra
partigiana combattuta contro la violenza dei nazisti e fascisti. Si
riferisce indubbiamente alla Resistenza Italiana, una vittoria per la
nostra nazione data dall'impegno unitario di molteplici e talora
opposti orientamenti politici, accomunati dalla ricerca di giustizia
e ricostruzione. Si tratta di una vittoria importantissima, che
ancora festeggiamo il 25 aprile ogni anno. Inoltre, è semplicemente
dipesa dall’unione di cittadini che hanno dimostrato coraggio,
forza e unità, seppur non condividessero i medesimi pensieri. Questo
a testimonianza del fatto che tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo
farcela.
L’evento storico preso
in considerazione dal pastore è uno dei tanti esempi presenti nella
storia, che spiegano alla perfezione come “L’unione fa la forza”.
Andando molto indietro nel tempo, infatti, possiamo trovare già dei
movimenti popolari sorti nel XIV secolo, in occasione della Guerra
dei Cento Anni, combattuta tra Francia ed Inghilterra, a causa di
intrecci dinastici e motivi territoriali. La prima fase di questa
lunga guerra fu un disastro per l’antica monarchia francese,
guidata da re incapaci di esercitare una vera sovranità. A sostegno
di ciò, sorse un movimento popolare a carattere nazionale che
puntava a sconfiggere gli inglesi. Questa rivolta fu guidata da
Giovanna d’Arco, una ragazza che si dichiarava inviata da Dio per
scacciare via gli inglesi dai territori francesi. A seguito di
numerose riscosse popolari, il movimento alimentato dalla d’Arco
riuscì nel suo intento: partita in svantaggio, la Francia, grazie
all’impegno e alla compattezza dei suoi cittadini, riuscì a
sconfiggere l’Inghilterra.
Dopo aver fatto enormi
salti temporali tra fasi storiche diverse, possiamo constatare che
l’idea e l’invito di Peter Ciaccio potrà portare al
raggiungimento del nostro obiettivo, ovvero sconfiggere la violenza e
la criminalità tipiche della mafia. Tuttavia, per creare un clima di
unità tra cittadini religiosi e non, è essenziale che vi sia una
forte idea di tolleranza religiosa. Quest’ultima si basa
sull’atteggiamento che porta tutti gli individui ad ammettere e
rispettare forme di pensiero, ideologie e fedi religiose diverse
dalle nostre (purché agiscano nel rispetto delle leggi), così come
si fa con le proprie. Questa concezione nacque a partire dall’età
moderna, dopo continue guerre di religione, dalla quale si fece
strada l’idea di una necessaria pacifica convivenza, raggiungibile
a seguito del superamento degli odi religiosi. I primi a sostenere
questi principi di intolleranza furono gli Illuministi, coloro che
attraverso l’esaltazione della ragione dimostrarono che gli uomini
sono tutti uguali, godono degli stessi diritti e della libertà di
professarli. Ricordiamo l’importante figura di Voltaire, il quale
fu a favore della tolleranza religiosa per ragioni non solo teoriche,
ma anche pratiche: secondo l’illuminista, la molteplicità di
religione è il miglior antidoto contro il fanatismo e i conflitti
che esso produce. È un’idea che deve espandersi anche ai giorni
d’oggi, nella quale vi sono ancora gravi casi di intolleranza di
genere. In primis, troviamo questo divario tra religioni, le quali
necessitano di accettare le diversità, consolidarsi ed unirsi in
modo da proteggere la Chiesa e tutti i fedeli dal veleno rilasciato
dalle organizzazioni criminali.
Soltanto attraverso una
forte unione e consolidazione del bene, il male potrà una volta per
tutte essere sconfitto, essendo una creazione prettamente umana, con
un inizio e una fine (Giovanni Falcone). Ci tengo a riportare una
frase di incoraggiamento dettata proprio da Peter Ciacco, rivolto ai
protagonisti della conferenza, riguardo il tema di unione e
tolleranza che deve entrare nella nostra mente il prima possibile,
così da arrivare al grande risultato, lottato e rincorso da tempo.
“Qui siamo un pastore
valdese, un Imam e un arcivescovo. In passato ci siamo fatti la
guerra, oggi sappiamo di dover unire le nostre forze per un obiettivo
comune di pace”.
DE FILIPPIS ALESSIO 4B
LSA PACINOTTI FONDI LT
3° CONFERENZA DEL
PROGETTO EDUCATIVO ANTIMAFIA
Il 22 gennaio 2021 presso
la sede del centro Studio Pio La Torre si è tenuta la 3° conferenza
Antimafia. Durante l’incontro sono intervenuti diverse persone tra
cui Franco Nuccio, Peter Ciaccio, Corrado Lorefice e Ahmad Abd al
Majid Macaluso.
Ha iniziato la
videoconferenza Franco Nuccio il quale ci ha brevemente parlato della
tematica principale della riunione ovvero le religioni e il loro
impegno antimafia e antiviolenza. Successivamente è stata passata la
parola a Macaluso, musulmano imam di Palermo Coreis Italiana, il
quale ha risposto a qualche domanda riguardo la sua religione e la
religione in generale. Egli ha detto che seguire le regole della
religione è come seguire le regole nel nostro paese quindi religione
e leggi vanno di pari passo, quindi ha detto che c’è un
collegamento tra leggi del cielo, quindi di Dio e leggi della terra.
Successivamente la parola è stata passata a Ciaccio, pastore della
Chiesa Valdese, il quale ha parlato più nello specifico del fenomeno
mafioso e di come esso si leghi alla religione. Egli ha detto che
mafia e religione si pensa siano legati infatti molto spesso si
vedono mafiosi nelle chiese o legati ai Santi ma in realtà Ciaccio
dice che mafia e religione sono due fenomeni del tutto distinti. Egli
si rifà alle parole del papa Giovanni Paolo II il quale diceva che
le braccia di Dio erano sempre aperte ad accogliere la conversione
vera dei mafiosi.
Infine la parola è stata
data a Lorefice, arcivescovo di Palermo, il quale ha detto che
religione e mafia hanno due poteri ben diversi ed essi non devono
essere accomunati. Come Ciaccio, anche Lorefice parla delle parole
dette prima dal papa Giovanni Paolo II, poi da papa Francesco rivolte
ai mafiosi.
Alla fine dell’incontro
ci sono state alcune risposte alle domande poste dagli studenti delle
scuole presenti all’incontro.
Personalmente sono
d’accordo con le parole dette dai “protagonisti” dell’incontro
e soprattutto da quelle dette da Ciaccio e Macaluso perché secondo
me è impensabile dire che mafia e religione possano essere in
qualche modo accomunate, anche perché è impossibile che la mafia,
la quale compie delle azioni che vanno proprio contro i principi
della chiesa, possa essere riconosciuta come potere giusto da
quest’ultima. Inoltre, anche io penso che se qualche mafioso
volesse pentirsi di tutte le cose sbagliate che ha fatto e cambiare
vita, può ancora farlo, scontando le sue punizioni e successivamente
“riabbracciare” Dio.
DE FILIPPIS DAVIDE 4 B
LSA PACINOTTI FONDI LT
III Conferenza del
Progetto Educativo Antimafia 2020-2021
Venerdì 22 Gennaio 2021
dalle ore 9.00 alle ore 11.30 presso la sede del Centro Studi Pio La
Torre a Palermo, si è tenuta la terza conferenza del Progetto
Educativo Antimafia promosso dal Centro Pio La Torre. Il tema
affrontato è quello delle religioni e il loro impegno antimafia e
antiviolenza. Nella conferenza hanno partecipato diversi relatori
cioè Peter Ciaccio (pastore Chiesa Valdese), Corrado Lorefice
(arcivescovo di Palermo) Ahmad Abd al Majid Macaluso musulmano (imam
di Palermo Coreis Italiana).
Ad introdurre la
conferenza è stato Franco Nuccio che ci ha illustrato ciò di cui si
parla nella conferenza, infatti ci ha parlato del rapporto tra la
mafia e la religione; Nuccio ci dice che questo rapporto è solo
apparente, è solo un modo di nascondere una realtà di sofferenza e
contraffazione, infatti il mafioso ha sempre cercato di condizionare
il potere politico ma anche la chiesa. Successivamente la parola
viene data all'imam Macaluso il quale risponde a delle domande poste
da diverse persone di diverse scuole e carceri d'Italia. Poi è stata
data la parola a Peter Ciaccio, anche lui risponde alle domande degli
studenti, ma si sofferma su una domanda cioè “Come viene riferito
anche da Ciaccio la mafia è tutto ciò che porta sofferenze in un
individuo, non solo le organizzazioni note come cosa nostra e
ndrangheta?; Come mai allora non ci soffermiamo anche sulle piccole
azioni di stato mafioso con lo scopo di prevenire le organizzazioni
mafiose che possono col tempo emergere?; Numerose volte vediamo
scontrarci dei laici religiosi , se invece di scontrarsi si facessero
delle loro differenze una forza collettiva, possiamo credere che la
mafia possa avere più timore delle loro forze unite rispetto alle
loro forse separate?”. Ed egli dice che la mafia non è soltanto
una situazione storica come cosa nostra o ndrangheta ma è solo
l'organizzazione di qualcosa che già esiste non a caso viene
chiamato crimine organizzato, e successivamente aggiunge una frase di
Giovanni Falcone cioè “La mafia è un’invenzione umana, quindi
come tutte le invenzioni dell'essere umano ha un inizio e una fine.”
infine parla Corrado
Lorefice il quale inizia il suo discorso illustrando il potere che ha
la mafia su molti aspetti sia politici, tra la gente e tra l'attività
ecclesiale. La conferenza si chiude con l’ascolto delle domande
fatte dagli studenti ai quali i relatori danno delle risposte. In
conclusione Nuccio dà la parola al presidente del centro studi Pio
la Torre, Vito Lo Monaco. Quest'ultimo ringrazia tutti i
partecipatori alla conferenza, soffermandosi a ringraziare i ragazzi
che stanno seguendo questo progetto antimafia.
