Canicattì, un cavillo blocca il riuso dei beni confiscati al boss

Economia | 27 gennaio 2019
Condividi su WhatsApp Twitter

Beni confiscati e vendita di beni comunali sono i due argomenti su cui l’amministrazione di Canicattì sembra essersi imposta un silenzio ed una riservatezza invalicabili. Nonostante le richieste arrivate da più parti al sindaco Ettore Di Ventura e al segretario comunale Domenico Tuttolomondo che sotto il profilo politico e burocratico sono i responsabili della Trasparenza, Legalità ed Anticorruzione.

Il caso più clamoroso riguarda un bene confiscato ai mafiosi costituito da un uliveto di diversi ettari con un’imponente casa nobiliare in tufo arenario al centro della proprietà che da oltre quattro anni è passato nelle mani dell’amministrazione comunale di Canicattì ma è ancora nell’attesa di assegnazione e quindi di un utilizzo sociale. Ad oggi su questa vicenda sembra essere calato un silenzio tombale nonostante sin dalla prima ora la cooperativa “Lavoro e non solo”, costituita a Canicattì e poi emigrata a Corleone, abbia manifestato sia al sindaco Corbo che al suo successore Di Ventura la disponibilità a gestire il complesso agricolo anche a titolo provvisorio e momentaneo. Nell’attesa di un bando ad evidenza pubblica per la gestione per 99 anni come vuole la normativa vigente. Il silenzio non è solo della burocrazia e dell’esecutivo ma anche in consiglio comunale. Troppi silenzi che non sono sfuggiti al centro studi “Pio La Torre” di Palermo che con il comune di Canicattì nel settembre 2017 ha sottoscritto un protocollo di legalità e trasparenza che ad oggi ha prodotto convegni e inizitaive promosse prevalentemente dal centro guidato da Vito Lo Monaco ed accolte con entusiasmo dall’amministrazione.

Il presidente del Centro studi Pio La Torre ora ha inviato al sindaco Ettore Di Ventura una lettera in cui chiede dettagliate informazioni sui motivi che hanno ostacolato il riutilizzo a fini sociali del bene confiscato alla mafia. «Ho letto qualche tempo fa, nella cronaca di Agrigento, che il fondo di Cucca Vecchia, confiscato al mafioso Di Caro, non è stato ancora assegnato – scrive Lo Monaco -. So che è già in corso una richiesta di modifica della destinazione dalla sua amministrazione all'Agenzia dei beni confiscati». La missiva in buona sostanza per chiedere lo «stato dell' arte» sull' iter per «il riuso sociale del bene confiscato» in forza del protocollo di legalità sottoscritto con l'amministrazione.

Il sindaco Di Ventura spiega che i ritardi sono causati da «un contenzioso con il vecchio proprietario per una servitù di passaggio e per un' errata indicazione delle particelle oggetto del provvedimento di sequestro prima e confisca dopo – dice -. In ogni caso l' iter proseguirà secondo i tempi e le modalità previste dalla legge». Vedremo cosa accadrà. In ogni caso nella lettera è specificato che "il Centro Studi Pio La Torre sarà lieto di ospitare, senza alcun onere per il Comune, il bando sul proprio sito per diffonderne la conoscenza e sollecitare la partecipazione al bando dei soggetti sociali aventi diritto».

Un'altra vicenda segnalata di mancata trasparenza riguarda la vendita di una serie di beni comunali. Pubblicato il bando e scaduti i termini non è dato sapere, ormai da tempo, cosa sia successo. In un intervento flash in consiglio comunale l’amministrazione Di Ventura, per bocca dei suoi funzionari e dirigenti, ha confermato la vendita di alcuni di questi beni senza aggiungere particolari né sul prezzo di aggiudicazione né sull’identità degli acquirenti. Una richiesta di “accesso civico” è stata disattesa sinanco nella parte in cui si chiedeva di conoscere quali atti amministrativi successivi alla presentazione delle domande fossero stati adottati e pubblicati. Il silenzio più totale. Per il sindaco Ettore Di Ventura ed il segretario comunale “tutto si è svolto come prevede la legge e l’accesso civico non può intralciare il normale funzionamento degli uffici già a corto di personale e soprattutto essere strumentalmente negativo”.

I due amministratori dimenticano che la trasparenza degli atti è un dovere e la mancata trasmissione delle informazioni che riguardano la gestione di beni pubblci una violazione di legge che può avere rilievi amministrativi e anche penali. Non vorremmo che il protocollo di Legalità e Trasparenza sottoscritto tra comune di Canicattì e Centro Studi Pio La Torre ma anche i punti qualificanti della Trasparenza e Legalità contenuti nel programma elettorale di Ettore Di Ventura siano diventati carta straccia. 

 di Enzo Gallo

Ultimi articoli

« Articoli precedenti