Canto nella solitudine di un’intera generazione
Di poesia possono scrivere i poeti e gli Dei. Chi non appartiene a queste due categorie ineffabili, può solo tentare di descrivere emozioni. Come quelle che suscita un piccolo livre de chevet. Un libro che è il canto nella solitudine di un’intera generazione. “Trenta” è il libro di poesie pubblicato da Nulla Die editore. L’autore è Federico Filetti, un giovane ricercatore universitario dottorando in sociologia presso l’Istituto di Studi politici di Parigi.
Un libro essenziale, financo nella sua vestizione: una copertina di un biancore degno di un oratorio del Serpotta sulla quale campeggia una lettera rovesciata, un Ensō zen non ancora concluso. In una rarefatta simbologia alchemica, trenta sono le poesie, come gli anni dell’autore. Tre le sezioni. Sessanta pagine spazzate dai venti: Maestrale, vento freddo che si insinua, senza soste, dalle falesie di Etretat e Scirocco, vento caldo che spira del Sahara e irretisce la Sicilia.
Questo libro è dedicato alla generazione dei tanti giovani che hanno dovuto abbandonare la loro terra. Sono i pronipoti di quelli che si imbarcavano sui piroscafi e i figli di una borghesia che, una volta, era classe dirigente. Ragazzi e ragazze pluridecorati, ornati di lauree prestigiose e master costosi. Come ammonisce l’autore: “Cercano di saziare il loro ego”. Espugnano capitali europee, polverosi atenei, luccicanti istituti bancari, inebrianti studi legali, ineffabili atelier di couturier, redazioni luccicanti.
Ma il libro è dedicato, soprattutto, ai “Vinti” verghiani, gli ultimi, gli sconfitti, i disertori, i renitenti, gli indesiderati, i falliti di successo, quelli di ogni dove. Le lettere che compongono queste poesie sono intinte in un calamaio di solitudine metropolitana. Un sentimento che può comprendere solo chi è stato smarrito. La solitudine che si percepisce all’ora di pranzo di una domenica mattina a Parigi. Quando i solitari, osservano la marea umana che guadagna le abitazioni di famiglia brandendo paquet de pâtisserie. I sentimenti della malinconia in Francia hanno un suono avvolgente: dépaysement, déraciné. Sono i sentimenti che percepisci sbirciando i cieli grigi di Francia, la pioggia sui tetti grigi di ardesia e agogni la grande Isola della manzia ubiquitaria. Pagine che narrano di un amore tanto grande quanto immotivato amore la Sicilia. Come si legge nella terza parte finale, quella dedicata a Leonardo Sciascia.
Questo libro, dunque, è un sofferto racconto di un sogno fatto in Sicilia. Non si possono formulare giudizi sui libri di poesia. Possono farlo solo i poeti e gli Dei. Forse, l’autore non è un poeta e non ha alcuna pretesa di esserlo. Ma questa raccolta che è “Une histoire de mélancolie, de doucer, de tendresse. L’histoire d’une generation”, racconta di un autore che vive dentro un mondo di poesia.
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