DI VITO EMANUELE 4B
LSA PACINOTTI FONDI LT
III CONFERENZA DEL
PROGETTO EDUCATIVO ANTIMAFIA
Venerdì 22 gennaio 2021
presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, c’è stata
la conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal centro
appunto.
Il tema della conferenza
è le religioni e il loro impegno per l’antimafia, e
l’antiviolenza: unità tra credenti e laici contro ogni forma di
odio intolleranza. Tema molto complesso perché, investe molti campi
sui quali si può discutere, ad esempio il modo in cui
l’organizzazione criminale strumentalizza la religione e come viene
interpretata dagli stessi mafiosi, come con Cosa Nostra e la
cerimonia di affiliazione, la religiosità è solo apparente e viene
sfruttata per sopraffare la chiesa e dominarla. Il rapporto tra
queste due (chiesa e mafia) si è modificato nel tempo passato dal
periodo di silenzio e di negazione nei confronti della mafia da parte
di membri ecclesiastici come vescovi e cardinali, fino all’omicidio
di uno dei parroci più ricordati dalle vittime di mafia: Don Pino
Puglisi.
Uno dei primi
interlocutori è l’imam di Palermo Ahmad Abd al Majid Macaluso, il
quale risponde alle domande poste dagli studenti delle varie scuole.
Egli parla ovviamente facendo riferimento alla religione musulmana
facendo scoprire dettagli, dei quali magari non ne eravamo a
conoscenza, ad esempio a proposito dell’islam, che ovviamente
spiega che le azioni che compiono i terroristi vengono definite dalla
stessa religione aberranti perché è l’inverso di ciò che insegna
il profeta Mohammed.
Il secondo è invece il
pastore della chiesa Valdese, Peter Ciaccio, coloro che furono i
primi a denunciare il pericolo mafioso tanto che anni fa, venne
appeso un manifesto con su scritto “è Dio che ordina di non
uccidere”. Anche il pastore risponde ad una domanda, in maniera
molto significativa ed essenziale. Egli ha detto che la mafia già è
esistita anche prima di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e tutte le varie
organizzazioni, infatti questeultime solo la vera novità ed il
crimine vero e proprio esisteva già in precedenza. Egli intende la
religione come un “certificato di bontà” a proposito delle
azioni di un popolo.
Il terzo interlocutore è
stato l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, al quale gli
viene subito posta una domanda, come è stato possibile non dar conto
alle manifestazioni mafiose in Sicilia anche dopo il pagamento di
sangue avvenuta a discapito di Don Pino Puglisi e Don Diana? Ed egli
fa subito riferimento anche a Giovanni Falcone il quale inizialmente
veniva deriso della consapevolezza che aveva del potere mafioso, è
stata una consapevolezza che andava acquisita col tempo dalla
popolazione. Infine cita le parole che Papa Francesco scrive
nell’enciclica, la verità non trova alcuna base sulla religione e,
come ci riferiva all’inizio il moderatore Franco Nuccio, la
religiosità di un mafioso non appartiene alla religione ma è solo
una deviazione.
Se interpretassimo la
lotta della religione contro le mafie come una lotta della chiesa
contro un nemico, potremmo fare una riflessione collegandoci alle
Crociate del Medioevo. Guerre religiose che avevano lo scopo di
proteggere la Terra santa dai popoli definiti infedeli, perché erano
di una religione diversa dalla cristiana.
Quando la mafia riesce a
infiltrarsi all’interno della chiesa potremmo riconoscere un caso
di corruzione allo scopo di ottenere denaro sporco, per questo
potemmo ricordare la raccolta delle indulgenze che si sviluppò
all’inizio del sedicesimo secolo, fenomeno che fece scoppiare la
Riforma protestante.
MARRAZZO MARTINA 4 B
LSA ITT PACINOTTI FONDI LT
III CONFERENZA CENTRO
STUDI PIO LA TORRE
Nella conferenza tenutasi
presso Centro Studi Pio La Torre il giorno venerdì 22 gennaio 2021,
si è affrontato il tema sul rapporto criminalità-religione.
Obiettivamente possiamo
affermare che la mafia sia in qualche modo molto collegata alla fede
e questo lo possiamo intuire a partire da un semplice esempio molto
comune: le persone criminali per diventare membri di un clan mafioso,
la maggior parte delle volte devono svolgere un “rito” nella
quale una figura santa viene bruciata insieme ad una goccia del loro
sangue come segno di benedizione in nome della cerimonia di
iniziazione. Questo perché evidentemente per loro essere benedetti
potrebbe essere un sinonimo di protezione, e constatando l’ambiente
nella quale fanno parte, non è una cosa di cui bisogna rimanere
stupiti; in ogni caso, la religione non mette in discussione i loro
compiti.
Se ci soffermassimo solo
su questo aspetto non capiremmo però che dietro a tutto ciò c’è
un secondo fine, poiché la chiesa viene utilizzata come strumento
per la mafia, che tenta di appropriarsi della fede e dei santi così
da riuscire a dominare anche tutti gli uomini religiosi, unendo Dio e
violenza.
Questo però risulta
essere un atteggiamento contraddittorio della mafia stessa, che viene
sottolineato anche da Papa Francesco il quale esordisce con la
citazione: “La violenza non trova base alcuna nelle convinzioni
religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni”; poiché
Dio e violenza non sono cose che possono essere correlate tra di
loro.
Dio infatti ci invita a
non reagire al malvagio, ma a porgere ad egli l’altra guancia;
inoltre è Cristo stesso ad affermare: “Amatevi gli uni con gli
altri come io ho amato voi” in segno della forza della
non-violenza. Bene, tutto questo è ciò che la mafia non mette in
pratica, dunque, sulla base di ciò possiamo affermare che questi
individui non possono e non potranno mai essere considerati “uomini
di religione”, ma solo “uomini d’onore” (come è comune dire
nel loro gergo) poiché se si è cristiani allora si segue Cristo,
quindi questi ultimi risultano essere nient’altro che uomini
destinati agli affari e alla corruzione, che appoggia anche l’ambito
politico.
Tuttavia, bisogna
riconoscere il ruolo della chiesa nei confronti di queste
“problematiche” che caratterizzano il mondo da anni: quest’ultima
infatti cerca, almeno al giorno d’oggi, di far seguire a tutte le
persone la strada verso la civilizzazione dell’umanità cercando di
evitare e combattere la mafia.
Un esempio lo possiamo
trarre proprio dall’azione svolta da Papa Francesco nei confronti
dei governanti del Sud Africa, il quale si è chinato ai loro piedi
baciandoli, per alludere al segno della fratellanza, per esplicitare
che ognuno di noi ha sul volto il volto di un fratello e che dobbiamo
impegnarci tutti per far sì che il pianeta Terra si abitato non da
concorrenti ma da fratelli.
In quanto alla
fratellanza è bene soffermarsi anche su ciò che accadde ai nostri
fratelli ebrei, in memoria della Shoah. Se le persone che si
trovavano alla radice di queste persecuzioni avessero avuto una
mentalità più aperta alla fratellanza, sicuramente tutte le
brutalità che si verificarono a fronte di povere ed innocenti
persone non sarebbero accadute.
Questo perché a mio
parere, non possono esistere differenze religiose, di pelle, di sesso
e così via, ma siamo appunto tutti umani e (appoggiandomi anche in
piccola parte al pensiero illuminista) tutti dobbiamo godere degli
stessi diritti e delle stesse facoltà di poterli esercitare, per il
bene comune e per la felicità delle società.
È improponibile da
pensare al giorno d’oggi che in un’epoca così vicina a noi siano
stati compiuti atti di tale brutalità per scopi pressoché
inesistenti, o meglio, inutili.
Ciò che mi rincuora è
però lo sperare che si siano compresi tutti gli errori commessi dai
nostri predecessori per far sì che si costruisca una società
generale migliore, che veda tutti gli esseri umani protagonisti di
quella che è la vita, piena di possibilità, gioie ed eventi
straordinari; e che le lacrime un giorno scese segnando volti, a
causa della disperazione e dell’ingiustizia siano ora lacrime di
gioia, di rivincita poiché noi tutti possiamo riuscire a cambiare la
società. Insieme, uniti, come dichiara Papa Francesco: “Non ci si
salva da soli, ma ci si salva insieme”.
