Catania e il cinema muto nel nuovo libro di Franco La Magna

Cultura | 4 luglio 2016
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L’arrivo del cinema a Catania nel lontano novembre del 1896, ad opera di Giuseppe Lentini (e fratelli), macchinista del teatro “Mandanici” e intraprendente imprenditore messinese di Barcellona Pozzo di Gotto, che al n. 139 della centralissima via Etnea e nella Gran Sala del Palazzo Comunale (usando quindi due proiettori) sbalordisce il pubblico del capoluogo etneo ed incanta Nino Martoglio, che dalle colonne del suo settimanale umoristico-politico “il D’Artagnan” ne tampina estasiato le prime tremolanti proiezioni. L’inizio dell’esercizio stabile stabili (sale, arene, architetti e imprenditori) e l’avvio d’un’ancora primitiva stampa “specializzata”; i film “letterari” d’ambiente catanese e la collaborazione dei “sacred meridian names” con il cinema; il tentativo dell’acese Gioacchino Vitale De Stefano di fondare nel 1908 una “fabbrica di negativi cinematografici”. Quindi il sogno infranto di Alfredo Alonzo, “re dello zolfo”, che crea a Cibali (un quartiere della città) la più importante casa di produzione cinematografica isolana, l’Etna Film, clamorosamente fallita (per una concomitanza di cause doviziosamente esaminate da La Magna) in meno di tre anni, che con altre piccole “Katana Film”, “Sicula Film” e “Jonio Film”, dà vita a quell’esaltante, irripetuta, stagione nota come la “Hollywood sul Simeto” Attori, film, registi, tecnici, maestranze, contenziosi, location…C’è davvero di tutto in quest’appassionato e accattivante lavoro di Franco La Magna, storico del cinema e critico cinematografico catanese, dal titolo misterioso (chiarito da un inquivocabile sottotitolo) “La sfinge dello Jonio. Catania nel cinema muto (1896-1930)”, Algra Edizioni di Viagrande (Catania) pp. 356, € 25,00 corredato da un prezioso e raro apparato iconografico, che svela con dovizia d’informazioni tutti i “misteri” dell’avventurosa storia del cinema muto a Catania, seguendone i protagonisti anche al di fuori dei confini isolani, per fornire al lettore per la prima volta – come scrive nella prefazione Aldo Bernardini (il maggiore studioso del cinema muto italiano) – un quadro “ nuovo e ricco di scoperte illuminanti…frutto della riceca su fonti d’epoca finora poco esplorate”, seguendo una metodologia “che a differenza di contributi similari…presenta caratteristiche di originalità non usuali”. “Spigolature, suggestioni, ricordi, che promanano dalla lettura di questo libro di Franco La Magna, certosinamente proteso, con apprezzabilissima consapevolezza, alla ricostruzione documentaria e insieme narrativa, di un tempo che fu, quello del cinema muto nella seconda città siciliana, che resta un glorioso e nostalgico ‘mondo di ieri’…La ricerca condotta da La Magna, attraverso anni di paziente scavo documentario – scrive in una nota introduttiva Fernando Gioviale – nasce da un’antica passione, insieme, per l’arte del cinema e per la propria città senza di che intraprese simili non potrebbero neppure avviarsi…” E tanto più la ricerca appare, dunque, preziosa “perché si lavora sull’assenza radicale dell’oggetto di studio, i film in questione, che fa del ricercatore un archeologo senza reperti, un filologo senza testi, uno storico senza contesti” (Gioviale). Tutti i film trattati, infatti (a meno di qualche spezzone e solo qualche miracoloso ritrovamento) sono andati perduti e l’unica fonte di riferimento resta il cartaceo, sul quale appunto la certosina ricerca di La Magna in massima parte si fonda, riportando alla luce avvenimenti, personaggi, film del tutto cancellati dalla memoria collettiva.
 di Gianni de Bono

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