Canzone d’amore per Giovanni Falcone e Francesca Morvillo

Cultura | 21 maggio 2022
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“E prima il botto. Sì il botto. Arriva dal catrame, si alza in cielo, cade di nuovo giù. La terra trema. Si spacca il giorno. Un fischio. Le orecchie. Non sento. L’orizzonte si impenna. Mi sposto. Non so da quale parte. Le ginestre. Mi colpiscono….”
È una storia d’amore accorata che si muove tra i disegni a matita dalle lievi tinte pastello e in un soffio riporta agli ultimi istanti di vita di Francesca Morvillo e Giovanni Falcone.
Il monologo dello scrittore Giacomo Pilati è tornato in libreria in una versione illustrata sotto il titolo “Nonostante tutto - Canzone d’amore per Giovanni Falcone e Francesca Morvillo”. Lo aveva interpretato fino alle lacrime in un video pubblicato da Repubblica Tv l’attrice palermitana Lorena Cacciatore e adesso l’editore Crispino di Girolamo, con Buk Buk, ha voluto riproporlo nella nuova ed elegante veste grafica con i disegni dell’illustratrice Sara Benicino.
Con la forza della semplicità e un linguaggio volutamente poetico e sincopato, nel quale la punteggiatura ha una funzione essenziale, la narrazione di Pilati, che in altri suoi scritti ci ha abituato a queste emozioni, (“Dell’inutile amore – la passione di Maria” (sempre per l’editore Di Girolamo) immagina di ripercorrere gli ultimi istanti della donna, magistrato e moglie di Giovanni Falcone che a lui si rivolge con la dolcezza di una amata. C’è spazio solo per i sentimenti più veri nell’orazione civile che viene riproposta come “una preghiera laica” dice Pilati, con l’intensità di una vita che fugge e mentre fugge lascia solo pochi pensieri, i più intensi, quelli che si ricorderanno per sempre. Nel monologo è perfetta l’integrazione tra lo scandire delle parole che in alcuni tratti assurgono a vere espressioni poetiche e i disegni che seguono lo scritto, lo incrociano ed entrano dentro le pagine: tutto si immagina dal poco che si vede, la Croma con Falcone alla guida e la moglie nel sedile del passeggero - e dietro Giuseppe, uno degli uomini di scorta del magistrato - un tratto di guard rail dell’autostrada A29 con filari di ginestre a fare da cornice e che nei pensieri di Francesca spesso si ripropongono. Ci sono alcuni passaggi della vita del magistrato raccontati dalla moglie che – letti così, in questa forma – fanno tremare di più: “La delusione degli amici, il tradimento dei falsi amici, l’ansia per il suo lavoro a Roma, la mafia che lui ha capito fino al midollo e per questo lo teme”. Epurato da ogni linguaggio di tipo giornalistico o giuridico, quello a cui le cronache ci hanno abituato in questi trenta anni, l’essenza che resta riporta la strage che sta per essere commessa in tono drammaticamente commovente.
Il lavoro di Pilati è stato preceduto da una ricerca e approfondimento frutto di interviste e testimonianze di amici della coppia e ogni espressione pronunciata idealmente da Francesca è fedele alla vita della coppia, ma è una vita senza vita, di incontri fugaci e di lunghe solitudini – lui a Roma, lei a Palermo - nella quale un bicchiere di vino o una pasta con il tonno, magari a Favignana, sono gli eventi eccezionali.
Restano gli attimi, gli ultimi attimi immaginati: l’auto scura che supera “e io sono rimasta a guardare”, quando “lui si è accorto che nel mazzo di chiavi della macchina c’erano pure quella di casa e per sganciarle ha rallentato improvvisamente”, “quando lui cerca in tutti i modi di farmi capire che non ha paura di morire. Ma io so che non è vero”; e nella pagina accanto c’è un ritratto a tutta pagina del magistrato con gli occhi distratti e profondi a ricordarcelo.
Infine la scelta del formato extra large del libro illustrato che potrebbe sembrare un prodotto per un pubblico giovane invece è solo un pretesto, come dice Pilati “per restituire l’ingenuità dei sentimenti” ma direi più la loro spontaneità uguale per tutti, universale, quando si parla di amore.
 di Mariza D'Anna

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