GAIA MIRABELLO 4 B LSA
PACINOTTI FONDI LT
Religione e mafia
Il tema di questa
conferenza è il rapporto tra le organizzazioni criminali, in
particolare la mafia, e la religione, ma anche il rapporto tra la
mafia e la chiesa e quella che è la strumentalizzazione che
l'organizzazione criminale fa della religione, a cominciare proprio
dalla cerimonia della cosiddetta punta: la goccia di sangue che viene
fatta cadere su un'immagine sacra, poi fatta bruciare recitando una
frase di rito. E’ palesemente una religiosità solo apparente e
nasconde una realtà di violenza e di sopraffazione. Il rapporto tra
la chiesa e la mafia si è modificato nel tempo, si è passato
infatti da un periodo di silenzio all'atteggiamento negazionista del
cardinale Ruffini, l'arcivescovo di Palermo che nel 1960 sosteneva
che la mafia fosse una invenzione dei giornalisti.
Ad intervenire per primo
è l’imam di Palermo Macaluso, a cui viene posta una domanda ben
precisa: nell'Islam c'è una presa di posizione chiara e definitiva
nei confronti della jihad così come viene inteso comunemente, come
quella che papa Giovanni Paolo II ha avuto contro la mafia? L’imam
risponde che il jihad etimologicamente è un percorso interiore
continuo, una ricerca di perfezionamento alla luce delle guide
dell'Islam che sono il Corano e la Sunna del profeta, quindi tutta
una serie di disposizioni che sono messe in atto con coscienza e
sapienza divina affinché l'essere umano possa agire su tutti gli
ambiti della propria esistenza. Nell'immaginario collettivo si è
così abusato di questa parola da confonderla con ciò che è
l'esatto opposto dell’Islam. L’Islam non riconosce ovviamente il
jihad così come è conosciuto nel mondo occidentale, cioè quello di
coloro che combattono alterando i principi, ma soprattutto non più
testimoniando e parlando in nome di Dio ma parlando e testimoniando
al posto di Dio. L'Isis di conseguenza non può essere considerata
una associazione criminale che ha legami con l'Islam, anzi ha
compiuto devasti in terra d'Islam e quindi si è accanito contro gli
stessi musulmani.
Il 30 giugno del 1963
nella borgata di Ciaculli con un attentato furono uccisi sette
esponenti delle forze dell'ordine. In quell'occasione il pastore
valdese Pietro Valdo Panascia fece affiggere nella città di Palermo
un manifesto che proferiva che è Dio che ordina di non uccidere.
Quelle parole raggiunsero la segreteria di stato vaticana che ritenne
di dover intervenire sull'arcivescovo di Palermo, il Cardinale
Ruffini, suggerendo la possibilità di distinguere la chiesa dalla
mentalità della cosiddetta mafia, ma la risposta della curia
palermitana del cardinale non fu positiva. I valdesi pertanto furono
i primi a segnalare il pericolo mafioso, ma si ritrovarono all'epoca
essenzialmente isolati.
Successivamente arriva in
collegamento il pastore Peter Ciaccio, che insiste sul come la mafia
non nasca dal nulla, ma si basi su atteggiamenti umani, non a caso
viene chiamato crimine organizzato. Il pastore cita una frase di
Giovanni Falcone che esprime a pieno il concetto e dice che la mafia
è un'invenzione umana, ma non nel senso che non esiste, invenzione
nel senso che è stata creata dall’essere umano e come tutte le
cose create da quest’ultimo ha un inizio e una fine. La debolezza
del bene è la divisione e noi siamo chiamati ad allearci e a mettere
fine a questo male attraverso il bene.
Poi arriva la volta
dell'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Oltre al tema della
mafia nelle domande è stato citato anche l'altro problema
dell’integralismo religioso, ossia la strumentalizzazione
nell'ambito dell’organizzazione mafiosa perché ai suoi membri fa
comodo pensare di avere la divinità dalla propria parte, anche se
assolutamente Dio e la violenza non possono essere messi insieme,
seppure molte volte nella storia le religioni siano state fonti di
violenza. La chiesa del nostro tempo è una chiesa che si aggiorna a
partire dalle cose essenziali, e più sarà capaci di esprimere
un’energia di trasformazione, più sarà possibile istituire una
vera e propria opposizione alla violenza.
Riprendendo brevemente le
parole dell’arcivescovo, anche la chiesa ha avuto negli anni i suoi
scivoloni in merito a violenza e corruzione. Basti pensare al
terrorismo psicologico che l’Inquisizione, organo investigativo e
giuridico utilizzato in passato dalla chiesa, imponeva a coloro che
venivano considerati eretici. In questo caso quindi un’istituzione
come la chiesa in cui la popolazione avrebbe dovuto trovare un punto
di conforto si era trasformata in un concentrato di imposizione e
terrore, andando contro ogni principio che una persona credente vede
nelle volontà di Dio. Ovviamente questa situazione di obbligo
religioso non ha portato benefici sotto nessun punto di vista, a
dimostrazione che la fede deve essere sentita, e anche qual’ora
qualcuno decidesse di non abbracciare una religione in assoluto, o di
avvicinarsi a una differente, il fedele deve stare al rispetto e
all’umanità che i principi di Dio richiedono anche nei confronti
di chi è diverso, e venendo meno a questi, non si è certo migliori
di coloro che strumentalizzano la religione.
GIANMARCO PANNOZZO 4B
LSA PACINOTTI FONDI LT
III CONFERENZA DEL
PROGETTO EDUCATIVO ANTIMAFIA
Venerdì 22 gennaio 2021
presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo, c’è stata
la conferenza del Progetto Educativo Antimafia promosso dal centro
appunto.
Il tema della conferenza
è le religioni e il loro impegno per l’antimafia, e
l’antiviolenza: unità tra credenti e laici contro ogni forma di
odio intolleranza. Tema molto complesso perché, investe molti campi
sui quali si può discutere, ad esempio il modo in cui
l’organizzazione criminale strumentalizza la religione e come viene
interpretata dagli stessi mafiosi, come con Cosa Nostra e la
cerimonia di affiliazione, la religiosità è solo apparente e viene
sfruttata per sopraffare la chiesa e dominarla. Il rapporto tra
queste due (chiesa e mafia) si è modificato nel tempo passato dal
periodo di silenzio e di negazione nei confronti della mafia da parte
di membri ecclesiastici come vescovi e cardinali, fino all’omicidio
di uno dei parroci più ricordati dalle vittime di mafia: Don Pino
Puglisi.
Uno dei primi
interlocutori è l’imam di Palermo Ahmad Abd al Majid Macaluso, il
quale risponde alle domande poste dagli studenti delle varie scuole.
Egli parla ovviamente facendo riferimento alla religione musulmana
facendo scoprire dettagli, dei quali magari non ne eravamo a
conoscenza, ad esempio a proposito dell’islam, che ovviamente
spiega che le azioni che compiono i terroristi vengono definite dalla
stessa religione aberranti perché è l’inverso di ciò che insegna
il profeta Mohammed.
Il secondo è invece il
pastore della chiesa Valdese, Peter Ciaccio, coloro che furono i
primi a denunciare il pericolo mafioso tanto che anni fa, venne
appeso un manifesto con su scritto “è Dio che ordina di non
uccidere”. Anche il pastore risponde ad una domanda, in maniera
molto significativa ed essenziale. Egli ha detto che la mafia già è
esistita anche prima di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e tutte le varie
organizzazioni, infatti quest’ultime solo la vera novità ed il
crimine vero e proprio esisteva già in precedenza. Egli intende la
religione come un “certificato di bontà” a proposito delle
azioni di un popolo.
Il terzo interlocutore è
stato l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, al quale gli
viene subito posta una domanda, come è stato possibile non dar conto
alle manifestazioni mafiose in Sicilia anche dopo il pagamento di
sangue avvenuta a discapito di Don Pino Puglisi e Don Diana? Ed egli
fa subito riferimento anche a Giovanni Falcone il quale inizialmente
veniva deriso della consapevolezza che aveva del potere mafioso, è
stata una consapevolezza che andava acquisita col tempo dalla
popolazione. Infine cita le parole che Papa Francesco scrive
nell’enciclica, la verità non trova alcuna base sulla religione e,
come ci riferiva all’inizio il moderatore Franco Nuccio, la
religiosità di un mafioso non appartiene alla religione ma è solo
una deviazione.
Se interpretassimo la
lotta della religione contro le mafie come una lotta della chiesa
contro un nemico, potremmo fare una riflessione collegandoci alle
Crociate del Medioevo. Guerre religiose che avevano lo scopo di
proteggere la Terra santa dai popoli definiti infedeli, perché erano
di una religione diversa dalla cristiana.
Quando la mafia riesce a
infiltrarsi all’interno della chiesa potremmo riconoscere un caso
di corruzione allo scopo di ottenere denaro sporco, per questo
potemmo ricordare la raccolta delle indulgenze che si sviluppò
all’inizio del sedicesimo secolo, fenomeno che fece scoppiare la
Riforma protestante.
