Casteldaccia ricorda Andrea Raia, sindacalista ucciso dalla mafia
Società | 4 agosto 2022
Venerdì 5 agosto alle 10,30 al cimitero di Casteldaccia si tenuta la commemorazione di Andrea Raia ucciso dalla mafia settantotto anni fa (1944) per il suo impegno a favore dei contadini. L’iniziativa è stata promossa dall’Anpi, dalla Camera del Lavoro di Palermo, dal Centro studi Pio La Torre e dai familiari della vittima.
Settantotto anni fa, nella notte tra il 5 e 6 agosto 1944 veniva ucciso dalla mafia di Casteldaccia, davanti casa sua e i familiari, Andrea Raia comunista, segretario della locale Camera del lavoro, componente della Commissione comunale per l’ammasso obbligatorio del grano deciso dal primo Governo di unità nazionale antifascista per far fronte al fabbisogno alimentare dell’ Italia liberata da Roma in giù dalle truppe alleate. Fu il primo dei quarantasette delitti politico-mafiosi del dopoguerra legati all’eroica lotta delle masse contadine, guidate soprattutto dai partiti della sinistra, alla conquista della legge di Riforma agraria che cancellò il secolare potere feudale dei latifondisti. In quegli anni del dopoguerra il 52%dei siciliani erano addetti al settore agricolo e forestale nel quale appena 282 proprietari possedevano il 10,6% della superficie agraria e forestale, mentre 257.000 lavoratori agricoli (i braccianti) non avevano un metro quadrato di terra e altri 250.000 erano contadini poveri. In questo contesto inizia la costruzione delle organizzazioni politiche e sindacali, senza tante distinzioni di sedi e funzioni, del mondo del lavoro ad opera dei socialisti, comunisti, democristiani che diressero tutti insieme la CGIL fino al 1948 quando i democristiani ne uscirono per fondare la CISL e poi i repubblicani per creare la UIL. Nel 1944 Andrea Raia guidò la lotta affinché i grandi proprietari non evadessero l’obbligo di conferire ai “Granai del popolo”la loro quota di prodotto scaricandolo tutto, con la complicità dei mafiosi, dei separatisti, dei carabinieri, sui contadini piccoli e medi. Ai funerali di Raia, secondo quanto scrivono nel loro rapporto i carabinieri, partecipò tutto il paese smentendo quanto dicevano i mafiosi che era un poco di buono. Comunque alla lunga riuscirono a intimidire la maggioranza dei cittadini, perché impuniti nonostante le accuse e la testimonianza della mamma di Andrea sui presunti mandanti ed esecutori dell’assassinio. Infatti, la prima manifestazione pubblica per ricordare il sacrificio di Raia si terrà in una piazza stracolma di gente nel 1963 quando, dopo le elezioni politiche, forti di un buon risultato elettorale, un gruppetto di vecchi compagni e di giovani aprì la sezione del PCI intitolandola ad Andrea Raia. Erano ancora vivi i presunti mandanti ed esecutori del suo assassinio ed erano noti a tutti, noi li sfidammo apertamente. Dopo di allora la ricorrenza dell’assassinio sarà occasione di tante mobilitazioni antimafia, dalla seconda guerra di mafia degli anni ottanta alla marcia del “triangolo della morte”Bagheria-Casteldaccia e fino ai nostri giorni per rinnovare l’impegno antimafia dei casteldaccesi onesti e per rimuovere l’indifferenza di tanti, il compiacimento dei pochi, la presunta neutralità di parte della classe dirigente. Oggi la mafia di allora, così come quella di quarant’anni fa della seconda guerra di mafia, non c’è più, comunque sconfitta e indebolita grazie alla legge Rognoni-La Torre e alla confisca dei loro beni proventi di reato, alla diffusione nazionale e internazionale del movimento antimafia non retorico e all’impegno dei corpi dello Stato. Ciò nonostante il silenzio, l’indifferenza o la complicità di parte della politica e della classe dirigente locale e nazionale che alimenta la sfiducia verso le istituzioni democratiche di gran parte dei cittadini alle prese con la crisi economica, sociale, sanitaria, ambientale aggravata dalla pandemia, dall’inflazione, dalla guerra della Russia contro l’Ucraina. Fenomeni che alimentano la crisi dei sistemi democratici, della globalizzazione e le nuove tendenze autoritarie che interessano da vicino anche gli italiani che andranno a votare il 25 settembre che dovranno scegliere tra chi adora Orbàn, Putin, VOX e coloro che pensano, come me, che la nostra Costituzione non è solo bella, ma va applicata pienamente ricostruendo solidarietà e giustizia sociale e rimuovendo tutti gli ostacoli per rendere fruibili i diritti umani per tutti. In questo quadro appare assurdo che dal dibattito politico attuale, nonostante gli allarmi, siano scomparse anche le nuove mafie e i pericoli che rappresentano per lo sviluppo e la democrazia. Lotta alla corruzione e alle compiacenze e complicità verso i sistemi politico-mafiosi richiedono scelte con priorità politiche, le aggregazioni elettorali di centrosinistra e di centrodestra si pronuncino sulle loro scelte senza demagogia con estrema chiarezza e concretezza. Gli anniversari , devono servire per istruire le nuove generazioni e ricordare a quelle adulte quanto sono costate le attuali libertà, compreso il sacrificio di un giovane uomo del 1944 ucciso dalla mafia brutale di un piccolo centro di provincia prima del sorgere della democrazia repubblicana nella quale Andrea aveva riposto le sue speranze. Ovunque ci sono corruzione, spaccio di droga, illegalità e malaffare politico risalendo troveremo sempre un metodo mafioso che sopravvive con qualche protezione politica. Fare come Andrea significa andare casa per casa per convincere che comunità e solidarietà richiedono partecipazione fisica e culturale e non accettare che i tuoi diritti al lavoro alla scuola ai servizi sociali alla salute alla conoscenza all’ambiente, qualcuno li consideri una sua concessione di favore. I diritti umani sono per tutti proprietà individuale e collettiva e antimafia significa battersi per cambiare la società cancellando ogni ingiustizia sociale e disuguaglianza.
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