Canicattì, prima vendemmia nelle terre confiscate ai mafiosi
Economia | 25 settembre 2015
Ha avuto inizio la prima vendemmia di Uva da Tavola di Canicattì fatta dagli operai della cooperativa sociale “Lavoro e non solo” nei vigneti di contrada Vecchia Dama confiscati alle famiglie mafiose della zona. Uomini e mezzi della cooperativa sono giunti a Canicattì già la scorsa settimana direttamente da Corleone, nel palermitano, dove ha la sede sociale ed operativa. Una ventina di operai equamente divisi tra soci e ragazzi richiedenti asilo provenienti dal nord Africa ma ci sono anche alcuni asiatici. I richiedenti asilo sono ospiti di una comunità di Mazzarino in provincia di Caltanissetta e per un periodo di 18 mesi saranno impegnati in un progetto di formazione ed anche occupazione. Al termine o troveranno lavoro in Italia o potranno andare anche all’estero. Difficile pensare ad un ritorno nei territori da cui sono fuggiti per salvarsi la vita. L’allegra e multicolore brigata è come ormai da decenni guidata da Calogero Parisi, presidente della cooperativa sociale nata a Canicattì ed emigrata a Corleone dove ha trovato terreno più fertile per la sede e per le proprie strutture produttive. Senza particolare clamore o propaganda mediatica sono arrivati nei vigneti di contrada Vecchia Dama sequestrati alla famiglia Gioia nell’attesa di ottenere la consegna definitiva dei beni, anticipata lo scorso 11 marzo per evitare che l’impianto andasse del tutto in rovina. “Abiamo fatto la vendemmia per la prima volta –dice Parisi- e l’uva raccolta è stata incassettata in confezioni da sei chilogrammi per raggiungere la Toscana e gli altri presidi siciliani delle associazioni partner del progetto”. Quest’anno infatti a Canicattì ed in questi vigneti non sono arrivati gli studenti ed i pensionati del nord ma questi giovani di Gambia, Senegal, Mali, Guinea e Khashmir che partecipano al progetto di integrazione e formazione “D.R.A.G.O.”. “Si tratta di un progetto che impegna con noi 11 giovani –dice sempre il presidente della cooperativa- che per 18 mesi invece di stare posteggiati nei centri e con costi esagerati senza fare nulla apprenderanno teorie e pratiche agronomiche oltre ad essere pagati per il lavoro che svolgeranno”. Un modo per fare solidarietà che non sia solo uno spreco di risorse. I ragazzi visti in contrada Vecchia Dama sembravano integrati con il gruppo siciliano anche grazie ad un mediatore linguistico e visto che già hanno trascorso con loro 5 mesi. “Questa vendemmia e l’esportazione in Toscana dell’Uva di Canicattì –conclude Parisi- ci consente anche di rafforzare il marchio della Sicilia e delle sue produzioni più tipiche di ortofrutta e prodotti lavorati come il vino”. A questo proposito avviata la vendemmia dell’Uva da tavola di Canicattì si passerà tra questa settimana e la prossima a quella delle uve bianche Grillo che dai vigneti di contrada Graziano Di Giovanna, confiscati alla famiglia Guarneri, saranno lavorate e produrranno il famoso vino della linea “Cento passi” che si è fatto apprezzare anche per le qualità organolettiche e non solo per il significato simbolico che “antimafia e Legalità producono sudore mani sporche e soprattutto ricchezza anche in terra di Sicilia”. A Canicattì si sta lavorando anche, grazie alle associazioni “TECNOPOLIS” ed “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino” per creare la “Casa museo Rosario Livatino” ed un centro studi sul fenomeno mafioso, sull’antimafia, la Legalità e Giustizia che porti il nome del primo magistrato che potrebbe essere elevato agli onori degli altari. Per Livatino infatti l’attuale Cardinale Francesco Montenegro avviò il 21 settembre 1990 l’introduzione della causa diocesana di Canonizzazione ormai, è questione di mesi, alle fasi conclusive.
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