MIRANDA RECCHIA 4B LSA
PACINOTTI FONDI LT
III CONFERENZA PROGETTO
ANTIMAFIA
Come in tutte le
conferenze avviate dal Centro Studi Pio La Torre, anche in questa
abbiamo ascoltato diversi personaggi, ognuno dei quali ha esposto le
proprie idee, esperienze e riflessioni. In particolare si è discusso
di quanto la mafia sia fortemente legata al fondamentalismo
religioso. Si è discusso di come questo venga sfruttato e
strumentalizzato con l’uso della violenza, dell’odio e del
sangue, del potere che esercita la religione su ciò che siamo e su
ciò che ci circonda. Il primo ad avere la parola è Macaluso, il
quale ci fornisce un’ampia panoramica sulla strumentalizzazione del
terrorismo e sui diversi principi della società. Principi che devono
provenire da noi in prima persona, che applichiamo ogni giorno
l’educazione civica ovvero la base attraverso cui riconosciamo ciò
che è bene e ciò che è male all’interno di una società.
Principi fondamentali per mantenere una buona coesione tra la Chiesa
e il popolo, uno dei quali è la tolleranza religiosa. Scopo di
quest’ultima è conoscere tutti i principi delle diverse religioni
e rispettarli così come si fa con il proprio, senza fare alcuna
distinzione. Segue poi il pastore Peter Ciacco, il quale spiega che
la mafia non si limita semplicemente a quelle organizzazioni storiche
che noi tutti conosciamo (Ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra etc.). Si
tratta infatti di movimenti ben strutturati non solo al loro interno,
ma soprattutto all’esterno, in quanto nascono in primo piano da
atteggiamenti umani. Non a caso vengono chiamati “crimini
organizzati”, proprio perché non nascono dal nulla, ma da una
serie di circostanze e fattori che il più delle volte è difficile
controllare. Abbiamo poi ascoltato la riflessione dell’arcivescovo
di Palermo, Corrado Lorefice. Egli spiega che tutti, laici e
religiosi, devono avere piena coscienza di ciò che la mafia comporta
al nostro Paese in quanto anche, e soprattutto, la religione rischia
di essere strumentalizzata per loschi scopi. “La violenza non trova
base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali ma bensì nelle
loro deformazioni” dice Papa Francesco, il quale ci ricorda
l’importanza dei nostri principi. Ci ricorda che non ci si salva da
soli ma ci si salva insieme, ci ricorda che nel volto di ogni uomo
dovremmo riconoscere il volto di un fratello e che attraverso
“cammini di speranza” la Chiesa potrà ritornare all’essenziale
della sua forma. Ecco perché è fondamentale l’impegno di tutti,
affinché vinca la “forza della non violenza” e il nostro pianeta
non sia abitato da concorrenti ma da soli fratelli. Spesso non ci
rendiamo conto di quanto il pensiero religioso influenzi l’essere.
Basti solo pensare a tutti gli attacchi terroristici che ci sono
stati negli ultimi anni, a quante persone hanno perso la vita e
quante altre sono rimaste segnate, per dolore di chi hanno perso o
semplicemente per paura che accada di nuovo. Se la tolleranza fosse
stata più comune in tutti noi, se avessimo considerato la religione
come un mezzo per imparare e non per distruggere, forse le Torri
Gemelle sarebbero ancora in piedi, Notre-Dame non sarebbe andata in
fiamme quella notte e forse il professore francese non sarebbe stato
decapitato dai suoi stessi studenti. Spesso non ci rendiamo conto
della grande influenza che la religione ha avuto nei nostri secoli, a
partire dall’arte fino alla letteratura, alla filosofia e alla
storia. La verità è che ogni guerra avvenuta sino ad oggi ha avuto
come causa scatenante la religione. Adolf Hitler fu propugnatore di
un'ideologia nazionalista e razzista, di una politica di
discriminazione e sterminio che colpì milioni di persone in tutto il
mondo. Ebrei ma anche disabili, slavi, omosessuali, rom, zingari,
testimoni di Geova furono vittime dell’Olocausto perché
semplicemente considerati una “razza inferiore”. Lorefice diceva
che mafia e fondamentalismo religioso concorrono tra loro per la
ricerca del potere, per avere entrambe la meglio sull’altro, il che
ci fa capire che il nostro sistema sociale non è ancora mutato del
tutto. Così come oggi la Chiesa lotta contro l’organizzazione
mafiosa, nell’XI secolo lottava contro il Sacro Romano Impero. Con
la lotta per le investiture abbiamo infatti visto come il pontificato
di papa Gregorio VII, con il potere spirituale, si scontrò con
l'imperatore Enrico IV di Franconia, con il potere temporale, poichè
entrambi volevano detenere il diritto di nomina degli alti
ecclesiastici e del papa stesso. Con questi esempi, è quindi chiaro
che il controllo del potere è da sempre stato conteso. Quello che
però dobbiamo cercare di evitare è che vada nelle mani sbagliate,
nelle mani di chi non vuole il bene della società, ma solo il
proprio. La Chiesa si offre quindi come protagonista in questa lotta
contro l’organizzazione mafiosa che, senza rendercene conto, sta
invadendo le nostre esistenze sempre più velocemente. Questo però
non significa che noi cittadini non possiamo contribuire; dobbiamo
anzi aiutare e sostenere la missione intrapresa dalla religione a
prescindere dalle nostre credenze poiché tutti, nel nostro piccolo,
siamo in grado di farlo. Tutti possiamo batterci, agire e non
sottostare in questa battaglia senza tempo. Tutti possiamo immetterci
in questo tunnel che sembra non avere una fine ma che, con l’impegno
di ognuno, riusciremo a scovare e vedere finalmente la luce del
nostro Paese.
GRETA SCOGNAMIGLIO 4 B
LSA PACINOTTI FONDI LT
III VIDEO CONFERENZA DEL
PROGETTO EDUCATIVO ANTIMAFIA 2020-2021
Venerdì
22 gennaio 2021 dalle ore 9.00 alle ore 11.30 presso la sede del
Centro Studi Pio La Torre a Palermo, si è tenuta la conferenza del
Progetto Educativo Antimafia.
I temi della conferenza sono
stati “Le religioni e il loro impegno per contrastare la mafia e la
violenza, un’unione tra credenti e laici contro ogni forma di odio
intolleranza “un tema molto complesso che investe aspetti diversi.
La mafia ha sfruttato e condizionato
la religione e strumentalizzato la chiesa, (basta visionare la foto
degli anni 60 del boss mafioso Giuseppe Genco Russo, che a Mussomeli
guida la processione del paese con un sigaro in mano, oppure per non
parlare di alcuni importanti sacerdoti che hanno avuto rapporti con i
mafiosi, uno di questi fu Padre Agostino, nipote di un mafioso, che
sposò Totò Riina (boss di Cosa Nostra) e Ninetta Bagarella, come
lui ricordiamo Don Mario Frittitta (chiamato parroco della calza) che
confessava nel suo covo il boss Pietro Aglieri.
Il rapporto tra mafia e chiesa è mutato nel tempo passando dal
periodo del silenzio da parte di cardinali, vescovi e sacerdoti che
affermavano nel 1960 che la mafia era un’invenzione di alcuni
giornalisti del nord, fino ad arrivare all’omelia del 1982
pronunciata dal cardinale Pappalardo ai funerali del generale Carlo
Alberto Dalla Chiesa, concludendosi con l’uccisione del parroco di
Brancaccio, Don Pino Puglisi, vittima della mafia.
-Il primo relatore è
l’Imam di Palermo, Macaluso che ha parlato della Ciad Islamica che
è esattamente come la mafia, cioè tenta di strumentalizzare la
religione per giustificare violenze che non hanno nulla a che vedere
con la religione islamica. Macaluso inizia il suo discorso
rispondendo alle domande poste dagli studenti delle varie scuole, tra
cui alcuni ragazzi del nostro istituto Pacinotti, mi è rimasta
impressa la domanda di un mio compagno di classe Gianmarco che ha
chiesto se l’Isis fosse considerato un’associazione criminale
alleata all’Islam e che influenza ha sul popolo musulmano, la
risposta da parte del relatore è stata che l’Isis non può essere
considerato un’associazione criminale che ha legami con l’Islam
ma ha un’influenza sul popolo musulmano, infatti sono le prime
vittime e ha compiuto anche misfatti nella terra d’Islam e aggiunge
che i terroristi sono definiti “aberranti” dalla stessa religione
perché vanno contro il profeta Mohammed, cioè bisogna fare quello
che Dio vuole e non seguire quello che vuole l’anima.
Il secondo relatore è
stato il pastore della chiesa Valdese, Peter Ciaccio al quale è
stata formulata una domanda: “la mafia è tutto ciò che porta
sofferenza all’individuo, se laici e religiosi si unissero si
potrebbe combattere insieme la mafia?” la sua risposta è stata che
la mafia non nasce dal nulla, ma è un’organizzazione che già
esiste, basta ricordare una parola di speranza di Giovanni Falcone
che diceva che la mafia nasce dall’essere umano e come questi ha un
inizio e una fine.
Il terzo relatore è
stato l’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, anch’egli gli è
stata formulata una domanda, di come sia stato possibile non dare
peso alle manifestazioni mafiose in Sicilia anche dopo il conseguente
pagamento di sangue avvenuta a discapito di Don Pino Puglisi e Don
Diana, la sua risposta è stata fatta prendendo in considerazione
Giovanni Falcone perché colui inizialmente non veniva preso sul
serio sulla consapevolezza che portava avanti sul potere mafioso e
che sarebbe stata una conferma che la popolazione avrebbe maturato
nel tempo.
STRAVATO MARTINA 4 B
LSA PACINOTTI FONDI LT
ORGANIZZAZIONI CRIMINALI
E CHIESA/RELIGIONE
Da sempre le
organizzazioni criminali hanno cercato di utilizzare l’istituzione
della chiesa come strumento, mediante l’utilizzo della violenza,
per riuscire a controllare e dominare tutti gli uomini religiosi.
Inizialmente questa ha anche “ceduto” e, con atteggiamento
negazionisti (cardinale Ruffini), ha cercato di far finta di nulla ma
quando questo è cambiato (pastore valdese Pietro Valdo Panascia con
il manifesto che recitava “è DIO CHE ORDINA DI NON UCCIDERE”)
hanno cominciato ad agire per mezzo di uccisioni contro le persone
impegnate nella loro distruzione.
La mafia e il
fondamentalismo religioso concorrono entrambe per la ricerca di
potere da parte di terzi e proprio per questo la mafia cerca di
manifestare le proprie idee economiche e politiche mediante
manifestazioni di religione (Sant’Agata a Messina, Santa Rosaria a
Catania).
La stessa religione
rischia spesso si essere strumentalizzata nel contesto mafioso in
quanto loro vogliono ottenere il potere divino nelle proprie mani
(cercando di mettere Dio e violenza assieme); la stessa cosa avvenne
nel Medioevo quando i vari imperatori volevano nelle proprie mani il
potere religioso e politico. Lo stesso Papa Francesco ha sottolineato
come questo sia un pensiero assurdo ed una contraddizione: “la
violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose
fondamentali bensì nelle loro deformazioni”.
Loro si considerano
“benedetti” perché la fede cristiana, secondo loro, non mette in
discussione le loro azioni e si cercano di giustificare mediante
essa; loro attuano anche dei veri e propri riti di inizializzazione:
“punciuta”, nell’organizzazione Cosa Nostra, consiste nel far
cadere una goccia di sangue dell’inizializzato su un’immagine
sacra che verrà, in seguito, bruciata).
Nel mondo esistono varie
organizzazioni “mafiose” che si professano in nome di Dio: Jihad
e l’Isis; la prima è basata sulla ricerca di perfezione secondo
gli scritti del Corano e della Sunna del Profeta mentre la seconda
non è un’organizzazione con legami islamici ma che è comunque
riuscita ad avere un’influenza negativa e dannosa sulla
popolazione.
Una domanda che viene
spontaneo porsi è: se noi giovani educassimo le future generazioni
alla tolleranza, così da cercare di creare una società più
democratica, potrebbe cessare la brama di potere da parte di queste
organizzazioni? Sicuramente non basterebbe solo questo ma la
promozione di un pensiero equo nei riguardi dello spirito servirebbe
per educare alla conoscenza di altre religioni (anche se non
praticante o ateo).
Un'altra domanda potrebbe
essere: se la mafia agisce contro chi vuole combatterla, se a
combatterla fossimo in tanti? Come agirebbero contro una coalizione?
Beh, sicuramente la
situazione cambierebbe perché, come si è sempre dimostrato nella
storia (ma anche nei romanzi o film di fantascienza) la coesione del
bene contro il male nei momenti del bisogno porta sempre a ottimi
risultati; un esempio può essere la coalizione dei partigiani contro
il nazismo (Resistenza italiana), un insieme movimenti politici e
militari che in Italia si opposero al nazifascismo nell’abito della
guerra di liberazione italiana. Questo movimento fu caratterizzato
dall’impegno unitario di molteplici e opposti orientamenti per un
fine unico.
Ovviamente quest’azione
contro la mafia organizzata, ad oggi, deve essere necessariamente
fatta in modo pacifico anche per non andare contro la parola di
Cristo (“amatevi gli uni con gli altri come io ho amato voi”) ed
agire nello stesso modo in cui agisce la mafia; nei secoli passati il
loro atteggiamento contro la parola di Gesù sarebbe stato punito con
la scomunica perché, se vogliono essere dei bravi cristiani,
dovrebbero abbandonare la violenza.
La cosa fondamentale da
ricordarci è una: la mafia, come tutte le altre cose create
dall’uomo, sicuramente avrà una fine e, se aiutata da noi,
potrebbe essere molto presto!
Le riflessioni della 4 A, professoressa Carta
Articolo realizzato da
Capuano Christian Raoul, Caracuzzi Valentina,
Pannozzo Andrea,
Petrillo Elena, Todisco Nicole, Toma Georgiana Larisa e
Tranquilli Edoardo.
Il giorno 22 gennaio 2021
si è tenuta la terza conferenza del progetto
antimafia Pio La Torre. Il
tema principale è il rapporto tra la mafia e la
religione. La conferenza
prevedeva la partecipazione di tre relatori:
Ahmed Abd al Majid
Macaluso, Peter Ciaccio e Corrado Lorefice ed il tutto
moderato da Franco Nuccio.
Franco Nuccio ha affermato
che la mafia cerca di strumentalizzare la
religione per i propri
scopi, come ad esempio la cerimonia per accettare
un nuovo membro nella
famiglia e l’inchino davanti la casa dei boss.
Questi sono episodi
riscontrabili già nei primi anni ’60 come dimostrato
dall’immagine di un boss
che porta la croce, durante la processione del
suo paese. Poi si parla
del rapporto tra la mafia e la chiesa. In passato
molti sacerdoti e anche
papi negarono l’esistenza della mafia e infatti ci
sono stati molti episodi
di sacerdoti che andavano a confessare boss
latitanti. Successivamente
però molti papi si sono esposti contro la mafia
come ad esempio papa
Giovanni Paolo II e attualmente papa Francesco. Il
moderatore passa poi la
parola al relatore Ahmed Abd al Majid Macaluso,
il quale inizia a
rispondere alle domande degli studenti. Il relatore afferma
che la jihad molto spesso
viene confusa con una guerra agli infedeli, ma in
realtà è una dottrina
che mira alla purificazione dell’uomo e dalle
tentazioni terrene.
Ahmed Abd al Majid
Macaluso ci parla del fatto che ciò che è vietato per
la legge degli uomini lo è
ancora di più nella prospettiva divina. Quindi il
credente si adegua a
quelle che sono le leggi di giustizia ed equità della
società che sono state
date da Dio prima di ogni uomo. Successivamente
il relatore ha risposto ad
alcune domande poste dagli studenti anche della
nostra scuola per quanto
riguarda ad esempio la tolleranza religiosa e ci
dice che bisognerebbe
introdurre un pensiero che manifesti il mondo in
cui l’uomo vive ed è
messo alla prova da Dio. Viene affermato che noi
siamo di passaggio in
questo mondo ed è proprio questo che ci prepara
all’altro mondo ovvero
quello divino. Ciò che rende l’anima indurita ed
arida è la mancata
comunicazione con lo spirito che è una parte
dell’anima stessa. Nel
mondo in cui viviamo bisogna testimoniare e
comportarsi
indipendentemente dai risultati, prima invece era la religione
ad influenzare molto la
vita di una persona. La conoscenza della religione
è molto importante, molti
conoscono qualcosa per quanto riguarda il
Cattolicesimo, mentre sono
pochi a conoscere l’islam ad esempio che è
commentata principalmente
dagli studiosi. Macaluso ci racconto della sua
vita e del fatto che lui
nacque a New York, suo padre era un emigrato e
continuò nonostante la
situazione a praticare la sua religione rispettando
comunque gli altri. Per
quanto riguarda invece l’Isis, il relatore afferma
che non può essere
considerata un’associazione criminale organizzata
legata all’Islam, anche
se ha un’influenza sul popolo musulmano, lo
danneggia e provoca
diverse vittime. L’Isis colpisce in primis i musulmani
ma anche il mondo
Occidentale. Tutte le azioni compiute da parte
dell’associazione
vengono considerate contrarie a quanto detto ed
insegnato dal profeta
Mohammed attraverso il Corano. Successivamente
dopo l’intervento di
Macaluso si parla della prima strage della Mafia
avvenuta il 30 giugno 1963
nella borgata di Ciatulli e vennero uccisi
esponenti delle forze
dell’ordine. In quell’occasione il pastore valdese
Pietro Valdo Panascia,
figura storica della chiesa valdese in Sicilia, fece
affiggere nella città di
Palermo un manifesto a caratteri cubitali con
scritto “è dio che
ordina di non uccidere”. Quanto accaduto arriva al
Vaticano, questo
dimostrava una ridicola speculazione protestante e
l’intreccio tra
religione e mafia. I valdesi furono i primi a denunciare la
presenza della mafia nella
religione. Interviene in questa conferenza
anche il pastore valdese
Peter Ciaccio che segue le orme del pastore
Pietro Valdo Panascia.
Il relatore Ciaccio inizia
facendoci un discorso sulle organizzazioni mafiose
ed afferma che queste sono
organizzazioni di un qualcosa già esistente e
infatti non a caso vengono
definite criminalità organizzata. Cita il libro “il
diario di un curato di
campagna” che parla di un prete che va a curare
una piccola chiesetta di
campagna, ma non si trova bene con i suoi
parrocchiani, perché loro
gli confessavano i peccati solo ed
esclusivamente per la sua
benedizione. E questo viene preso come
esempio per fare un
discorso generale sulla figura della chiesa. Il relatore
riprende poi la parte
finale di una domanda che diceva: la mafia non ha
paura di noi, perché
siamo tutti separati, e allora perché non ci uniamo
per sconfiggerla? In
risposta a ciò cita la lotta dei partigiani contro la
violenza dei fascisti e
dei nazisti. Al tempo esistevano varie fazioni di
partigiani che non
andavano d’accordo tra loro, ma avevano in comune il
senso di giustizia e
quindi per affrontare il nemico misero insieme le
proprie forze e una volta
finito lo scontro si divisero nuovamente.
Poi interviene il relatore
Don Corrado, dopo i vari saluti e ringraziamenti
iniziali, egli inizia a
parlarci di come la mafia abbia esercitato un potere
sulla gente ma anche sulla
politica (e quindi anche sulla chiesa) e
soprattutto su come questa
situazione abbia reso difficile accettare
questa consapevolezza. Don
Corrado ci parla, inoltre, anche di come il
cardinale Ruffini sia
stato un uomo significativo a Palermo (per la
ricostruzione post
bellica) ma di come, in seguito, abbiamo tutti dovuto
prendere coscienza di
questa realtà, ovvero, la mafia. Oltre alla mafia,
come anche visto nelle
domande poste a Don Corrado, trattiamo il tema
del fondamentalismo
religioso. Per quanto riguarda questo tema, Don
Corrado ci parla di come
la religione abbia questo rischio di essere
strumentalizzata,
soprattutto dalle organizzazioni mafiose, perché avere
la religione dalla parte
della mafia serve a quest’ultima per giustificare un
operato che,
oggettivamente, non può essere ricondotto ad un
fondamento religioso.
Infatti Dio e la violenza non possono essere messi
insieme, seppure nella
storia passata ma anche nel presente ritroviamo
come alcune religioni
siano stati fonte di violenza. Da qui Don Corrado ci
riporta alla lettera di
Papa Francesco “Fratelli Tutti” dove il Papa
sottolinea il fatto che
non sono le vere e proprie religioni, ma sono solo i
leader che
strumentalizzano la religione. Da qui, Don Corrado si sofferma
sul passo numero 282 dove
Papa Francesco riafferma che “la violenza non
troverà mai base alcuna
nelle convinzioni religiose fondamentali ma solo
in alcune organizzazioni”.
Quindi da qui risulta chiaro che la religione di
un mafioso o di un
fondamentalista religioso non appartiene alla
religione, ma è solo una
deviazione di essa. Infatti, spesso i mafiosi
cercano di appropriarsi
della religione, della divinità, dei Santi e,
soprattutto, appropriarsi
degli uomini religiosi, proprio per cercare una
sorta di giustificazione,
o di “paravento” per citare le parole di Don
Corrado. Ciò che, quindi,
accumuna la mafia e fondamentalismo religioso
è la ricerca del potere,
che porta alla strumentalizzazione della religione.
Nella videoconferenza Don
Corrado ci parla di una ricerca di potere, dove
ciò che accomuna la mafia
e il fondamentalismo religioso è proprio
questa ricerca di potere
da parte di individui o di gruppi. Ci sono interessi
di ordine economico,
attorno alle feste, dentro comunità, che molto
spesso sono nelle mani di
organizzazioni extra ecclesiasti, che non hanno
alcun tipo di interesse
spirituale. I poteri mafiosi arrivano addirittura ad
uccidere, pensiamo ad
esempio a Palermo (Sicilia), pensiamo a quanto
sangue di martiri della
giustizia come Falcone e Borsellino e anche alla
fede. Ricordiamo le parole
di Papa Francesco, che oltre a dire con
chiarezza che è
antievangelico, l’essere mafioso e il vangelo non sono
assolutamente compatibili,
non sono uomini di fede, ma sono solo uomini
di onore nel loro gergo e
basta. Egli ha inoltre chiamato a conversione
questa gente. Questa è la
lucidità nel denunciare che la mafia è
antievangelica, con il
vangelo che chiede un cambiamento di vita, perchè
per chi cambia, significa
che non ci saranno più poteri paralleli, che
limitano dignità e
libertà della gente o che limitano vita politica e privata.
Tutto ciò condiziona la
felicità di uomini e donne. Papa Francesco ricorda
infine che non ci si può
salvare da soli, ma insieme. Cerchiamo di
ritrovare, magari, cammini
di speranza.
Nella videoconferenza
viene citata l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli
Tutti”, ovvero una
lettera basata sulla fraternità e sull’amicizia sociale.
Egli ci invita a sognare
insieme e a far fronte alle ombre del mondo, infatti
siamo sempre più divisi e
più soli. Viviamo in una società in cui molte
persone perdono i loro
diritti e vivono in schiavitù come se fossero dei
semplici oggetti “inutili”
che devono essere necessariamente scartati.
Dobbiamo aiutare e
prenderci cura del prossimo e non essere indifferenti.
L’umanità non ha
frontiere e per questo possiamo accogliere, proteggere,
promuovere ed integrare le
nuove persone che arrivano. Inoltre si deve
avere una politica capace
di portare al centro la dignità umana che abbia
come fondamenta la carità
sociale. Essa per poter essere giusta deve
basarsi su un giusto
dialogo, che rispetti l’opinione e il punto di vista
dell’altro ed è solo
tramite il dialogo che riusciremo a raggiungere la
riconciliazione e il
perdono. Lo stesso Papa per sottolineare tale concetto
decise di baciare i piedi
dei governanti del sud Africa, proprio per
simboleggiare che il mondo
non deve essere occupato da concorrenti ma
da fratelli. A parlare fu
poi il pastore Peter Ciaccio, pastore della chiesa
Valdese, il quale afferma
che le chiese e le religioni devono stare
attentissime alle
manifestazioni del male ed intervenire.
Prende la parola
l’arcivescovo Lorefice, al quale vengono poste due
domande. Nella prima viene
chiesto quale sia il comportamento della
chiesa nei confronti delle
organizzazioni mafiose, l’arcivescovo ribadisce
innanzitutto che la
visione che spesso si ha della chiesa come una società
gerarchica è sbagliata,
esiste sì una gerarchia ma la chiesa è formata dai
credenti. Invita quindi a
non fissare nella mente solo fatti negativi poiché
questi ultimi offuscano la
visione del mondo e influenzano la vita di tutti i
giorni. Arriva dunque al
punto del discorso dicendo che la chiesa in
nessun modo accetta
affiliati alla mafia all’interno della sua società,
l’arcivescovo stesso ha
emanato un decreto che lo impedisce, si è a tutti
gli effetti schierato in
prima linea in questa lotta. Alla seconda domanda,
che pone un interrogativo
su come effettivamente la chiesa agisca per
promuovere temi quali la
sostenibilità e la fratellanza. L’arcivescovo ci
tiene a far comprendere
come tra le varie comunità religiose ci sia non
solo rispetto ma anche
grande comunicazione e voglia comune di
estirpare questo male che
danneggia chiunque, senza prestare attenzione
all’orientamento
religioso. È inoltre molto fiducioso sul contributo che i
giovani daranno e stanno
dando a questa causa. Con un ringraziamento al
centro Pio La Torre e alle
scuole conclude il suo intervento. Sapere che
anche una figura così
influente e importante come la chiesa si sta
battendo per estirpare
questo veleno che è la mafia dalla nostra società
fa ben sperare,
soprattutto se questo impegno è comune a tutte le
religioni, le quali stanno
mettendo da parte le loro differenze e stanno
agendo in simbiosi per un
bene comune.
Ringraziamo il Centro
studi Pio La Torre per la possibilità che ci offre ogni
volta, ovvero assistere a
queste conferenze, secondo noi, molto
interessanti ed utili per
conoscere più a fondo aspetti della società in cui
viviamo. Il tema
dell’ultima conferenza appunto è un tema di cui si parla
molto ultimamente ovvero
il rapporto tra organizzazioni ecclesiastiche e
mafiose, sul quale
soprattutto i ragazzi si interrogano. Speriamo che
prima o poi si possa
superare questa situazione e tutti i danni che arreca
alla società.
Articolo realizzato da
Valerio Mongia; Beatrice Stapane; Marco di Fazio; Loris
Lorello 4 aba
I temi
affrontati dalla conferenza parlano delle religioni, il loro impegno
antimafia e antiviolenza e dell’unità tra credenti e laici contro
ogni forma di intolleranza.
Il tema è
particolarmente complesso e contraddittorio ed investe diversi
aspetti di questa questione: il rapporto tra le organizzazioni
criminali, in particolare la mafia e la religione ma anche il
rapporto tra la mafia e la chiesa, il rapporto del mafioso con la
religione o la strumentalizzazione
che di essa fa l’organizzazione criminale.
Una prima
usanza che caratterizza il rapporto mafia-religione è quello della
cerimonia di affiliazione a cosa nostra (punciuta) con la goccia di
sangue che viene fatta cadere su di un’immagine sacra che poi viene
fatta bruciare con la frase di rito. Nella conferenza viene
specificato che si tratta di una religiosità solo apparente e che si
tratta in realtà di una strumentalizzazione della religione che
nasconde una realtà di violenza e di sopraffazione. Altri esempi li
troviamo in ecclesiastici che hanno intrapreso rapporti con mafiosi
come padre Agostino Coppola che celebrò il matrimonio tra Totò
Riina e Ninetta Bagarella, si ricorda l’episodio di fra Giacinto il
francescano che frequentava il boss Stefano Bontade e che fu ucciso
nel 1980 con accanto una pistola.
Difatti però
diverso è il rapporto tra la mafia e la chiesa che si è modificato
nel tempo, si è passato dal periodo del silenzio fino all’omelia
pronunciata nel 1982 dal cardinale Pappalardo durante i funerali del
prefetto della chiesa su Palermo espugnata come Sagunto per arrivare
all’uccisione del parroco Brancaccio decretata dai boss a causa del
suo impegno con i giovani del quartiere.
Il primo
relatore intervenuto nella conferenza è stato l’Imam di Palermo
Macaluso la quale ha risposto ad alcune domande che gli sono state
poste: particolarmente interessante è stata la risposta alla domanda
sulla “jihad”, l’Imam ha risposto dando una sostanziale
spiegazione di ciò che la jihad rappresenta e su come viene
interpretata dagli islamici, affermando che il jihad etimologicamente
è uno scorso interiore continuo nella ricerca di perfezionamento
alla luce delle guida dell’Islam quindi tutta una serie di
disposizioni che sono messo in atto con la coscienza e la sapienza
divina affinché l’essere umano possa agire su tutti gli ambiti
della propria esistenza e reintegrarsi in quella condizione
primordiale della creatura perfetta così come Adamo fu creato,
riepilogando la jihad come una questione interiore e nell’immaginario
collettivo si ha così abusato di questa parola da confonderla con
ciò che è l’esatto opposto dell’Islam. Per quanto riguarda la
presa di posizione c’è da dire innanzitutto che la questione
mediatica filtra fin troppo per questione di misconoscenza religiosa
fondamentalmente e quella che è la posizione dell’Islam inteso
come unità di elementi all’interno della comunità islamica che
non si riconoscono ovviamente nella jihad così come è conosciuto
nel mondo occidentale cioè di coloro che combattono mistificando i
principi non più testimoniando e parlando in
nome di Dio ma parlando e testimoniando al posto di Dio.
Di sicuro in
questo discorso sono stati fatti e si può aver compreso notevoli
accorgimenti su quello che rappresenta la figura dell’islam
riguardo alle organizzazioni criminali e terroristiche, ma la cosa
che personalmente colpisce di più è come queste organizzazioni
riescano a ricavare profitto e a strumentalizzare la morale religiosa
in questo caso musulmana, infatti ciò che viene specificato è che
la religione e le credenze islamiche non hanno niente a che vedere
con gli episodi di violenze e intolleranza che ci sono, e che le
organizzazioni criminali e terroristiche che rivendicano i loro atti
di odio in nome di Dio o della jihad, lo fanno appropriandosi e
forzando le convinzioni religiose sfruttandole per persuadere i
credenti e per giustificarsi.
Continuando
la conferenza il Pastore della chiesa Valdese Peter Ciaccio
interagisce rispondendo alle domande di alcuni alunni. Inizia a
parlare della mafia che viene descritta come crimine organizzato,
infatti la mafia è stata creata dall’uomo e come tutte le cose
create dall’essere umano hanno sia un inizio che una fine, facendo
capire che essa può essere distrutta. Le religioni dovrebbero stare
molto attente ad alzare la guardia rispetto a sé stesse, anche
perché come dice Peter Ciaccio siamo abituati sempre a vedere la
religiosità come se fosse sempre qualcosa di buono, quando invece
non sempre è così. Secondo me la colpa non è solo della
religiosità in generale, ma anche delle persone che giustificano
determinati comportamenti per paura di parlare, che è la cosa che
più mi dà fastidio poiché il silenzio è mafia, e se anche noi
persone non parliamo e non facciamo giustizia, in qualche modo
facciamo parte dell’organizzazione mafiosa. Tacere che in gergo
mafioso significa omertà, equivale ad una collaborazione indiretta
alle associazioni mafiose.
In seguito
l'arcivescovo di Palermo spiega il problema della consapevolezza di
un'organizzazione mafiosa e sul potere che esercitava sulla gente,
che doveva essere conosciuta e acquisita. Poi elogia un uomo molto
significativo per la città di Palermo ovvero Ruffini perché oltre
alla ricostruzione post bellica non dobbiamo dimenticare
l'opportunità che lui ha dato soprattutto alle fasce più povere ed
emarginate. Una frase molto importante che è come se la dedicasse
alle persone che hanno vissuto proprio nel picco della mafia è:
“alla fine tutti noi abbiamo dovuto aver coscienza di questa realtà
che era la mafia”. Poi spiega e argomenta sulla religione dicendo
appunto che molte volte le religioni sono state cause di violenze, e
ancora oggi continua ad esserlo in alcuni paesi, e per questo gli
piacerebbe ricordare una lettera enciclica importante di Papa
Francesco “fratelli tutti” dove con questa frase appunto riprende
il discorso delle religioni facendo capire che non devono esserci
assolutamente differenze o persecuzioni a livello religioso ma che
siamo tutti uguali. Per quanto riguarda la mafia è bene e importante
che si possa ostentare anche nei momenti della manifestazione della
religiosità popolare, come feste e processioni, perché a volte le
feste sono nelle mani di organizzazioni extra ecclesiali di comitati
o di altro, che chiaramente non hanno nessun tipo di interesse
spirituale ma solo per potere o interessi personali. Io di tutto
questo penso non sia corretto approfittarsene di feste fatte da
persone che credono nella propria religione per i loro interessi o
per potere, perché non sarebbe assolutamente corretto e inopportuno
pensare e fare soprattutto una cosa del genere. Di Ruffini invece
apprezzo molto quello che ha fatto perché sono questi gesti che nel
mondo fanno la differenza e fanno capire invece alle persone che
appunto fanno quelle cose che è sbagliato quello che fanno
(organizzazioni mafiose).
Per le
chiese contro la mafia esiste una percezione diffusa del silenzio o
di una convivenza e credo anche che non si riesca a far sentire un
lato religioso oggi. Si pensa giustamente che è difficile esser
perdonati ed anche difficile capire ed assimilare gli avvenimenti
mafiosi legati alla mafia. Il relatore parla di una situazione di
perdono tra uomini anche riflettendo sugli antenati della persona,
penso che se la persona non prosegui la strada dei propri antenati,
un effettivo perdono ci possa essere. Il relatore parla anche
dell’islam rispondendo ad una domanda fatta da un ragazzo di una
scuola, spiegando che le la maggior parte delle vittime da parte
dell’Isis siano persone di fede islamica. Abbiamo infine
l’intervento dell’arcivescovo Lorefice che dice che la chiesa
dall’80 ad oggi è cambiata rispetto alla mafia e fa nomi come
Mattarella o Borsellino che erano cristiani anche a livello
lavorativo.
Articolo realizzato da
Arianna Sarcina, Adelaide Anzelmo, Giulia Di Russo.
Il giorno 22
Gennaio 2021 dalle ore 9:00 alle ore 11:30, presso la sede del Centro
Studi Pio La Torre a Palermo, si è tenuta la conferenza del Progetto
Educativo Antimafia.
Il tema
trattato durante la conferenza è “Le religioni e il loro impegno
antimafia e antiviolenza: unità tra credenti e laici contro ogni
forma di odio e intolleranza”.
I relatori
che hanno contribuito alla formazione di noi giovani sono stati:
Ahmad Abd al Majid Macaluso, Peter Ciaccio e Corrado Lorefice.
E’ stato
affrontato il rapporto complesso e contradditorio tra la mafia e la
Chiesa e tra la mafia e la religione, in quanto il mafioso cerca di
condizionare il potere politico e la Chiesa.
Di fatti,
sacerdoti e religiosi negli anni hanno avuto rapporti con i mafiosi,
e vi sono molti esempi, tra cui ricordiamo: padre Agostino Coppola,
nipote di un boss mafioso che celebrò il matrimonio del boss Totò
Riina, Fra Giacinto, Luciano Liggio e Don Mario Frittitta, il quale
confessava un boss mafioso.
Durante la
conferenza è intervenuto l’Imam Macaluso, che rispondendo alle
varie domande di noi alunni, ci ha fatto riflettere sulla differenza
tra l’Islam e il jihad, evidenziandone la definizione, ovvero uno
sforzo interiore alla ricerca della perfezione, alla luce della guida
(il Corano).
Successivamente,
il moderatore Nuccio ha preso parola, ricordando la prima sanguinosa
strage del 30 Giugno del 1963 di Ciaculli, ossia un attentato da
parte della mafia che portò all’uccisione di sette esponenti delle
forze dell’ordine. In quell’occasione il pastore Pietro Valdo
Panascia fece affiggere un manifesto che recitava “E’ Dio che
ordina di non uccidere”.
Con questo
gesto la chiesa Valdese fu la prima chiesa cristiana a denunciare la
mafia, al punto di suscitare la reazione della segreteria di stato
Vaticana.
Continuando
a trattare questo tema, interloquisce Peter Ciaccio, il quale ha
avuto l’onore di guidare la Chiesa Valdese. Dalle sue parole si
evince che la mafia nasce da atteggiamenti umani, e si organizza su
qualcosa di già esistente, come citato da Giovanni Falcone.
Secondo il
nostro punto di vista, in base a quanto detto da Peter Ciaccio, le
religioni dovrebbero alzare la guardia rispetto a sé stesse, poiché
i mafiosi si legano alla religione per giustificare le loro azioni
violente. La chiesa non dovrebbe tirarsi indietro, ma anzi mettere in
discussione il loro comportamento, giacché i mafiosi sono ingannati
nel pensare di essere benedetti.
Vogliamo
mettere in risalto, che a volte la mafia stringe rapporti con la
chiesa, non per interessi religiosi, ma per strumentalizzarla a scopi
criminali; i mafiosi non possono essere considerati religiosi, e a
maggior ragione cristiani, perché sono in continua ricerca del
potere.
La loro
posizione è del tutto antievangelica, ovvero il Vangelo richiede un
cambiamento di vita, il che significa che non ci saranno poteri
paralleli che limitano la libertà e la dignità delle persone.
Questo
progetto è un percorso di formazione, che ha lo scopo
responsabilizzarci al fine di unirci nella battaglia contro la mafia.
Noi giovani
abbiamo un compito, cioè quello di raggrupparci e collaborare tra di
noi per contrastare queste organizzazioni criminali.
Ciò si
apprende dalla citazione di Peter Ciaccio: “La forza della mafia è
l’organizzazione e la debolezza del bene è la divisione”.
Infatti,
Emanuele Macaluso ha lottato per il bene contro le ingiustizie locali
del nostro Paese e contro la mafia in Sicilia.
Questo
rappresenta un modello da seguire per tutti noi, cercando di cambiare
la nostra posizione nei riguardi della mafia, superando il timore e
con la consapevolezza che l’unione ci rende più forti, ma
soprattutto liberi.
I
lavori della 4 C, professoressa Corpolongo
LA
MAFIA E LA RELIGIONE - GUERRA O ALLEANZA?
Introduzione
La
mafia e la religione sono due corporazioni completamente differenti
ma che nel corso della storia hanno avuto moltissime affinità.
Come
stato detto nella conferenza però, nel tempo, si sono susseguiti
molti avvenimenti in cui la mafia e la religione sono apparse coese,
come se una fosse complementare all’altra.
Ad
esempio, circolò una foto negli anni sessanta di un boss mafioso che
stava guidando una processione religiosa con un sigaro in mano,
oppure, di grande impatto fu la presenza di autorità religiose al
matrimonio di Totò Riina, uno dei più grandi mafiosi della storia.
La
storia
Fin
dall’antichità, si è evoluto il pensiero secondo il quale gli
uomini possano giustificare i loro comportamenti mafiosi mediante
l’ausilio dell’approvazione divina. Questa caratteristica si può
evincere da opere illustri come l’Iliade, nel quale le divinità
appoggiano solamente una delle due fazioni della guerra oppure da
fenomeni storici come le crociate in Terrasanta, guidate dal “volere
di Dio”, o ancor più recentemente il “Dio con noi” dei
nazisti.
Nuova
relazione ed evoluzione spirituale
La
domanda sorge spontanea: come può un Dio buono e misericordioso,
assiduamente venerato dalle popolazioni, condurre queste ultime a
compiere atti così crudeli?
È
proprio nella risposta a questa domanda che deve essere introdotta
una nuova tipologia di relazione tra Dio e l’uomo e un’evoluzione
spirituale di quest’ultimo: come stato detto, queste circostanze
catastrofiche si manifestano dove l’uomo credente manca di una
comunicazione con lo spirito ed esalta la propria figura rispetto a
quella divina. Esso giunge addirittura ad attribuirsi un ruolo che
non gli spetta, o meglio, che non gli dona il potere di decidere per
gli altri, cioè il ruolo di interpretare come meglio crede le
rivelazioni divine e volerle applicare a tutti i costi.
Esempio
di questo fenomeno di intolleranza sono gli estremisti islamici, che
attraverso una propria interpretazione del Corano, rivendicano il
loro passato come stato sottomesso a domini esteri e cercano di
imporre le loro credenze nel mondo, addirittura perdendo la vita.
Obiettivo
della religione- l’uomo verso nuovi principi
Va
ricordato però che la religione in sé, non incita le persone a
compiere atti di violenza, ma sono gli uomini ad estrapolare questa
concezione negativa e non realistica dalla religione.
Infatti,
l’obiettivo fondamentale di una qualsiasi religione è quello di
guidare l’uomo in un percorso spirituale che culmina con
l’acquisizione della conoscenza divina, attraverso la quale l’uomo
può reintegrarsi nella comunità proprio come fece Adamo,
considerato l’utopia della specie umana agli occhi di Dio.
Lo
scopo finale della religione è quindi quello di sviluppare una
società basata su tre principi: equità, onestà e trasparenza.
Questi
tre principi sono inoltre le fondamenta della costituzione e dello
stato, quindi anche se si ha una concezione atea della quotidianità
o solamente una visione laica della vita, all’uomo viene comunque
richiesto il rispetto della libertà altrui e deve dunque percorrere
la propria strada rispettando le leggi.
Riflessione
Per
concludere non bisogna associare la nascita della mafia o della
crudeltà umana, ai pensieri o agli insegnamenti morali delle
religioni, perché invece nascono esclusivamente da atteggiamenti
umani e così come vengono create, non si deve perdere la speranza di
una liberazione da queste ultime.
Tutto
quello che viene creato dall’uomo è temporaneo, di conseguenza
destinato a finire e quindi, ognuno di noi può fare qualcosa per
dire NO alle corporazioni di stampo mafioso, all’illegalità, alla
disuguaglianza, che sembrano fenomeni così lontani, ma che in realtà
abbracciano costantemente la nostra realtà quotidiana e ai quali
bisogna porre molta attenzione.
Concludo
citando una frase di uno dei maggiori esponenti tra gli uomini più
illustri che hanno speso la propria vita per combattere contro
l’illegalità e la mafia e che riassume il concetto sopraenunciato:
“La
mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un
principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.”
Giovanni
Falcone
Leone
Federico 4°C lsa.
Il
rapporto che esiste tra mafia e chiesa dura da tantissimi anni ed è
considerato complicato e molto spesso ambiguo dato che spesso viene
utilizzato come copertura per azioni e o traffici illegali poichè
nessuno sospetterebbe mai di uomini di religione; purtroppo anche tra
di loro esistono persone con poca se non senza moralità che per
denaro sono disposti a tutto. Però ci sono persone come Pietro Valdo
Panascia che fece scalpore per il suo manifesto contro le stragi
mafiose che affisse lungo tutta la città, inoltre la sua chiesa fu
la prima chiesa cristiana di Palermo a profetizzare contro la mafia.
Francesca Abbate
La religione è presente
nelle vicende dei mafiosi. Gran parte delle regole che disciplinano
l’organizzazione sono accompagnate dai riti religiosi e dalla
sacralità in quanto la religione è parte della tradizione popolare
e crea il consenso di cui l’organizzazione mafiosa ha bisogno.
Spesso anche gli eventi sacri, le cerimonie religiose sono gestite
dalle organizzazioni mafiose che hanno il controllo del territorio. I
malavitosi strumentalizzano l’uso di questa simbologia per
aumentare il loro prestigio sociale e per far notare agli altri
cittadini che non sono estranei alla società, anzi, anch’essi
fanno parte di quel contesto. Il mafioso non riceve potere da
nessuno: lo conquista grazie alla sua forza e alla sua capacità di
usare violenza per conservarlo e accrescerlo. Il mafioso si crede il
rappresentante di Dio in terra, detentore di un potere che trascende
ogni legge, che lo autorizza ad ogni delitto.
Il prete, invece,
riceve il potere religioso da Dio e quindi deve rendere conto solo a
lui. È lui il vero rappresentante di Dio in terra ed ha in mano gli
strumenti per congiungere l’uomo con la divinità.
Durante
la conferenza del progetto antimafia di Pio La Torre si è parlato
del rapporto fra la mafia e la religione. La mafia da sempre si
è appropriata di simboli e rituali legati alla religione. Infatti la
maggior parte dei mafiosi si affidano molto alla fede, perché
credono che attraverso la fede possano liberarsi dei loro peccati
commessi durante il corso della loro vita, e che qualsiasi peccato
possa essere perdonato da Dio.
Molti
preti e papi hanno cercato di prendere delle posizioni contro la
mafia, ma non ottenendo buoni risultati perché spesso venivano
uccisi. Invece alcuni papi pensavano di poter cambiare la situazione
mafiosa,
mettendo
a rischio la loro vita, solo se la mafia sarà messa in crisi da
tutta la chiesa, e non solo da pochi sacerdoti coraggiosi, e da tutto
il potere politico verrà definitivamente sconfitta.
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